Gran Turismo: la recensione dell'action automobilistico di Neil Blomkamp

20 settembre 2023
2 di 5

Promette azione oltre i 300 km all'ora, Gran Turismo, ispirato alla storia vera di un giovane che passò dalla Playstation a pilota professionista. Una sequela di luoghi comuni fanno capolino fra adrenalina e droni. La recensione di Mauro Donzelli

Gran Turismo: la recensione dell'action automobilistico di Neil Blomkamp

Simulare: riprodurre in modo simile, imitare. Così dice il dizionario, e così facciamo noi che giochiamo le partite di ogni sport dal divano di casa, o ci lanciamo a 350 km all’ora sulla playstation, con un volante, una pedaliera e una credibilità ormai negli ultimi diventata sempre più sbalorditiva, tanto che usano il gaming anche i piloti professionisti per prepararsi alle piste successive o a quelle che non conoscono bene. Simuliamo, insomma, i brividi di chi corre in macchina. Ma cosa succederebbe se dalla cameretta un ragazzo si trovasse dentro un vero abitacolo, correndo insieme ai professionisti, diventando uno di loro? 

Proprio questo sogno diventato realtà in una storia vera viene raccontato in Gran Turismo, apologo del “tutti possiamo farcela”. Il nome rievoca ovviamente un gioco specifico, ma il film non è strettamente dedicato all’esperienza di gioco, se non nella parte iniziale in cui conosciamo il giovane Jann (Archie Madekwe), proveniente da una famiglia working class. Fin da piccolino vuole diventare pilota, il resto è noia e poco impegno. Ovviamente il padre (il Djimon Hounsou di Amistad) non lo prende sul serio, vorrebbe si dedicasse allo studio o a un lavoro vero, mentre la madre è un pizzico più benevola. A interpretarla la rediviva Geri Halliwell delle Spice Girls, che nella vita reale è legata sentimentalmente a Christian Horner, team principal della scuderia Red Bull di formula 1, dominatrice degli ultimi campionati.

Ma la storia si concentra presto sul vincitore di una dura selezione, un’academy che regala la possibilità al vincitore di diventare un pilota vero di gran turismo, sulle piste più celebri d’Europa e non solo. Ancora una volta, quindi, il cinema diventa l’occupazione di quello spazio intangibile fra vero e verosimile. Verrebbe da dire che sarebbe stato meglio che la storia fosse meno “vera”, tanto risulta fasulla la sceneggiatura, che ripercorre ogni luogo comune sul genere, con ogni scontato ostacolo alla realizzazione dell’eroe presto superato, prima di un’altra tappa e via dicendo per un paio d’ore (troppo) abbondanti. La differenza fra il simulatore e la realtà è ovviamente principalmente una: il rischio di farsi male. È questo percorso di crescita che permetterà a Jann di maturare, fuori e dentro l’abitacolo.

Se l’accuratezza è notevole nel girare su vari circuiti reali, soprattutto tedeschi e a Le Mans, curiosa è la sciatteria con cui si cita per l’unica volta, appena pochi secondi, una potenza dell’automobile storica, fra piloti e circuiti, come l’Italia. Una scritta fugace ci parla di una misteriosa gara a “Trentino, Italia”. Eppure sarebbe bastato un giro su google o su wikipedia per scoprire che in quella splendida provincia autonoma di circuiti di quel livello proprio non se ne parla. Poco meglio se la cava la Ferrari, una volta a ostacolare con la sua lenta andatura il nostro eroe, un’altra rotta a bordo pista. In questo caso, forse, c’è una maggiore attenzione nel seguire quantomeno le gesta più recenti della scuderia di Maranello in Formula 1.

Le premesse e le speranze erano di un film che potesse segnare un passo avanti nel cinema a tema automobilistico, senza abuso di effetti digitali, con droni e piloti reali in abbondanza. Se l’adrenalina e la spettacolarità fa capolino con una certa frequenza, rimane difficile digerire una banalità assoluta nella sostanza della storia, nella sceneggiatura e in ogni snodo narrativo. Per non parlare di quelle insopportabili scorciatoie inverosimili rappresentate da assurde accelerazioni con cambio marcia quando già ci si trova al massimo della velocità. Tutto troppo tirato via e improbabile, in uno sport in cui si vola via sul filo dei millesimi, fra passaggi fra una macchina e l’altra senza prove e il talento come unico strumento per prevalere. Senza esercizio e allenamento.

Per non parlare del ruolo posticcio del povero mentore David Harbour. Ovvio ex pilota che per un trauma ha smesso senza raggiungere la vetta, pronto a specchiarsi nel giovane ambizioso, che gli urla in cuffia perle tecniche come “non farti superare in questa curva”, o “vai più veloce”, ma soprattutto la nostra preferita, e più gettonata, “gettati nella mischia”.

Nonostante la maestria tecnica di Neill Blomkamp, apprezzato per il notevole esordio con District 9, Gran Turismo risulta una sequela di loghi e prevedibilità, con l’underdog che supera l’arroganza di chi lo vede come un alieno pericoloso. Tappe scontate che saranno anche vere ma non esemplari e rimangono a un livello di superficialità che spreca la capacità del cinema di regalare altro che immagini molto ben girate, ormai trasmesse in televisione ogni settimana nei grand prix di Formula 1.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
Suggerisci una correzione per la recensione
Palinsesto di tutti i film in programmazione attualmente nei cinema, con informazioni, orari e sale.
Trova i migliori Film e Serie TV disponibili sulle principali piattaforme di streaming legale.
I Programmi in tv ora in diretta, la guida completa di tutti i canali televisi del palinsesto.
Piattaforme Streaming
Netflix
Amazon Prime Video
Disney+
NOW
Infinity+
CHILI
TIMVision
Apple Itunes
Google Play
RaiPlay
Rakuten TV
Paramount+
HODTV
lascia un commento