I Am Not Okay With This, Recensione: Un racconto più teen che soprannaturale su fiducia e accettazione di sé

27 febbraio 2020
3,5 di 5
48

Adolescenti, superpoteri, atmosfere rétro. La nuova serie Netflix mescola elementi di successo per dar vita a una storia di formazione con grandi potenzialità. La nostra recensione.

I Am Not Okay With This, Recensione: Un racconto più teen che soprannaturale su fiducia e accettazione di sé

"Qual è il tuo peggior difetto?", si domandano i protagonisti di I Am Not Okay With This. La nuova serie teen soprannaturale di Netflix, diretta dal regista di The End of the F***ing World e prodotta dallo stesso team di produzione di Stranger Things, sembra essere stata costruita a tavolino con un algoritmo che incrocia molti degli elementi di successo delle serie hit di Netflix: dalle pene adolescenziali, ai superpoteri, a quello stile vintage-freak di cui si rivestono le serie teen più recenti. Ma, come capirete da questa recensione, il dramedy tratto dal fumetto di Charles Forsman è prima di ogni cosa un racconto di formazione e accettazione di sé.

Recensione I Am Not Okay With This

Una storia già vista ma incredibilmente reale

La protagonista è Sidney (una più che convincente Sophia Lillis), un'adolescente schiva alle prese con i soliti problemi della sua età: la scuola, il rapporto con la madre, le amicizie e i primi istinti sessuali. Dopo la morte del padre, la ragazza inizia a fare i conti con misteriosi poteri di telecinesi che si manifestano come reazione a forti emozioni e che non riesce a controllare. Nella serie non mancano alcuni cliché da cui ogni storia adolescenziale non può prescindere: c'è Stanley (Wyatt Oleff), l'adorabile amico e vicino di casa sopra le righe, Dina (Sofia Bryant), la migliore amica (di cui però la protagonista è segretamente innamorata), il bullo spaccone della scuola, il ballo e un episodio che omaggia The Breakfast Club. Superpoteri a parte, a rendere I Am Not Okay With This una serie che si distingue dalle altre del suo genere è l'estremo realismo. I drammi adolescenziali vengono raccontati con ironia e leggerezza (il peggior difetto di Sidney, per la cronaca, sono i brufoli sulle cosce) e, per buona parte del tempo, le incredibili capacità paranormali della protagonista sembrano quasi una cornice trascurabile.

La serie parte bene e finisce meglio

I sette episodi della prima stagione scorrono veloci nonostante la debole caratterizzazione di alcuni personaggi (in primis Dina, poi anche la madre di Sydney Maggie interpretata da Kathleen Rose Perkins). Notevole è la ricercatissima colonna sonora che non a caso porta la firma di Graham Coxon che ha curato anche le musiche in The End of the F***ing World. Con quest'ultima, I Am Not Okay With This condivide soprattutto l'atmosfera e i colori caldi della fotografia che ci trasportano in un tempo indefinito in cui si può riconoscere anche chi adolescente non lo è più già da un bel pezzo. I poteri di Sidney, che inizialmente sembrano più una metafora delle novità oscure e imprescrutabili che porta con sé la pubertà, acquistano davvero rilevanza solo nell'ultimo episodio, senza dubbio il migliore della stagione. Le battute finali sembrano perciò un ponte verso una seconda stagione più intensa e consapevole che, se fosse confermata, dovrebbe sicuramente calcare la mano su ciò che in questa serie funziona di più: il racconto coming-of-age del disagio adolescenziale che diventa rabbia, ribellione e depressione. E che è un viaggio alla scoperta della propria identità.



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  • Appassionata di Serie TV e telespettatrice critica e curiosa
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