Ruth & Alex: recensione della commedia "immobiliare" con Morgan Freeman e Diane Keaton

25 giugno 2015
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Richard Loncraine racconta senza troppe scosse una coppia di lunga data.

Ruth & Alex: recensione della commedia "immobiliare" con Morgan Freeman e Diane Keaton

Punti a favore del feel good movie Ruth & Alex: Morgan Freeman e Diane Keaton e il fascino caldo e accogliente dell'ambientazione newyorchese.
Punti a sfavore: la totale assenza di tensione e la scarsità di conflitti drammatici.
Tanto per entrare nel vivo e andare subito al punto.

Cosa aspettarsi, insomma, dal nuovo film di Richard Loncraine, regista dell'interessante Riccardo III e del meno interessante Wimbledon che si è lasciato emozionare dal romanzo di Jill Ciment "Heroic Mesasures" ?
Di certo non le orribili sciagure che uno spettatore abituato a disastri naturali, tracolli finanziari e storie di malati terminali attenderebbe timoroso dopo una manciata di sequenze introduttive traboccanti amore, solidarietà e relativa serenità – il che, nel caso del vecchio Alex che sale faticosamente cinque piani di scale prima di entrare in casa e ritrovare l’amata sposa, significa come minimo una una disfunzione cardiaca incurabile o un incidente domestico.

E invece nessun problema irrisolvibile minaccia la quieta esistenza di Mr. & Mrs. Carver ed è strano e forse azzardato, perché anche nel film più ottimista, romantico e destinato a un pubblico dalla chioma canuta, la presenza di una seppur minima difficoltà che generi un orizzonte di attesa dovrebbe essere un requisito fondamentale.
A Ruth & Alex questo non importa, dal momento che l'unico dilemma di un'anziana coppia che abita da quarant’anni nel quartiere che è diventato il nuovo paradiso degli hipster è semplicemente se lasciare o no il nido con vista che ha ospitato amore, buon sesso, ispirazione artistica, letture formative.

A pensarci bene, una simile premessa potrebbe anche bastare, se la trafila burocratica che accompagna la vendita dell’appartamento e l'eventuale nuovo acquisto fosse un tripudio di comicità e situazioni imbarazzanti e impreviste.
Bersaglio mancato anche qui, perchè le sorprese sono poche e le goffagini dei due padroni di casa, per nulla esperti di questioni immobiliari, non risultano abbastanza comiche o comunque foriere di duetti al vetriolo in stile screwball comedy.
No, Alex e Ruth si amano davvero e invece di riaprire vecchie ferite e vomitarsi addosso recriminazioni come Jim Broadbent e Lindsay Duncan in Le Week-End, formano un blocco granitico di sostegno reciproco: nel passato come nel presente, nell'ordine come nel caos.
L'intensità e l'immutabilità del loro legame è dunque il limite di Ruth & Alex? Secondo noi, paradossalmente, è anche uno dei suoi pregi, perchè è bello che ci sia una difesa dei grandi amori di una volta, di quelle fortissime famiglie a due che hanno vissuto il matrimonio come libertà ritrovata invece che negata.

Da filmmaker europeo che si è innamorato di New York anche attraverso il cinema, Loncraine mette perfino la ciliegina sulla torta, collocando il suo tenue romanzo sentimentale in uno scenario che racchiude decenni di bei film e allude, fra gli altri, al miglior Woody Allen .
Mentre si lascia andare a vecchie e nuove iconografie, il regista sente però il bisogno di tirare fuori dal cilindro un oggetto estraneo capace di dare uno scossone alla magia del "tutto è bene quel che finisce bene". Così, intreccia la disavventura di Alex e Ruth con lo scalpore mediatico scatenato da un possibile terrorista che ha bloccato il ponte di Williamsburg. L'idea è buona, ma per quanto perturbante possa essere questo elemento etsreno, non riesce a trovare la giusta collocazione, diventando pretestuoso e accessorio.

Torniamo alla domanda di prima: cosa ci riseva insomma Ruth & Alex, aldilà del piacere di veder duettare due grandissimi del cinema di questo e dell'altro secolo?
In effetti per godere appieno del film un trucco esiste. Per apprezzarlo, basta semplicemente aspettarsi l'istantanea di una tranche de vie, una po' alla maniera non delle nuove serie tv, ma dei vecchi telefilm, o meglio di quelle sitcom che ritraevano giornate particolari ma non troppo di normali cittadini americani.

Però il film di Richard Loncraine non è tutto qui, perchè nella rappresentazione di una contemporaneità in cui i matrimoni interraziali sono ormai una realtà accettata emerge come dato preoccupante la quantità spropositata di nevrosi che tormentano tanti illuminati uomini occidentali. Persi dietro animali domestici affetti da disturbi comportamentali, o tiranneggiati da manie del controllo e fretta cosmica, formano un bestiario pericolosamente vero ma spassoso, testimonianza di una capacità di osservare e di raccontare che ha solo bisogno di essere impiegata in maniera migliore.



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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