Ovunque tu sarai: recensione del road movie su quattro romanisti in trasferta
Una commedia gradevole che scolora nella maliconia con un gruppetto di goleador d'eccezione.
Tancredi, Nela, Vierchowod, Ancelotti, Falcão, Maldera, Conti, Prohaska, Pruzzo, Di Bartolmei, Iorio. Nomi che a uno straniero non dicono nulla e forse nemmeno a chi pensa che correre in calzoncini simil mutande dietro a un pallone in mezzo a due porte sia un’idiozia e non lo sport più appassionante del mondo. Nomi che, invece, per ogni tifoso giallorosso significano formazione vincente, ergo scudetto del 1983. Nomi, infine, che per Roberto Capucci rappresentano, insieme a molti altri, uno spunto per esordire dietro alla macchina da presa, in una buona contaminazione fra il calcio, il racconto di un’amicizia maschile a quattro e l’amore per il viaggio, tempo "sospeso" in cui ci si confronta con l’altro e si cresce anche se il nostro è un paese di immaturi e "bambinoni".
Certo, il tema della trasferta (qui si va a Madrid) non è nuovo alla nostra tradizione, e gli echi di Febbre a 90° si fanno sentire a più riprese in questo film sceneggiato anche da Francesco Apolloni, consultato quando esisteva soltanto una prima idea. Ma in Ovunque tu sarai - pur fra i luoghi comuni del filone italiano all’estero "rimorchione", chiassoso e "noio volevam savoir" - non ci si annoia comunque mai, sia che si macinino chilometri con un pulmino volkswagen un po’ scassato, sia che si incontrino cagnolini, belle ragazze, tori o temibili avversari in una partita di calcetto che "sa" di Gabriele Salvatores e che ospita il "nemico" laziale Bruno Giordano. Non ci si annoia perché a condurre il gioco del film sono quattro indiscussi goleador, quattro Leo Messi del nostro cinema: "il Libanese" Francesco Montanari, lo stesso Francesco Apolloni, un notevole Primo Reggiani e Ricky Memphis al secolo Riccardo Fortunati.
E tuttavia i primi due appaiono a tratti sopra le righe, forse perché sono loro i motori della comicità: in particolare succede a Montanari, che nel suo essere un condensato di ossessioni e attitudini compulsive rischia di sfiorare la macchietta, salvo poi svelare un animo malinconico e un’irrisolutezza di fondo che, nelle ultime battute, gli danno la tridimensionalità di cui ogni personaggio di un'opera di finzione ha bisogno. Come lui, anche il Loco di Apolloni parte sovraccarico di energia, ma da chiassoso e guascone si fa poi tenero, vulnerabile e triste, avviando Ovunque tu sarai verso quella melancolia che, all’approssimarsi del finale, rende il film più profondo di quanto non sembri all'inizio, chiudendolo con una riflessione su quella linea d’ombra che, come ci insegnava Joseph Conrad, indica il momento della vita nel quale si acquista la triste consapevolezza di essere soli di fronte al mondo.
Questo sentimento permea invece, dal principio alla conclusione, il componente più a fuoco del quartetto: il Carlo di Memphis, che si porta dietro un segreto e che costringe i suoi compagni d’avventura a fare i conti con se stessi. A volte il personaggio sembra quasi appartenere a un secondo film, che scivola nel primo quando il coté Una notte da Leoni cede il passo qualcosa che richiama in parte I vitelloni e la goliardia lascia la scena alla vulnerabilità, alla verità di sentimenti che non hanno né colori né bandiere.
A proposito di bandiere (e quindi di devozione calcistica), è proprio nell’identikit del tifoso che Ovunque tu sarai convince e appassiona di più: nella descrizione dei rituali che accompagnano ogni partita, o nella buffa follia di chi sceglie di vestirsi sempre nello stesso modo, di fare sempre la stessa strada o di mandar giù ogni volta una o più bottigliette dell’imbevibile caffè Borghetti (che, ndr, ormai non si trova quasi più). Anche chi non andrebbe mai fino al Santiago Bernabeu per vedere la propria squadra sfidare i Blancos amerà questa parte del film, che avrà pure poco di originale, ma possiede il dono di creare empatia e di intrattenere piacevolmente.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali