Scordato: recensione del film di Rocco Papaleo con Giorgia
Si muove fra malinconia e leggerezza il quarto film da regista di Rocco Papaleo, che si lascia affiancare da Giorgia per raccontare un ritorno a casa e riflettere sulla capacità di perdonare e sul Sud. La recensione di Carola Proto.
Fra i molti effetti collaterali dell'annus horribilis 2020 e dell'altrettanto horribilis 2021, entrambi attraversati dalla pandemia, ce n'è uno che riguarda una buona metà della popolazione mondiale. Uomini e donne delle più disparate età hanno introdotto nelle loro vite una nuova presenza fissa che a volte ha persino soppiantato quella dello psicoterapeuta: Il fisioterapista. Il fisioterapista (o chiropratico oppure osteopata) è diventato necessario come l'aria che respiriamo e più che mai depositario di confidenze, crisi di identità, angosce esistenziali. E se la sua funzione è cambiata, dipende dal fatto che ad affliggerci sono soprattutto contratture emotive.
Proprio di contratture emotive parla il nuovo film di Rocco Papaleo, che torna a girare nell'amata Basilicata a 13 anni di distanza da Basilicata coast to coast. Fra il folgorante esordio dell'attore e Scordato sembra trascorso un secolo, perché la zingarata picaresca di quattro musicisti scombinati ha lasciato il posto a un viaggio reso necessario da un mal di schiena psicosomatico, in altre parole da un'incapacità di muoversi senza provare dolore che è sinonimo e nello stesso tempo effetto di un blocco emotivo, di un loop di cui si resta prigionieri finché dal vecchio sé, consumato dal rancore, non esce fuori un nuovo io. E siccome non può esserci rinascita senza sofferenza, la paura di quest'ultima rende ancora più irraggiungibile la garigione. Capita così che Orlando, che nella vita accorda pianoforti e che da decenni non si reca nel paesino di Lauria che gli ha dato i natali, si ritrovi in totale disarmonia con la realtà. In più Orlando ha 60 anni, età difficile che al cinema viene sempre più spesso raccontata come fase dell’esistenza in cui i desideri non invecchiano ma il corpo sì.
E tuttavia Scordato è molto più di questo. È, fra le altre cose, il grido di aiuto di un artista che non si vergogna a dire: "sono stato male", un uomo che ha sofferto per le restrizioni del Covid e che, lontano "dal gioco balordo degli incontri", ha attraversato un vuoto di senso. È coraggioso Rocco Papaleo a mostrare la propria disillusione e a inventare un misterioso grillo parlante che fa da contrappunto ironico ai musi e agli sguardi persi di Orlando. È la parte giocosa del personaggio, il suo dialetto un tempo parlato con fierezza e le sue illusioni giovanili, prima fra tutte la politica, o meglio l'ideologia politica, nella fattispecie quella del Comunismo.
Si muove su un doppio binario Scordato. C'è il presente, con la sua fotografia quasi desaturata e una quotidianità noiosa, e c'è il passato, con i vestiti di colori vivaci, una Renault 4 rossa, i capelli lunghi e le risate. Ma la "rottura", ahinoi, avviene proprio nel tempo della gioia, quando si pensava di cambiare il mondo, magari attraverso la rivoluzione. E la rottura altro non è se non il terrorismo, tema spinoso, non c'è dubbio, che Rocco Papaleo affronta impavido, individuando, un attimo prima della degenerazione in violenza, un afflato poetico. Da bambino Orlando componeva poesie, e nel film c'è addirittura "un ponte della poesia”, dove si può restare bambini e giocare a combinare in mille modi possibili le parole, oppure cedere alla prosa aggressiva e faziosa degli slogan. Ovviamente il ponte significa, per il personaggio principale, tendere una mano al passato riconciliandosi con la sua parte più scanzonata. È anche un film duro Scordato, che nonostante le incursioni nella commedia, non esita a narrare e a mostrare apatia e depressione, mancanza di ideali e di ragioni per andare avanti.
Torniamo ai fisioterapisti. In Scordato, ad aiutare Orlando a stemperare tensioni e a dare sollievo a muscoli e articolazioni è Olga, una donna solare che è anche un'artista, e in questo senso è chiara la funzione salvifica e lenitiva della musica per Rocco Papaleo, che non a caso ha voluto Giorgia nel film. La cantante non sembra un'attrice esordiente, e nella sua recitazione c'è la soavità del canto e una naturalezza che è frutto di uno studio attento e di una voglia di sfidarsi. E però la rivelazione della quarta regia di Papaleo è Simone Corbisiero, che ha eccezionali tempi comici e che talvolta quasi ruba la scena al buon Rocco. È fresco, spontaneo e orgogliosamente meridionale il giovane attore, perché in fondo l'altro grande tema del film è il Sud del nostro paese, inteso come terra delle occasioni mancate, del potenziale poco sfruttato, di una bellezza ingabbiata, di un'ancestralità ignorata, di una natura calpestata, di un valore artistico diventato finalmente orgoglio regionale quando Matera ha conquistato il titolo di Capitale Europea della Cultura.
Non è un film perfetto Scordato, ma a Papaleo non interessa la perfezione. È un po’ sgangherata la vicenda del fragile Orlando, proprio come l'uomo dal braccio rotto che vediamo a un certo punto e che ha lottato strenuamente per riconquistare un equilibrio e una serenità. Proprio come lui, il regista è caduto, ma si è rialzato e ha avuto la buonissima idea di affidare la sua battaglia a un film.
Scordato è stato presentato in anteprima Mondiale al Bari International Film & Tv Festival
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali