Spider-Man: Across the Spider-Verse, la recensione del sequel targato Sony Pictures Animation
A cinque anni di distanza dal fenomeno Spider-Man: Un nuovo universo, la Sony Pictures Animation continua a sperimentare con la CGI "fumettistica" nel sequel Spider-Man: Across the Spider-Verse. La nostra recensione.
Dopo gli eventi narrati in Spider-Man: Un nuovo universo, il giovane Miles Morales ormai si barcamena tra la sua vita quotidiana e la giustizia dispensata nei panni di Spidey. Due eventi concomitanti renderanno però ancora più precario quest'equilibrio: il ritorno a sorpresa di Spider-Gwen nella sua vita, e l'inizio delle attività del villain Macchia (Spot)... è davvero innocuo e imbranato come sembra?
L'importanza storica di Spider-Man: Un nuovo universo nel 2018 ha travalicato quella narrativa, che pure ha avuto un suo impatto nell'immaginario collettivo: sull'onda di Black Panther la storia di Miles Morales, lo Spider-Man nero, fece presa più sul pubblico americano, mentre nel resto del mondo si apprezzò il senso dell'umorismo tipico dei produttori e sceneggiatori Phil Lord & Chris Miller. Del lungometraggio targato Sony Pictures Animation fu però davvero dirompente la negazione della comfort zone fotorealistica della CGI media, tipica dei film animati americani a grande budget: retinatura per restituire il look di un fumetto, ombre e luci nette, simulazione della linea di contorno a mano libera, splitscreen spiazzanti, scattosità come nell'animazione 2D vecchio stile di una trentina d'anni fa. Un esperimento che fruttò alla squadra un meritatissimo Oscar. Spider-Man: Across the Spider-Verse deve raccogliere quest'eredità. Ci riesce?
Non pesa il trasferimento della regia dal trio Persichetti-Ramsey-Rothman al trio Dos Santos-Powers-Thompson, forse perché la vera linea autoriale la dettano in realtà sempre Lord & Miller. Dal punto di vista tecnico e visivo, questo sequel sa di poter osare come non mai, dopo che la scommessa col capitolo precedente è stata vinta, così preme ancora più il pedale della varietà visiva: illuminazione, tratto e dominanti di colore interpretano la "temperatura emotiva" di ogni scena senza curarsi del realismo. È uno stile volutamente invadente, diametralmente opposto alla strategia Disney del tradurre dal vero i loro disegni coi remake: tutt'altro, la Sony Pictures Animation si compiace del disegno, dello stile, dell'eccesso psichedelico, della saturazione cromatica e di un ritmo di montaggio al limite del subliminale. Se vi assicurerete di vedere il film in una sala con uno schermo molto grande, possiamo assicurarvi che sarà come essere nell'attrazione di un parco a tema, proprio il metaforico otto volante. Del quale peraltro i registi e gli sceneggiatori non hanno nemmeno sempre bisogno, perché anche le sequenze più romantiche e tranquille sono realizzate con affettuosa cura per il percorso psicologico dei personaggi e i giusti tempi.
Più scatenato e sperimentale del primo, Spider-Man Across the Spider-Verse gioca anche una carta metanarrativa potenzialmente centrata, quasi si confrontasse con la storia intera del marchio Spider-Man, con le attese del pubblico e dei nerd più incalliti: senza rivelare troppo, il concetto di canone diventa un cardine importante di quello che accade, senza sfondare la quarta parete ma di certo ammiccando a quello che da vent'anni a questa parte viviamo e riviviamo sullo schermo. Insomma, il bilancio di questo secondo atto sarebbe al 100% in attivo, se non fosse per un problema, via via più evidente a mano a mano che la visione prosegue.
Quando decidi che la cifra stilistica di un film così è uno spudorato sovraccarico, mettere le mani avanti ti salva fino a un certo punto: Spider-Man Across the Spider-Verse parte molto bene, ma nelle sue due ore e venti di durata procede per accumulo. Di personaggi, stili, inquadrature, colori, metaversi e contrometaversi, decine di versioni di Spider-Man e via discorrendo. Si gonfia sempre di più, con fiducioso sprezzo della misura, e nemmeno riesce a terminare il discorso, lasciandolo in sospeso in attesa di Spider-Man Beyond the Spider-Verse, in arrivo nel marzo 2024. Il vostro gradimento dipenderà molto dalla tenuta della vostra pentola a pressione mentale: la nostra ha cominciato a cedere verso la fine, e ci siamo scoperti a non stupirci davvero più di nulla. Non aiuta che il concetto di multiverso nell'ultimo periodo, tra serie tv e film (tra poco pure della concorrenza, vedasi The Flash!), sia diventato l'ultimo tormentone del genere cinecomic, un po' risaputo. Ad ogni modo, se "non vi basta mai", forse non condividerete la nostra stanchezza: e di fronte a un cartoon così bello da guardare, non vi daremo torto.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"