ARF, la recensione del film animato su un bambino cresciuto da un cane

27 gennaio 2024
3.5 di 5
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Apologo fiabesco e poco parlato sui bambini vittime di guerra, l'italiano ARF di Simona Cornacchia e Anna Russo gioca con uno stile accattivante e tempi comici curiosi. La nostra recensione.

ARF, la recensione del film animato su un bambino cresciuto da un cane

In un'imprecisata nazione invasa da una forza dittatoriale (s'intuisce nazista, ma le simboleggia tutte), un neonato perde la mamma e viene allevato dalla sua cagna Bianca. Cresce libero nella natura e pensa di essere un cane, sapendo pronunciare solo una parola: Arf, che inevitabilmente diventa anche il nome col quale viene identificato e riconosciuto dai coeatanei, poi rinchiusi come lui in un campo di concentramento... dove l'immediatezza e la semplicità di Arf saranno una benedetta forza destabilizzatrice.

Anna Russo, scrittrice molto attiva, schierata per i diritti dell'infanzia e non solo, ha pubblicato nel 2010 per Mursia il romanzo "Il baffo del dittatore", dal quale ha tratto ora questa sceneggiatura, da lei stessa portata sullo schermo con questo ARF: taglia il traguardo in tandem con la storyboard artist Simona Cornacchia, che da vent'anni dà il suo contributo all'animazione italiana. Le due registe regalano un film pregevole sia dal punto di vista narrativo sia da quello estetico, un risultato equilibrato e omogeneo che va sottolineato: evita qualche trappola di questo tipo di racconto, lo alleggerisce dalle tentazioni troppo didattiche e lo proietta verso un gusto internazionale che sembra tener presente.

Il racconto ha il pregio di aderire linguisticamente al suo protagonista: ci sono dialoghi in Arf, c'è qualche battuta, ma le vere emozioni e i momenti salienti della narrazione si muovono lungo linee non verbali. È una vera boccata d'aria fresca in un mondo dell'animazione in forma di lungometraggio: spesso, anche quando ruota su direzioni artistiche della qualità di Arf se non migliori, si appoggia ai dialoghi per costruire la sua esperienza. Arf però non parla, e tutto il mondo che lo circonda si adatta a questa stranezza. E vi si adatta il ritmo della regia e del montaggio, meno sincopato rispetto a produzioni rivolte esplicitamente all'infanzia, e anche per questa ragione curioso e stimolante per adulti che non disdegnino di "abitare" immagine e suoni senza fretta, osservando e ascoltando. Arf è un film che non spiega, si mostra e basta. Con una semplicità che riflette il suo allegramente ferino protagonista.

Se i dialoghi rarefatti non distraggono, l'immagine deve coinvolgere ancora di più, e la direzione artistica di Arf stimola e diverte lo sguardo: forme morbidi e colori saturi per la natura dove Arf vive insieme a Bianca, rigidità grigia in città e nel campo di concentramento, un contrasto riflesso anche nel design dei personaggi nei rispettivi mondi. Non c'è alcun realismo, anzi la costruzione visiva è simbolica, nel tratto come nelle inquadrature: la prospettiva è di frequente negata con una forte stilizzazione, che richiama alla mente l'immediatezza comunicativa di Bruno Bozzetto (anche quella poco "spiegona"), ma anche la ricerca antirealistica della concorrenza europea migliore, come il Cartoon Saloon di Wolfwalkers. Certo, non parliamo degli stessi budget, e il lavoro di animazione dello studio indiano Digitoonz deve farci i conti, ma si difende con la giusta precisione. D'altronde, considerando quanto accade al Dittatore per un problema appunto di... immagine, quest'aspetto non poteva di certo essere secondario!

Il risultato dello stimolo visivo e dell'immediatezza narrativa di Arf è un'essenza della storia bene a fuoco: il film viene distribuito al ridosso del Giorno della Memoria, ma è abbastanza universale da coprire una violazione generale (e purtroppo eterna) dell'infanzia, nonché più in generale della serenità, per qualunque età. La canzone originale "Pace", cantata da Simone Cristicchi, racchiude questo bisogno di serenità con la stessa poetica leggerezza del film.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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