Uno rosso: la recensione della commedia d'azione natalizia con Chris Evans e Dwayne Johnson
Ennesima versione fra commedia e azione della parabola di Babbo Natale in persona con la coppia Dwayne Johnson e Chris Evans in cerca dei rapitori del principale con barba bianca. La recensione di Mauro Donzelli di Uno rosso.
Il dilemma del costumista. Ce lo possiamo immaginare, alle prese con l’angustia di cercare qualcosa di nuovo nel disegnare per la milionesima volta l’abito di Babbo Natale in un film. Come renderlo minimamente diverso, dando un’impronta personale, senza smarrire l’iconicità del bianco e rosso? Un dilemma applicabile in realtà a tutto Uno rosso, allargando lo sguardo, in cerca di “novità” in una commedia d’azione per le feste, ovviamene che sia adatta a grandi e piccini. Buoni sentimenti? Per forza, ma prima una rappresentazione del panciuto signore polare dei regali che possa demitizzarne la figura, adottando un punto di vista non ortodosso. Il problema è che talvolta le leggende, diciamo pure i miti fondanti, in questo caso del Natale (o della Coca Cola) funzionano proprio perché sono tali, e se le si spoglia di un immaginario rischiano di mostrarsi improvvisamente banali.
Il punto di partenza è la sceneggiatura di Chris Morgan, autore di una manciata di Fast & Furious, che qui chiaramente cerca di applicare quella ricetta: buddy movie con una bella spolverata di spirito di famiglia. Del resto è un film natalizio, ma viene condito con una quantità talmente abbondante di effetti speciali da lasciare sbalorditi oltre che perplessi. Le chiavi di una macchina come regalo di onomastico. Mostri e creature varie che neanche in un Signore degli anelli o in un pianeta di Star Wars. Sono incontri infatti molto fantasy quelli che fanno i due protagonisti, il capo della sicurezza di Babbo Natale, Dwayne Johnson, e un cacciatore di taglie annoiato, sulla lista nera dello spirito delle feste, Chris Evans. Si trovano per ragioni di forza maggiore alleati per ritrovare il panciuto, rapito poco prima dell’alta stagione dei regali. Chi ha osato commettere l’atto criminale che mette a rischio la felicità di miliardi di bambini? La strega Gryla. Chi? Perché? Importa poco, fidatevi.
Quello che emerge subito è la comicità disincantata, quella talmente dissacrante da essere omologata, quella da cinecomic, genere totalitario della Hollywood contemporanea, con una bella dose di effetti speciali e creature prese dal mondo del fantastico. Il risultato funziona? Purtroppo poco, dimostrando le crepe fin dall’intesa inesistente fra Evans e Johnson, qui smarriti fra green screen invadenti e un palese disorientamento. Sembrano i primi a non capire bene dove siano finiti, e se non ci credono loro difficile che possa farlo in pieno lo spettatore. Almeno quello adulto, mentre i più piccoli potranno magari apprezzare di più la natura sconclusionata e priva di una parabola di tensione di questo Uno rosso. E poi, va detto, va riconosciuto l'atto pionieristico di inserire una competizione non certo olimpica, ma spesso presente nei reel e fra i video di Tik Tok, come la gara di schiaffi. Fonte d’ispirazione dalla stringente contemporaneità, quindi, con tanto di lavoro di recupero delle radici mitologiche della figura di Krampus, essere demoniaco legato alla reincarnazione leggendaria di San Nicola, di fatto un punitore dei bambini che si comportano male. Qui assurto al diversamente nobile compito di “mastro schiaffeggiatore”.
Prevedete però anche qualche sorriso o risata, magari addirittura spavento, almeno per i più piccoli, con Johnson che per la prima volta sembra perfino piccolino e gracile e ne piglia un bel po’. Se questo vi spiazza e vi intriga, così come vedere un Babbo Natale anziano sì, ma palestrato, come un J.K. Simmons che qui troneggia come un panettone con canditi in mezzo a salse chimiche al pistacchio, allora un tentativo fatelo, con Uno rosso. Dura oltre due ore, ma non lo si subisce poi tanto.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito