Old Man & the Gun: la recensione dell'ultimo film con Robert Redford
Un film vecchio stile su una storia bellissima, sui tempi che cambiano, sul tempo che passa, e quindi sulla vita.
Il mondo, e la vita, regalano storie bellissime, che sarebbe un crimine non raccontare: a questo servono il giornalismo, e il cinema.
La storia di Forrest Tucker è una di queste: quella di un uomo che ha rapinato banche per tutta la vita, che è evaso innumerevoli volte di prigione, l’ultima a 70 anni suonati, per riprendere a fare quello che amava fare fino ad un ultimo arresto avvenuto alla veneranda età di 78 primavere.
E per fortuna c’è stato il giornalista del New Yorker David Grann a raccontarla per primo, in un pezzo divenuto celebre che si chiama proprio come il film di David Lowery che lo porta sul grande schermo: The Old Man & the Gun.
Nel film di Lowery il bandito gentiluomo Forrest Tucker, che ha il volto (e la storia) di Robert Redford, si divide tra la sua attività preferita e un nuovo amore per una donna (Sissi Spacek) conosciuta per caso, dopo il colpo che apre il racconto, mentre un detective fresco del quarantesimo compleanno che ha incrociato la sua strada (Casey Affleck) si fa un punto d’orgoglio nello scoprire la sua identità, e mettergli le manette ai polsi.
Anche se poi le cose si fanno più complicate di così, perché Tucker è un tipo particolare, e in fondo anche il poliziotto.
Quelli dei personaggi di Redford e di Affleck sono ritratti di uomini d’altri tempi. Due facce della stessa medaglia, la medaglia di chi fa quello che fa per passione prima che per dovere, che non è abbagliato dall'ego e dalla voglia di mettersi in mostra, e che segue un codice di condotta che è dettato da criteri umani, prima che morali.
D’altri tempi, d’altronde, sono anche la regia di Lowery, il suo essere piana e ispirata al cinema americano della New Hollywood, e l’ottima colonna sonora, e la scelta di una grana - quella del 16mm - che se sta lì non è certo solo perché il film è ambientato nel 1981.
Il fatto è che, prima ancora che sulla storia divertente e incredibile del rapinatore agé Forrest Tucker, The Old Man & the Gun è un film sui tempi (quelli di allora, e quelli di oggi) e ancora di più sul tempo.
Il tempo, il tempo che passa. E il tempo che passa è la vita, e il memento di cosa ci fai di quella vita che hai tra le mani, e che prima o poi finirà.
Cosa ne hai fatto, i rimpianti che magari hai: “ora è il tempo di essere egoisti,” dice a un certo punto Sissi Spacek, raccontando la sua, di vita, a Redford, e spiegando che se ti lasci catturare dalle cose in cui la vita t'incastra, magari finisci per non essere felice.
Cosa ne hai fatto, della tua vita, e cosa ne farai. Specie quando non sei più un ragazzino, ma rispetto al ragazzino che eri, dice sempre la Spacek, lo sai davvero cosa sono il tempo (guarda un po’) e il mondo.
Che le tue scelte siano allora legali o non legali, ma comunque umane e a modo loro ugualmente morali, c’è una bella differenza tra vivere e guadagnarsi da vivere. Vivere, sorridendo, facendo quello che ti fa felice davvero. Per il detective di Affleck, fare il poliziotto. Per il personaggio di Redford, rapinare banche.
Allora forse non poteva chiuderla meglio la sua carriera, l’attore americano. Perché questo è un film che lo celebra, e celebra quello che ha fatto per tutta una vita: recitare, col sorriso sulle labbra. Quella recitazione e quel sorriso che ha fatto felice lui, e noi spettatori.
In passato, e in questo film.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival