Con la grazia di un dio: recensione del film di Alessandro Roia presentato alle Giornate degli Autori

05 settembre 2023
3.5 di 5
41

Tommaso Ragno, Maia Sansa e Sergio Romano sono i protagonisti dell'opera prima del giovane attore, un dolente noir che parla del peso del passato e di amicizia ambientato in una Genova autunnale e suggestiva. La recensione di Federico Gironi.

Con la grazia di un dio: recensione del film di Alessandro Roia presentato alle Giornate degli Autori

Un film non privo di ambizioni, l’esordio alla regia di Alessandro Roia. Tutt’altro, forse.
Ma, al tempo stesso, senza alcuna arroganza, anzi con un pizzico di umiltà, pare quasi di percepire palpabile tra un fotogramma e l’altro. Non foss’altro che per la decisione di non voler fare anche l’attore, limitandosi - si fa per dire - a scrivere e dirigere una storia che sconta un’evidente somiglianza con quella di Nostalgia di Mario Martone (e quindi con l’omonimo romanzo di Ermanno Rea) ma che riesce comunque a trovare una sua identità.
Anche Con la grazia di un Dio, infatti, è in qualche modo la storia di un personaggio che fa ritorno nei luoghi della sua giovinezza sbandata e quasi criminale, costretto a fare i conti col peso del passato e della sua fuga. Se nel film di Martone Tommaso Ragno era l’amico rimasto, qui, con un interessante ribaltamento, diventa colui che ritorna, il protagonista della storia.
Il contesto non è Napoli, ma una Genova non meno affascinante, autunnale, plumbea, fatti di mare, cieli grigi e vicoli misteriosi e minacciosi.
Ragno è Luca, e torna a Genova dopo vent’anni e passa di assenza per il funerale del suo migliore amico di gioventù, compagno di bagordi, bravate e scorribande in moto, morto per una misteriosa overdose. “Ci siamo sempre fatti di tutto”, dice a Luca l’amico Maurizio (un bravissimo Sergio Romano), per fargli capire che, tutto sommato, l’overdose non è stata così accidentale. Ma Luca non è convinto, anzi è convinto, ma del fatto che qualcuno abbia ucciso quell’amico che era come un fratello, e forse qualcosa di più. E quindi, invece di ripartire dopo il funerale come previsto, e tornare subito alla sua seconda e regolare vita, rimane a Genova, convinto di dover indagare e scoprire una supposta verità.
Così facendo, Luca sprofonderà sempre di più nel passato, e in quella parte oscura di sé che aveva nascosto e negato per anni.

Roia sta attaccato al suo personaggio, non lo molla, ce ne racconta una metamorfosi che è anche quasi fisica, ne trasmette le inquietudini, il dolore, la rabbia e la paranoia crescenti utilizzando poche parole e molte immagini.
La sua è una regia pulita, classica, lontana dalle nevrosi visive contemporanee: ricorda vagamente lo stile ruvido e realistico di molti film della New Hollywood, complice forse la fotografia di Massimiliano Kuveiller e l’uso della pellicola al posto del digitale contemporaneo.
Ruvido sì, ma mai troppo, Con la grazia di un dio gratta via patine temporali, ruggini personali, difese interiori con una determinazione paziente, minuziosa e ritmata, facendo emergere sempre più forti i ricordi, le ossessioni, le paranoie. E una tensione che si sente addosso.
Così come Luca si perde in sé stesso, nei suoi ricordi e nelle sue ossessioni, nei vicoli genovesi, noi che guardiamo Con la grazia di un dio ci perdiamo in un racconto che non ha mai fretta e che non è mai prolisso (il film dura 74 giustissimi minuti), e che sa usare gli spazi e i luoghi in maniera suggestiva e (mai troppo sfacciatamente) evocativa.
Forse c’è un pelo di insistenza di troppo nell’uso dei flashback (ma l’ambiguità sul legame omoerotico tra Luca e l’amico morto è giusta e centrata), e in una sequenza vagamente psichedelica, ma sono sfumature che non inficiano l’equilibrio e la compattezza di un insieme che è capace di alcune sequenze davvero riuscite (il saluto tra Luca e la Claudia di Maia Sansa alla biforcazione di un vicolo; uno scoppio di violenza notturna, un incontro al ristorante, e diversi confronti tra Luca e Maurizio).
Bravo Alessandro Roia.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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