Occhi blu: recensione del polar di Michela Cescon con Valeria Golino
L'attrice Michela Cescon esordisce nella regia con Occhi blu, film d'atmosfera a metà fra il polar e il revenge movie con un'intensa Valeria Golino.
"E’ il mio primo film, lo dovete perdonare" - ha detto Michela Cescon ad alcuni spettatori del suo Occhi blu. Negli occhi, quelli intensi e tanto profondi da raccontare non una ma mille storie, ci si casca dentro, o si teme di cascarci dentro, come succedeva in una canzone di Lucio Dalla. Anche nei film ci si casca dentro, e Occhi blu chiede proprio questo a chi lo guarda: di tuffarsi, senza pensare troppo, nelle sue atmosfere, nei suoi personaggi, nella sua trama inconsueta, di fare insomma quello che gli inglesi chiamano un leap of faith. Più che indulgenza, la Cescon chiede abbandono: emotivo e sensoriale. L'attrice, che già nel 2010 aveva diretto il corto Come un soffio, non ha cercato l'autorialità ad ogni coso, ma ha voluto che la sua impronta fosse ben visibile, che la sua macchina da presa si facesse notare, non per uno sfoggio di virtuosisimi o per una tecnica cinematografica acquisita dopo tanti anni di set, ma per creare una visione densa, allucinata, spavalda e perfino ostica, un racconto che non privilegiasse i personaggi e le parole, ma lo spazio nel quale i corpi si muovevano, gli sguardi e i silenzi. Di qui la scelta di ricorrere al polar e ai suoi protagonisti romantici e tristi, solo che nel nostro caso il ladro è donna, ha un casco nero da videogioco e cavalca un poderoso scooter. Si tratta di una femme fatale? Non esattamente, perché nel suo tentativo di ritratto al femminile la regista fugge i clichè e lascia ad altri il fascino e la carica erotica. Non che la criminale che si nasconde dietro a una modesta impiegata e che è interpretata da Valeria Golino non sia un personaggio affascinante, per carità. Anzi, le sue curiose abitudini, la macchina d'epoca che adora, la sua sessualità divertita e ciò che la spinge a varcare il confine della legalità la rendono irresistibile. Forse è un po’ troppo inafferrabile, come inafferrabili sono alcune intuizioni degli investigatori di turno e certi personaggi secondari.
Sono i luoghi la cosa forse più suggestiva di Occhi blu. Siamo in una Roma spessissimo notturna, attraversata da binari, piena di strade, di ponti. Nonostante il Colosseo e la Piramide, la città sembra aver perso la sua aura antica per assurgere a metropoli quasi postindustriale e nebbiosa a cui il jazz di Paolo Fresu e Luigi Piovano riesce a dare anche un che di sinuoso, sensuale, mentre una luce blu un po' lynchiana ci invita a trovare significati altri e crea sospensioni, pause in cui si riflette o ci si esibisce in un night. Michela Cescon si diverte a chiamare in causa anche le scale a chiocciola di noti maestri del thriller, e le poche frasi che fa pronunciare ai suoi personaggi sono espressione di un'umanità in cui ognuno è solo, abbandonato a se stesso, rancoroso e incapace di perdonarsi e soprattutto dolente. Perché il passato è un grumo di dolore, e superarlo significa infrangere le regole o andare via.
Occhi blu, insomma, è malinconico, avvolgente e inebriante, ma bisogna stare al gioco, ammirare l'alternarsi di primi piani e campi lunghi o di macchina da presa fissa e pedinamento dei personaggi. E’ necessario, come già detto, accettare di non capire ogni cosa. Non è semplice, certo, visto il pullulare di film in cui non bastano protagonisti verbosi, ma si ricorre addirittura alla voce fuori campo per spiegare e rispiegare ciò che già è stato compreso. In questo senso Occhi blu è coraggioso, diverso dal solito, ma forse troppo pieno di suggestioni, di attimi sospesi, di non detti. Per un’opera d’esordio, che oltretutto ha la fotografia sofisticata di Matteo Cocco e si affida al Cinemascope, va benissimo così. I primi film devono scuoterci, per ricordarci che l'imperfezione è meglio della spontaneità ingabbiata e che anche il fuori-campo, come ci insegnavano i vecchi maestri, ha un ruolo cruciale.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali