Gifted: recensione del dramma da fazzoletto in resta con Chris Evans
Uno zio e una nipote geniale che vorrebbe essere normale.
Nella costa meno scintillante della Florida, Frank vive insieme alla nipotina Mary, figlia della sorella morta qualche tempo prima. Non è come le altre, è dotata di una particolare predisposizione per la matematica che la rende una vera bambina geniale. Il problema è che Frank ha promesso alla sorella morente che l’avrebbe fatta crescere regalandole una vita normale, non come un topo da laboratorio, cosa che non convince assolutamente la nonna della piccola che spinge per prendere atto del suo talento fuori dal comune e indirizzarla subito verso insegnamenti speciali che possano proiettarla presto verso una prestigiosa università dell’Ivy League, come quella frequentata dall’altrettanto geniale, ma molto fragile, mamma.
Sia il protagonista che il regista di doti eccezionali, ma con costume da supereroe, se ne intendono; Chris Evans è Capitan America in persona, Marc Webb ha diretto i non indimenticabili due The Amazing Spider-Man, quelli con Andrew Garfield ed Emma Stone. E dire che aveva iniziato la sua carriera alla grande, con la deliziosa commedia romantica 500 giorni insieme, mentre già è in giro per festival il suo nuovo film, l’indie The Only Boy Living in New York, accolto molto freddamente.
In Gifted concentra la sua attenzione, più che sulle specifiche qualità matematiche di Mary, sui complessi rapporti famigliari che queste hanno generato, come già accaduto con la madre. Genialità e depressione, diversità e normalità; il copione indaga i rischi insiti in un’eccessiva differenza rispetto ai proprio compagni, parlando di una bambina nella fase delicata di crescita. “Frank dice che non devo correggere le persone più grandi, i saputelli non piacciono a nessuno”, dice a un certo punto Mary, dimostrando il contesto in cui lo zio vuole crescerla: modesta, ma dignitosa casa a pochi metri dal mare e a 7 anni una scuola pubblica normale, senza programmi speciali. In più una vicina materna e adorabile come Octavia Spencer.
Il quieto benessere è interrotto dall’irruzione di una nonna che per anni si era disinteressata alla nipote, dopo il trauma del suicidio della figlia, e ora riappare iniziando una controversa causa contro natura con il figlio. Come spesso accade per genitori o parenti troppo ossessionati per il successo dei propri pargoli, geniali o meno, c’è di mezzo la frustrazione di chi non è riuscito a ottenere successi auspicati nella propria di vita. Qui non si fanno eccezioni, Gifted è un prodotto da manuale con la sua struttura a tre atti, il contrasto e la risoluzione. Evans conferma di essere un attore anche senza lo scudo e la piccola Mckenna Grace è la nuova mostruosa interprete poco più che in fasce che il cinema americano regala. Quello che spaventa è che ha già alle spalle 10 film e 20 apparizioni in serie televisive.
I suoi occhioni azzurri e capelli biondi non possono non intenerire, mentre Chris Evans farà la gioia delle donne di tutte le età che vorranno abbracciarlo. Tenerezza a piene dosi e fazzoletti pronti almeno in un paio di scene: strumenti facili con cui colpire al basso ventre gli spettatori.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito