Pronti a morire: l'omaggio postmoderno di Raimi a Leone. Con Sharon Stone, Russell Crowe, Leonardo DiCaprio e Gene Hackman

23 marzo 2020
3.5 di 5
7

Nel 1995 Sam Raimi metteva l'horror da parte per omaggiare gli spaghetti western di Sergio Leone in questo divertentissimo film divenuto un piccolo cult.

Pronti a morire: l'omaggio postmoderno di Raimi a Leone. Con Sharon Stone, Russell Crowe, Leonardo DiCaprio e Gene Hackman

Era il 1995. Sam Raimi aveva appena concluso, con L'armata delle tenebre, la Trilogia di La casa. E per la prima volta in carriera si allontanava dall'horror dirigendo un film in cui, con lo stile visivo dinamico e inventivo e l'iperrealismo fumettistico che erano e sono ancora il suo marchio di fabbrica, omaggiava gli spaghetti western di Sergio Leone.
Presentato fuori concorso al Festival di Cannes di quell'anno, Pronti a morire - che in originale si chiama The Quick and the Dead, citazione della Seconda lettera di San Paolo a Timoteo - si presentava al pubblico con un cast che oggi appare sensazionale, ma che anche allora faceva la sua signora figura.
Protagonisti erano infatti Sharon Stone, allora all'apice della sua popolarità e della sua bellezza, che di lì a poco avrebbe regalato la migliore performance della carriera nel Casinò di Martin Scorsese; Gene Hackman, che era già una leggenda di Hollywood e che veniva da western come Gli spietati, Geronimo e Wyatt Earp; e poi Leonardo DiCaprio e Russell Crowe, il primo già famoso per Buon compleanno Mr.Grape, ma che ancora doveva diventare la star di Romeo + Giulietta e Titanic, il secondo al suo esordio hollywoodiano e ancora più lontano dalle glorie a venire di film come L.A. Confidential, Insider e Il Gladiatore.
Ma al loro fianco c'erano anche grandi caratteristi come Lance Henriksen, Mark Boon Junior e Tobin Bell, e soprattutto un icona del cinema western come Woody Strode, qui alla sua ultima apparizione cinematografica e cui il film verrà dedicato.

L'idea alla base di Pronti a morire - sceneggiato da Simon Moore, ma con anche il contributo di un Joss Whedon non accreditato ufficialmente - è tanto semplice quanto capace di riassumere tutta una serie di temi e figure narrative tipiche dello spaghetti western, declinati con ironia chiaramente postmoderna. Siamo infatti in una sperduta cittadina di frontiera chiamata Redemption, governata dal sadico, spietato e avaro John Herod (Hackman), che ha organizzato un torneo tra pistoleri che funziona sulla base di un tabellone tennistico. Tra le tante pistole accorse in città, anche quelle di una donna dura e misteriosa (Stone) che ha evidentemente un conto in sospeso con Herod; mentre Cort (Crowe), un ex complice di Herod diventato predicatore, a Redemption e al torneo è arrivato costretto dagli scagnozzi del boss cittadino. In città invece Kid (DiCaprio) c'è sempre stato: è difatti il velocissimo figlio di Herod, niente affatto cattivo come il padre, ma disperatamente alla ricerca della sua attenzione e della sua approvazione.

Non riserva particolari sorprese, la trama del film di Raimi. Ma questo non toglie nulla al divertimento che regala: perché Pronti a morire è un divertissement nel quale non è tanto il canovaccio a contare, quanto la caratterizzazione dei personaggi, le citazioni dirette o indirette di tanto cinema western "serio", e l'attitudine scanzonata di Raimi, capace di affrontare il genere con lo stesso mutevole equilibrio tra rigore filologico e rinnovamento ironico che aveva in precedenza applicato all'horror.
Raimi non va certo per il sottile: né nel fare una sorta di caricatura delle ricorrenze e delle idiosincrasie del cinema di Leone, né nella caratterizzazione dei personaggi, né nella stilizzazione cartoonesca della violenza, con le pallottole sparate dalle Colt, dalle Remington e dalle Smith & Wesson che fanno - a volte, non sempre - dei buchi circolari nei corpi proprio come quelli dei cartoni animati. E non va per il sottile adattando il suo inconfondibile stile visivo - fatto di montaggi serrati, soggettive impossibili, angoli di ripresa estremi, zoomate e riprese con la leggendaria shaky cam - al mondo del vecchio west e ai richiami alle inquadrature di Leone.
Ma proprio per questa sua voglia di esagerare, riesce a scartare, a evitare le paludi dell'omaggio stanco e scontato.  E pur corteggiando il grottesco, non esita nemmeno a raccontare drammi seri e cupi: perché, al netto dell'aria scanzonata con la quale viene messa in scena, la cattiveria dell'Herod di Hackman mette i brividi (e quando arriva a gesti estremi e si incrina, rivela tutta la sua carica tragica), così come mette i brividi la motivazione che spinge il personaggio della Stone a cercare vendetta.

Gli attori, tutti, danno una grande mano al film, così come la fotografia di Dante Spinotti e il montaggio di Pietro Scalia. E non è affatto strano, col senno di poi, che Pronti a morire (non a caso uscito nello stesso anno del Desperado di Rodriguez, col quale condivide una certa idea di cinema e di racconto) sia diventato nel tempo un piccolo cult.
Sharon Stone, anche produttrice, impose di tagliare dalla versione americana del film una scena hot con Russell Crowe, di cui aveva caldeggiato la scrittura, così come quella del giovanissimo DiCaprio.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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