Crater, la recensione del teen-movie di fantascienza su Disney+
Crater, in esclusiva streaming su Disney+, è un film di fantascienza a misura di adolescente, dove una storia di crescita s'intreccia con idee che non andrebbero mai abbandonate, a prescindere dall'età. La nostra recensione.
Caleb (Isaiah Russell-Bailey) ha appena perso il padre, morto durante il suo duro lavoro di minatore sulla Luna, l'unico mondo che Caleb abbia mai conosciuto. Per una clausola contrattuale, ora Caleb può partire - via ibernazione - alla volta di un mondo nuovo: il sacrificio del babbo gli ha donato un futuro migliore. Caleb, legatissimo ai coeteanei Dylan (Billy Barratt), Borney (Orson Hong) e Marcus (Thomas Boyce), non vorrebbe mai lasciarli, e con l'aiuto della terrestre Addison (Mckenna Grace), appena arrivata, la sera prima della propria partenza, organizza un'avventura: rubare un rover e partire con gli amici verso un fantomatico "cratere", dove il babbo gli aveva chiesto di passare se gli fosse successo qualcosa...
Crater è un film originale Disney+, diretto da Kyle Patrick Alvarez (Tredici, Homecoming) e prodotto da Dan Cohen e Shawn Levy, già dietro a Stranger Things. Scritto dal creatore della serie From, John Griffin, è un film di fantascienza a misura di adolescente, molto onesto e chiaro nei temi che propone, molto ben interpreato dai suoi giovani affiatati protagonisti.
La principale forza di Crater è quella che scommettiamo qualcuno leggerà come debolezza: nonostante la premessa abbia un retrogusto misterioso, il copione scarta ogni soluzione sovrannaturale, aliena e/o pacchiana, scegliendo invece una strada simbolica, tutta orientata sulle dinamiche sociali, di un gruppo ristretto e - per proprietà transitiva - di un'intera società. Sulla strada, tratta in modo più semplice ed elementare temi alti come il senso del tempo e dell'unica esistenza che abbiamo a disposizione, quasi sognasse il respiro di un Interstellar, accontentandosi però di generare un Passengers con protagonisti molto giovani. Umani, fallaci e ben caratterizzati individualmente, i quattro amici e Addison hanno una posta in gioco concreta, che non viene mai contrabbandata con superficialità ai loro coetanei che guarderanno il film.
Funziona la lacerazione interna di Caleb, così vicina a tanti che devono abbandonare le proprie origini, per abbracciare le chance di diventare qualcosa di meglio: una lotta tra le sicurezze attuali, le amicizie profonde che gli hanno permesso di superare i lutti, e il rispetto di un progetto a lungo termine che un adulto come suo padre ha saputo vedere e che lui non riesce ancora a scorgere. Insomma, un piccolo romanzo di formazione affettuoso, con una bella confezione che non stupisce ma che non risulta mai troppo approssimativa.
Se questi temi privati, nei quali è facile immedesimarsi, sono le fondamenta solide del racconto, Crater dà il meglio quando confronta i giovanissimi con le conseguenze di una gestione adulta della società, non solo scriteriata ma ancora peggio pigra. I cinque capiranno che, da qualche parte nell'opera di colonizzazione della Luna, qualcosa si è inceppato, e la certezza del profitto ha fagocitato l'utopia, la voglia di un mondo migliore, l'entusiasmo che invece è caratteristica dell'adolescenza.
Crater ha il coraggio di non cercare un lieto fine scappatoia, è dalla parte dei giovani ma non vuole nemmeno assecondarli nel prolungare all'infinito la loro gioventù. Nel suo raccontare il percorso di un gruppo, senza nascondere mai l'inevitabilità delle cose, la sceneggiatura punta a ricongiungere padre e figlio in nome di quell'entusiasmo. La più forte eredità che siamo chiamati a lasciare alle nuove generazioni.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"