In viaggio con Adele: recensione dello stralunato on the road con Alessndro Haber e Sara Serraiocco
Un noto attore fra l'occasione al cinema che aspetta da una vita e la scoperta di avere una figlia ormai grande.
Un tuta rosa da coniglio è la divisa d’ordinanza della giovane Adele. Ha la testa tra le nuvole, è la definizione che preferiamo, oppure ha la sindrome di Asperger, a voler essere freddi, anche se nel film non viene giustamente specificato. Sarebbe interessante approfondire un’analisi sull’utilizzo dell’immaginario del coniglio nel cinema (specie di genere) contemporaneo, ma sarebbe un’altra storia. Quella che viene raccontata nell’opera prima di Alessandro Capitani è una delle rogne più temute dal terrestre contemporaneo: il cambiamento dell’ultimo minuto. Aldo è un attore di teatro dalla lunga carriera piena di successi che si trova a un bivio importante: la possibilità di recitare finalmente al cinema nel ruolo di protagonista, per di più nei panni (e naso) di Cyrano, uno dei suoi cavalli di battaglia da 40 anni sui palcoscenici di tutta Italia.
La sua agente Carla, Isabella Ferrari, episodica partner sessuale ‘per noia’, lo tiene rigidamente sotto controllo perché devono partire per Parigi, per la festa del regista Patrice Leconte, confermando la scelta di Aldo per il ruolo. Ovviamente le cose vanno presto diversamente, la partenza ci sarà, ma in macchina e verso la Puglia, al funerale di una sua ex a cui è rimasto particolarmente affezionato. In omaggio anche una figlia ormai grande, Adele per l’appunto, che dovrà portare con lui per un breve tratto fino a casa della nonna. Il punto di partenza di un viaggio che in realtà sarà ben più lungo del previsto, non solo dal punto di vista geografico. Infatti è uno dei quei percorsi on the road in cui il paesaggio è solo un accessorio, mentre al centro c’è la maturazione quasi fuori tempo massimo di un uomo antipatico, preso da sé e dalla sua carriera, burbero e pieno di ansie, incapace di dire ad Adele la verità, di essere suo padre, ma capacissimo di trattarla in maniera sbrigativa con la frenesia di mollarla il prima possibile.
Una solitudine che scoprono di condividere, contro la quale c’è solo una cura: aprirsi alle deviazioni dal percorso autoimposto, spesso in folle, con cui si vive una vita di noia e routine. Perché non farlo prendendo atto di essere padre e figlia? In viaggio con Adele è un piccolo film dal tocco sensibile e timido, a tratti sembra quasi non voler alzare troppo i toni, pur affrontando tematiche importanti, tanto quanto il candore di Adele le permette di sparare qualsiasi volgarità senza risultare inopportuna; tanto lo è sempre. 80’ dritti senza sconvolgimenti né troppe sorprese che però ci danno un barlume di speranza in un mondo che non abbia paura di diffondere il germe della gentilezza, ritenuta dal cinismo imperante dei mediocri una debolezza. Ben venga l’eccentricità di un sorriso inatteso, di una risata e di due orecchie rosa da coniglio.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito