Guardiani della Galassia Vol.2: recensione del cinecomic Marvel di James Gunn

24 aprile 2017
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Divertente, emozionante, commovente: la pecora nera e anarchica del Marvelverse è il miglior Star Wars oggi possibile.

Guardiani della Galassia Vol.2: recensione del cinecomic Marvel di James Gunn

Il fatto è che al cinema, come nella vita, il segreto del successo sta in quella dote rara che è il non prendersi troppo sul serio. Che non vuol dire affatto non fare le cose per bene, né essere incapaci di serietà: vuol dire soltanto leggerezza, assenza di inutili e pompose sovrastrutture che appesantiscono chi sei e che fai, e uno sguardo ironico che fa risaltare i pregi tuoi e del tuo lavoro, e aiuta a perdonare i difetti.
James Gunn, per fortuna sua, e forse soprattutto nostra, è uno che non si prende troppo sul serio.

Quanto facile sarebbe stato per lui, che comunque era un outsider nel mondo dei blockbuster, perdere mano e misura dopo il successo clamoroso e un po' inaspettato del primo Guardiani della Galassia. Come doveva sembrare rassicurante l'idea di appoggiarsi di nuovo al modello di quel film, alle strutture consolidate e un po' banali di tutti i mille mila cinecomic Marvel passati, presenti e futuri, nascondersi in un cantuccio - magari un po' anonimo, ma rappresentativo - del Marvelverse e campare così di rendita.
E invece no.  Da bravo sconsiderato, Gunn ha rilanciato, facendo di Guardiani della Galassia Vol.2 un film non solo più lungo, ma anche più divertente, più compatto e più interessante di quanto già non fosse il primo.

Il fatto è che Gunn è proprio come i suoi protagonisti: un underdog beffardo e ribelle, che non cede un grammo della sua ironia, della sua voglia di divertirsi e del suo essere filibustiere nonostante la gloria e la notorietà che gli è piovuta addosso. E proprio come loro - come Peter, come Rocket, Drax, Gamora, Baby Groot e perfino Yondu - sotto all'atteggiamento spavaldo, i comportamenti borderline, la lingua tagliente che non ha paura di battute scorrette, nasconde a fatica un cuore grande così.

Senza entrare in dettagli che automaticamente farebbero incorrere nel peccato mortale dello spoiler, basti dire che l'entrata in scena di Ego, in Guardiani della Galassia Vol.2, avviene praticamente subito: e che quindi è chiaro dall'inizio che quello di Gunn è un film che ragiona - in maniera semplice magari, ma mai davvero banale - di padri e figli, di rapporti stretti, di famiglia e di amicizia. Di cosa siano davvero, un padre e una famiglia.
E quindi, senza entrare in dettagli che automaticamente farebbero incorrere nel peccato mortale dello spoiler, basti dire che verso la fine del film perfino i duri più duri, gli scorbutici più scorbutici, lasciano trapelare un animo sensibile.

Così, grazie a una trama che ha tutti gli snodi al punto giusto, e grazie alla capacità che ha Gunn di non prendersi mai troppo sul serio, e di volersi divertire col cinema prima ancora che cercare di divertire gli altri, grazie a dei personaggi azzeccatissimi e un Baby Groot che è già nell'empireo delle icone, Guardiani della Galassia Vol.2 è un film capace di farti scoppiare platealmente a ridere in più di un'occasione, di maneggiare con padronanza del mezzo le fasi puramente spettacolari, e di arrivare con tre passaggi - manco fosse il Barcellona di Messi - a imbastirti un finale che commuove: che commuove per davvero, un po' perché c'è di mezzo un funerale, un po' per altri motivi.
Poi certo, se proprio proprio vogliamo fare i pignoli, qualche minuto in meno ci poteva anche stare: ma quelle piccole lungaggini sono peccatucci veniali, sbavature che rendono più vero e più caldo il disegno complessivo.

Lo guardi, Guardiani della Galassia Vol.2, e ti accorgi che non gli manca proprio niente. Anzi, rispetto al primo capitolo, ha pure un Kurt Russell in più, che non fa mai male. Ha la spavalderia di giocare con gli aspetti più ludici e perfino secondari di quegli anni Ottanta di cui proprio Russell è stato un'icona, e di cui Gunn cattura lo spirito più goliardico, citando Supercar, e Howard il Papero e Cin Cin lasciando che Peter sogni una statua che raffigura tutti assieme Pac Man, Skeletor e Heather Locklear.
Non gli manca niente, a Guardiani della Galassia Vol.2, nemmeno il far apparire proprio un maxi Pac Man quando meno te lo aspetti.

Sta bene così, il film di James Gunn: a fare la pecora nera del Marvelverse, a essere (con buona pace dei nuovi episodi e degli spin-off) il miglior Star Wars possibile oggi: quello che alla Forza è capace di mescolare lo Sforzo.
A prendersi sulle spalle con leggerezza e pelo di sana incoscienza il peso di essere il miglior blockbuster hollywodiano possibile.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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