Curon, Recensione della nuova serie italiana di Netflix: Quando un luogo è ambiguo e imperscrutabile come un'anima
Il drama soprannaturale, ambientato nel suggestivo comune dell'Alto Adige con il campanile sommerso, unisce il mistero di una location quasi magica a un racconto su appartenenza e conoscenza di sé. La recensione in anteprima.
Una giovane madre perseguitata dal suo passato, due adolescenti strappati alla loro vita di città e un paese, oscuro ed inquietante, dove nulla è come sembra. Inizia così Curon, la nuova serie originale italiana di Netflix in arrivo in streaming il prossimo 10 giugno. Il titolo, che richiama il comune dell'Alto Adige dove la storia è ambientata, non è stato scelto certo a caso visto che, in questo drama soprannaturale in cui si fondono mistero e leggenda, il vero protagonista è il luogo: quel lago di Resia con il suo campanile sommerso che diventa simbolo dell'ignoto, delle paure nascoste e dei segreti più oscuri che risiedono in fondo all'anima di ogni essere umano e che sono il fulcro di questa serie. Come approfondiremo in questa recensione, il risultato è un racconto che, percorrendo una strada poco battuta dai nostri sceneggiatori qual è quella del soprannaturale, appassiona e intrattiene.
La trama di Curon: Una famiglia e un segreto (sotto la superficie)
In Curon Valeria Bilello (Sense8, Liberi Tutti) è Anna, una giovane madre che torna nel suo paese d'origine insieme ai figli gemelli Mauro e Daria (Federico Russo e Margherita Morchio), due diciassettenni molto diversi tra loro ma uniti da un legame fortissimo. La storia entra subito nel vivo: i due ragazzi capiscono molto presto che quella cittadina, il suo lago e persino il maestoso hotel gestito dal nonno Thomas (Luca Lionello) nascondono segreti che è difficile decifrare. Quando Anna scompare misteriosamente, i due fratelli devono fare i conti con un oscuro passato legato alla storia della loro famiglia e con un destino che attende, inevitabilmente, anche loro. Tutto, in questa serie, è coperto da un'aura di mistero che si traduce in una fotografia cupa, una recitazione sussurrata e una regia svelta ma che non cede mai ai classici espedienti del genere horror per accrescere la tensione.
Uno è due e due è uno: L'ambiguità al centro di Curon
Dopo Luna Nera, Netflix esplora nuovamente il genere soprannaturale in una serie italiana ma questa volta lo fa giocando sull'ambiguità e sul tema del doppio. Due sono i gemelli protagonisti, due sono le scelte che mettono costantemente alla prova i personaggi e due sono i "lupi", come spiega il personaggio di Klara (Anna Ferzetti), che vivono dentro di noi: uno gentile e l'altro rabbioso e spietato. Ma il messaggio che la serie vuole mandare, pur rischiando di risultare talvolta inconcludente e scontata, è che il doppio, spesso, rappresenta solo due facce di un'unica medaglia: il confine tra luce e ombre, tra destino e libero e arbitrio, tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere non è mai netto. Persino la bellezza di luoghi incontaminati, come quella dei boschi del Trentino Alto Adige e dello spettrale Lago di Resia, in questa serie è al servizio dell'oscurità della storia e ne amplifica la potenza.
Nonostante diverse questioni che vengono lasciate (forse volutamente) in sospeso, qualche svolta poco sorprendente e alcuni dettagli che appaiono superflui perché non approfonditi, Curon, diretta da Fabio Mollo e Lyda Patitucci e scritta da Ezio Abbate insieme agli autori Ivano Fachin, Giovanni Galassi, e Tommaso Matano può vantare un cast ben assortito in cui, ancora una volta, spiccano giovani attori come Luca Castellano, particolarmente convincente nella parte dell'ambiguo Lukas, Federico Russo e Margherita Morchio. Ma il tema più interessante a cui la serie fa cenno (e su cui si sofferma troppo poco) è la ricerca della propria identità: che è un viaggio lungo e insidioso e che non dipende solo dalle scelte ma anche dall'eredità familiare, dai desideri più nascosti e da qualcosa di imperscrutabile che non si può controllare. Un aspetto che, forse, non è stato approfondito abbastanza e che si spera trovi più spazio in un'ipotetica seconda stagione.
- Giornalista professionista
- Appassionata di Serie TV e telespettatrice critica e curiosa