The Ones Below - I nuovi vicini: la recensione
Un thriller gelido e angosciante, che guarda a Polanski e Hitchcock raccontando una storia legata al desiderio e alle paure della maternità. Nel cast Clémence Poésy, David Morrissey, Stephen Campbell Moore, Laura Birn.
La maternità è la cosa più naturale del mondo. Ma, allo stesso tempo, può essere anche la più perturbante, capace di generare ansie, paure, conflitti interiori e repulsioni tanto quanto può essere desiderata, e generare gioie e senso di realizzazione. Chissà che allora The Ones Below, il titolo originale, affiancato nel nostro paese da quello italiano I nuovi vicini, di un film che parte con le immagini di un’ecografia, non si riferisca anche a quelle vite che stanno crescendo laggiù, lì sotto, nei ventri delle madri.
Anche tenendosi a un livello più letterale, non ci sono dubbi che quello diretto da David Farr, che è anche lo sceneggiatore di Hanna di Joe Wright e della serie tv che ne è stata tratta, e anche di altri prodotti tv come The Night Manager e Philip K. Dick's Electric Dreams, sia un film incentrato sulla maternità e sulle crisi che può scatenare - quando non arriva o quando non arriva - e sulle fatiche psicologiche che comporta specialmente dopo la nascita del bambino.
Clémence Poésy e Stephen Campbell Moore stanno per avere il loro primo figlio, quando, nel bel palazzetto di Islington, a Londra, dove vivono, arrivano dei nuovi inquilini al piano terra: sono Laura Birn e David Morrissey, coppia coetanea, anche loro in attesa di un primo figlio lungamente cercato. Sembrano un po’ strani, i nuovi inquilini: ossessivamente ordinati, incredibilmente diretti e determinati, specie lui, mentre lei sembra più morbida e perfino remissiva nei confronti di un marito tanto rigido.
Fatto sta che le due donne, unite dalla gravidanza, iniziano a frequentarsi: la cena organizzata per conoscersi meglio, contrassegnata da una costante tensione nei dialoghi, e da un crescente senso di disagio e imbarazzo, finisce in una tragedia che segnerà i destini di tutti e quattro e personaggi e che è solo l’esplosione delle vere tematiche che il film di Farr va a raccontare.
C’è indubbiamente tanto Polanski dentro a The Ones Below: c’è Rosemary’s Baby, ma anche e forse ancora di più Repulsion. Ma c’è anche dell’Hitchcock: basti vedere l’acconciatura di Laura Brin nel finale del film, che non a caso cita direttamente quella di Kim Novak in La donna che visse due volte. E poi c’è anche una spruzzata di La mano sulla culla…, thriller di Curtis Hanson che riecheggia in questo di Farr più nella trama che non nello stile e nella messa in scena.
The Ones Below è un film nitido, rigoroso, di precisione quasi geometrica e quasi asettico nella messa in scena, e dal modo in cui rifugge regolarmente dalle scorciatoie, dalle esplicitazioni eccessive, dai trucchi più o meno abusati del cinema di genere. A lungo sembra più un dramma psicologico che un vero e proprio thriller, e anche quando abbraccia senza esitazioni la sua vera paura, lo fa senza spettacolarizzare in maniera eccessiva.
In molti hanno notato come il twist finale non arrivi come una vera e propria sopresa, e alcuni ne sono rimasti delusi. Ma The Ones Below non è uno di quei film che, come ad esempio in Shyamalan, accade sul finire qualcosa in grado di far saltare tutte le carte in tavola, e di ribaltare completamente il punto di vista sugli avvenimenti fino a quel momento narrati. È, al contrario, un film che con una determinazione simile a quella dei “nuovi vicini”, gente che rivendica con orgoglio di riuscire sempre a ottenere quello che vuole, porta con una progressione dapprima lenta e poi sempre pià nervosa verso un finale inevitabile. E in questo senso è chiaramente polanskiano.
Sta nella costruzione di quel finale, nella dapprima strisciante e poi sempre più chiara consapevolezza di quanto sta accadendo e di quale sarà il punto di arrivo degli eventi, la presa del film di Farr sulla psicologia degli spettatori, che sono sottoposti allo stesso stillicidio di eventi, rumori, stress e fatica del personaggio di Poésy, una donna chiaramente messa a dura prova dalla nascita del figlio, che sembra piangere costantemente, e vittima di una chiara depressione post-parto.
Allo stesso tempo, non ci sono molti dubbi su quale sia la risposta, ovvia ma non per questo meno inquietante, al quesito che pone in film: Poésy sta impazzendo per via dello stress, la mancanza di sonno e la depressione, oppure davvero qualcuno sta cercando di portarle via il suo bambino?
Non tutto torna, non tutto è azzeccato, ma The Ones Below riesce a essere allo stesso tempo seducente e inquietante, candido e torbido, chiaro eppure misterioso come il personaggio di Laura Brin, perfettamente in parte così come Clémence Poésy.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival