La cena perfetta, la recensione: tra Ratatouille e Gomorra, una gradevole food romantic comedy
Arriva al cinema per soli 3 giorni La cena perfetta, opera seconda di Davide Minnella con Salvatore Esposito e Greta Scarano. La recensione di Daniela Catelli.
Carmine è un brav'uomo che non ha mai trovato il suo scopo nella vita ed è rimasto legato ad un boss della camorra, che ha un debito di riconoscenza con lui ma non sa come servirsene, data la sua incapacità di compiere azioni criminali. Dopo l'ennesimo fallimento, viene mandato “in esilio” a Roma, a gestire un ristorante rilevato dal boss per riciclare il denaro sporco. Non deve fare niente, perfino il cibo è solo da scongelare, tanto oggi la gente nemmeno si accorge della differenza. Ma l'incontro con Consuelo, una chef perfezionista ma con un carattere impossibile, cambierà la vita di entrambi per sempre.
Confessiamo di esserci avvicinati alla visione de La cena perfetta con un po' di timore: mettere insieme una commedia romantica sul cibo con temi camorristici ci sembrava una sfida difficile da vincere senza cadere in qualche trappola. E invece il film di Davide Minnella, esperto regista tv che per il cinema ha già realizzato nel 2014 il mockumentary Ci vorrebbe un miracolo, ci ha sorpreso e convinto. Questo incrocio improbabile ma riuscito tra Ratatouille e Gomorra mette in scena con la stessa verve la commedia e il dramma, e rende la cucina – anche a chi, come me, odia i programmi culinari – così viva, profumata e gustosa da farti uscire dal cinema con un grande appetito (e in questo un plauso va ovviamente alla chef Cristina Bowerman, autrice dei piatti che vediamo). La cena perfetta, per motivi a noi ignoti, uscirà per soli tre giorni al cinema prima di approdare su qualche piattaforma streaming, ma, in qualunque modo preferiate fruirne, vi consigliamo di vederlo. Contrariamente alla brutta abitudine recente delle nostre produzioni di acquistare commedie estere per adattarle al nostro pubblico (sperando vanamente di replicarne il successo), Minnella - coi i suoi sceneggiatori Stefano Sardo, Giordana Mari e Gianluca Bernardini, con l'apporto dello stesso Salvatore Esposito – confeziona un prodotto che potrebbe benissimo fare il percorso inverso ed essere copiato, perché mixa ingredienti e temi che in fondo sono universali.
Al di là del cibo e della storia d'amore tra due outsider – lui un uomo senza talento per il male nel mondo della criminalità, lei una chef di talento con un passato doloroso e un carattere che la porta verso una serie di fallimenti autopunitivi – La cena perfetta parla infatti della ricerca di una seconda possibilità nella vita, della necessità di creare e non distruggere, che eleva e nobilita l'essere umano, dei difetti che ci accomunano ma che un progetto condiviso, sia pure improvvisato, può aiutare a superare. Al cuore del film, ovviamente, c'è una storia d'amore, meno scontata e stucchevole delle classiche love story americane, anche per l'umorismo di cui è disseminata la vicenda e la capacità dei protagonisti di interpretare, assieme al tragico, il buffo della vita. Gianluca Fru è una perfetta spalla comica, Salvatore Esposito si conferma attore in crescita, naturalmente dotato di una ricca gamma espressiva e grande sensibilità, qua in ottima sintonia con Greta Scarano in uno dei suoi ruoli più convincenti. Bravi anche gli altri interpreti, con una menzione particolare per Gianfranco Gallo, che di camorristi veri e inventati ne ha interpretati tanti (incluso il suocero del Genny di Salvatore Esposito in Gomorra - La serie) ma che riesce a dare una nota inedita di verità al suo Pasquale A' Scimitarra.
Nel film, l'atto rivoluzionario del cucinare è quello stesso di riportare alla memoria i sapori e i profumi del nostro periodo più felice, l'infanzia, rielaborando in forma moderna un piatto antico, in un modo capace di conquistare non solo un critico culinario severissimo ma anche di commuovere un boss che ha vissuto per il denaro e il potere ma ha conservato in fondo al cuore il gusto della pastiera della nonna. Sarebbe bello se nella vita fosse tutto così semplice e le tragedie si potessero evitare a tavola, dove invece a volte accadono, ma qua sta l'aspetto fiabesco della storia, che non mettiamo in discussione. In un'epoca così bulimica, saper ascoltare e ricordare equivale anche all'assaporare il senso della vita, assuefatti come siamo al consumo di cibi precotti che non potranno mai competere coi piatti che abbiamo mangiato da bambini e le emozioni con cui li abbiamo per sempre associati.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità