Erin Brockovich - Forte come la verità è un film drammatico diretto da Steven Soderbergh. Ambientato a Los Angeles agli inizi degli anni '90, racconta la storia vera di Erin Brockovich (Julia Roberts), giovane mamma single, pluridivorziata, con tre bambini piccoli che rimane senza lavoro e con tanti conti da pagare. Dopo una lunga ricerca, la giovane donna convince l’avvocato Ed Masry (Albert Finney), che l’aveva difesa in una causa, a darle un lavoro come segretaria. Un giorno, mentre Erin svolge il suo noioso lavoro di archiviare vecchie pratiche, trova dei referti medici in un incartamento che avrebbe dovuto contenere tutt'altro.
La curiosità della “detective dilettante” viene stuzzicata dallo strano ritrovamento e inizia a leggere la documentazione relativa all'acquisto di alcune proprietà immobiliari e scopre che si tratta di un tentativo di coprire un grave episodio di contaminazione delle acque. Decisa a saperne di più, Erin scopre che uno stabilimento della Pacific Gas & Electric, un’importantissima industria della zona, ha scaricato nelle acque di una cittadina della California di nome Hinkley, una sostanza estremamente cancerogena: il cromo esavalente. Inizia così un grande lavoro di ricerca, che porterà Erin e il suo fedele amico Ed, a trovare tutte le prove necessarie per poter rendere giustizia agli abitanti della cittadina che a causa della sostanza velenosa hanno contratto dei tumori e altre gravissime malattie. Nonostante il suo aspetto trasandato e delle volte anche provocante, con il suo impegno e il suo senso di giustizia Erin riuscirà a organizzare una class-action che metterà la compagnia incriminata in serissime difficoltà...
"La storia è vera. ma la Roberts gigioneggia al di là di ogni umana sopportazione. E Soderbergh le dà corda. Gli americani hanno grigato al miracolo. Contenti loro. C'è anche la vera Erin. Nei panni di una cameriera". (Paola Piacenza, 'IO donna', 22 Aprile 2000)"Ispirato a un autentico caso di cronaca, 'Erin Brockovich' comportava diversi rischi (...). Il pericolo è largamente evitato dal bravo Steven Soderbergh grazie a una narrazione spedita e fluida, senza pause declamatorie o lungaggini anzi, piuttosto provvista di humor". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 16 aprile 2000)"Scritto in spirito femminile e femminista da Susannah Grant, 'Erin Brockovich' è un buon prodotto di confezione cui il regista Steven Soderbergh conferisce smalto naturalistico, mettendosi al servizio della luminosa interprete". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 16 aprile 2000)"Il cinema ha ancora bisogno di eroi. Così gli americani hanno ripreso a far film coi pugni in tasca, scendendo finalmente dalle guerre stellari alle terrestri. Dopo 'Insider', che attacca le multinazionali del tabacco, ecco l'altrettanto civile, appassionato e divertente "Erin Brockovich" diretto da quello Steven Soderbergh che dopo aver trattato sesso, bugie e videotape, torna sulle bugie (...) La cosa rara è che 'Erin Brockovich' è un film-denuncia, come si facevano in Italia negli Anni 60, ma non gli manca a del professionismo hollywoodiano, tanto che l'aggettivo didascalico si sposa al sostantivo 'entertainment' senza far sconti al dramma civile, uno dei tanti cui speriamo di non abituarci. C'è l'optional del divismo, che fa circolare meglio il prodotto. Sorpresa: Julia Roberts che, nel pieno di una stagione di fortunate smorfie sentimentali, qui, opportunamente rinforzata nel seno, si impegna e s'impone come una bravissima attrice drammatica, espressiva, varia, commovente senza retorica e giusta per il neo-realismo hollywoodiano: i suoi occhi vivi t'inseguono fino all'uscita". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 15 aprile 2000)"Della serie: grande nazione l'America, immuno-dotata di anticorpi per le infezioni del capitalismo. Madre di tutte le malattie, la rapacità. Parte da mattatrice per Julia Roberts, esuberante di curve e di convinzioni etiche, alla ricerca ostinata della Meryl Streep che c'è in lei. Steven Soderbegh si rivela sempre più adatto come grande regista di servizio e ritrova il "new american cinema" anni '70 di case povere, province di sobborghi industriali, gente ignara e ignorante colpita nella fiducia". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 15 aprile 2000)
Il film ebbe cinque nomination ai Premi Oscar e fu assegnato quello di Miglior attrice protagonista a Julia Roberts, l’attrice vinse anche il Golden Globe.
Il film ha ricevuto anche diverse nomination agli Oscar 2001 per Miglior Film, Miglior regista a Steven Soderbergh, Migliore attore non protagonista ad Albert Finney, Migliore Sceneggiatura originale a Susannah Grant.
La vera Erin compare in un cameo come cameriera in un fast food e sulla divisa che indossa ha una spilla con scritto Julia.
Attore | Ruolo |
---|---|
Julia Roberts | Erin Brockovich |
Albert Finney | Ed Masry |
David Brisbin | Dottor Jaffe |
Dawn Didawick | Rosalind |
Conchata Ferrell | Brenda |
Valente Rodriguez | Donald |
Aaron Eckhart | George |
Jack Gill | Imputato |
Irene Olga Lopez | Signora Morales |
George Rocky Sullivan | Giudice Di Los Angeles |
Pat Skipper | Avvocato Difensore |
Gemmenne de la Peña | Katie |
Erin Brockovich-Ellis | Cameriera |
Randy Lowell | Brian Frankel |
Jamie Harrold | Scott |
Marg Helgenberger | Donna Jensen |
Irina V. Passmoore | Babysitter |
Scotty Leavenworth | Matthew |
Adilah Barnes | Anna |
Ecco tutti i premi e nomination Oscar 2001
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