Tutte contro lui - The Other Woman: recensione della commedia con Cameron Diaz
Nick Cassavetes non si distacca dai cliché del genere, ma fa ridere, molto ridere
Una donna sposata che non lavora e che se ne sta confinata in un Connecticut che sembra uscito dagli anni Cinquanta.
Una bellissima ragazza dalle forme generose che a ventidue anni sogna il grande amore e mantiene il candore della fanciullezza.
Una donna in carriera che lavora a Manhattan e che indossa sempre l’abito e la biancheria intima giusti.
Cosa hanno in comune?
Un uomo che sembra meraviglioso e che della prima è il marito, mentre con la seconda e la terza si comporta da fidanzato premuroso.
In altri tempi e in altri film, un simile losco figuro avrebbe continuato indomito a praticare la segreta arte della poligamia, ma siccome siamo in epoca di donne con le palle e di vendette tremende vendette, al povero stolto toccano in sorte disgrazie di ogni genere: economico-finanziarie, ormonali, intestinali. Già, perché l’unione fa la forza e, come dice Cameron Diaz: “ Quando una moglie ferita, un avvocato e una tettona si mettono insieme, diventano pericolosissime”.
Non dobbiamo aspettarci troppa originalità di questa commedia che segue senza eccessive deviazioni il cammino tracciato da altri, un cammino pieno di bucce di banana su cui scivolano i personaggi.
Non è esattamente originale questa riproposizione light della guerra fra i sessi che celebra l’amicizia femminile e invita comunque ad avere fiducia nel genere umano dopo aver sgombrato il campo dai bellocci francamente idioti.
A ben guardare, inoltre, Tutte contro lui - The Other Woman non mantiene alta la tensione per tutti i suoi 110 minuti e, specialmente all’inizio, costringe la regina delle commedie Leslie Mann a una serie di smorfie e capitomboli che minacciano di imprigionare la sua Kate nel limbo delle macchiette.
Eppure, anche se manca un po’ di quell’adorabile e irresistibile scorrettezza alla Suxbad e Strafumati, si ride, si ride molto, ed è dimostrato che per il pubblico femminile il film funziona come un feel-good movie più efficace e “motivante” di un qualsiasi manuale di autoaiuto sulla gestione del tradimento e l’abbandono. Quanto al pubblico maschile, a gradire The Other Woman saranno soprattutto quelli che non cambiano canale durante un episodio di Sex & The City e chi adora prendersi un po’ in giro quando c’è di mezzo una relazione amorosa.
A dirigere questo puro prodotto di mamma Hollywood è un regista che sembra dover ancora trovare una sua strada, una sua poetica.
Parliamo di Nick Cassavetes, autore del guilty pleasure cinematografico per eccellenza Le pagine della nostra vita, dello straziante e ricattatorio cancer movie La custode di mia sorella e del ritratto giovanilistico dal sapore squisitamente indie Alpha Dog.
Che figlio di John Cassavetes intenda o meno trovare una sua specificità, bisogna comunque riconoscergli una buona padronanza del genere comico e una considerazione per le donne di cui invece sembrano prive tante zingarate al maschile fra Bangkok e Las Vegas o tanti one-man show legati al gioco dell’Adam Sandler o del Ben Stiller di turno.
Certo, Nora Ephron è lontana anni luce, ma fa piacere che per una volta, in un film che fa ridere, non si parli di verginità maschile, torte di mele e Mr. Chow in tutte le salse, ma di cerette inguinali, di mutandoni ascellari, di crisi dei quaranta e del mito delle “desperate housewives” Martha Stewart.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali