Pieces of a Woman: recensione del dramma di Kornel Mundruczo con Vanessa Kirby in concorso a Venezia 2020

05 settembre 2020
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Il primo film americano del regista ungherese Kornel Mundruczo, Pieces of a Woman, è un duro dramma autobiografico sull'elaborazione del lutto per la morte di parto all'interno di una giovane coppia, ruolo dirompente per Vanessa Kirby.

Pieces of a Woman: recensione del dramma di Kornel Mundruczo con Vanessa Kirby in concorso a Venezia 2020

Un momento naturale e allo stesso tempo il più straordinario: una donna che dona la vita attraverso il parto. Un rito fondante per la donna e l’uomo da quando hanno messo piede su questo pianeta, declinato in maniera non poi molto diversa, proprio per la sua potenza primigenia sempre uguale a sé stessa. Negli ultimi anni è piuttosto in voga un ritorno al passato, il parto in casa, considerato un percorso più naturale per genitori e nascituro, senza passare per il trauma dell’ospedale. Ognuno ha la sua idea riguardo a questo, rimane oggettivamente però un senso di disagio dovuto a quando il parto in casa era obbligato, la mortalità di madre e figlio era a livelli stellari rispetto ad oggi, tutto dipendeva dall’abilità della levatrice e alternative sicure non ce n’erano.

Disagio è il termine che identifica al meglio l’esperienza di visione dei primi 30’ di Pieces of a Woman, quando la donna protagonista, Martha, interpretata da Vanessa Kirby, era ancora intera e si stava godendo l’elettricità dei momenti precedenti alla tanto attesa nascita della loro prima bambina. Hanno deciso, Martha con il marito Sean (Shia LaBeouf) per l’appunto per un parto in casa, fidandosi di un’ostetrica. Il disagio aumenta quando il momento sembra arrivato, i due sono in casa, le acque si rompono e lei è impegnata in un’altra urgenza. Sono costretti ad affidarsi una sostituta, mentre un piano sequenza fluido e sempre più insinuante ci porta a condividere il disagio fisico di lei. È una sequenza dolorosa in cui inevitabile viene in mente la domanda: perché un parto che aumenta i rischi per tutti?, mentre i personaggi coinvolti sembrano parlare continuamente senza che nessuno ascolti. Senza entrare in dettagli, l’inevitabile accade e sarà il motore dell’azione di questa storia di elaborazione di un lutto terribile da parte di una donna e di un compagno.

Un percorso tragico che hanno dovuto superare nella realtà lo stesso Mundruczo insieme alla compagna Kata Weber, sceneggiatrice e co-autrice a tutti gli effetti di questa dura e convincente storia al femminile. Finora vista nei panni della principessa Margaret in The Crown, qui Vanessa Kirby è pronta al grande salto al cinema, regalando una performance davvero maiuscola, carismatica

Martha e Sean vivono in una Boston livida, invernale. Mundruczo insiste sul porto e le acque del mare in cui si bagna, mentre la solidità dei ponti sembra quella che Sean, che li costruisce per professione, garantisce alla coppia, così materico e meno sofisticato di lei. Differenza anche sociale su cui non smette di insistere la madre di lei, la ricca e arcigna Ellen Burstyn, che spinge per sostenere il processo in atto contro l’ostetrica e svegliare così la figlia dalla catatonia con cui ha reagito al lutto, da sempre perplessa per quel legame che non s’avrebbe, per lei, da fare.

Stati d’animo estremi, superfici che riflettono continuamente lo stato di smarrimento e la solitudine di queste anime, che continuano per inerzia a vivere meccanicamente, in attesa di qualcosa, magari il tempo, che le riporti a una vita vissuta e non subita. L’elaborazione di questa perdita passa soprattutto per una rinnovata capacità di ascoltarsi, smetterla di parlare per evitare un silenzio ancora più doloroso o perché non si crede che da nessuno possa arrivare una parola di sollievo, certo non la formula per una guarigione miracolosa.
Un percorso non senza ostacoli, con il perdono grimaldello chiave per ritrovare un po’ di pace, decisioni dure da prendere, con la scoperta della mediocrità propria e dei propri cari come effetto collaterale. Tante sfumature di grigio, per comporre di nuovo, ridisponendoli con consapevole nuova energia, i pezzi di questa donna, non più madre.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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