Zamora: Neri Marcorè presenta al Bif&st il suo primo film da regista, romanzo di formazione e storia di un'amicizia
Fra i titoli dell'ItaliaFilmFest del Bari International Film Festival 2024 c'è Zamora, che segna l'esordio dietro alla macchina da presa di Neri Marcorè. Il pubblico ha applaudito a lungo la sua prima prova registica, di cui è protagonista Alberto Paradossi.

Ha partecipato al Bari International Film Festival 2023 come protagonista del film di Walter Veltroni Quando e in qualità di uno dei personaggi de Le mie ragazze di carta di Luca Lucini. Quest'anno Neri Marcorè torna al Bif&st con il suo primo film da regista, intitolato Zamora e ispirato al romanzo omonimo di Roberto Perrone. L'ambientazione della storia che racconta con passione e delicatezza, e in cui si ritaglia la parte di un portiere calcistico piegato dalla vita e dal vino, è la Milano dei favolosi anni '60, ribattezzati dal produttore Agostino Saccà "l'unica belle époque della nostra Italia". Nella tentacolare città lombarda trova un impiego da ragioniere un giovane uomo di provincia di nome Walter Vismara. Walter è insicuro, presuntuoso, provinciale e competitivo, e deve obbedire a un capo ufficio malato di calcio che lo costringe a entrare nella squadra aziendale degli scapoli nel ruolo di portiere. Il film è il suo romanzo di formazione e una storia di amicizia che ieri sera, dopo la proiezione al Teatro Piccinni, il pubblico ha applaudito a lungo. Per questo, durante la conferenza stampa del film, il neo-regista ha sentito l'urgenza di ringraziarlo sentitamente: “Conosco il vostro calore, e forse è per questo che ieri sera non ero in ansia, anche perché non vedevo l’ora che Zamora uscisse. Quando hai finito un film, scopri che ce ne sono tanti altri in coda, e allora devi aspettare. Zamora era pronto da un annetto, e quando Paolo Del Brocco mi ha detto: 'Noi vorremmo andare al Bif&st', ho accolto con grande gioia la sua proposta, e se non mi avete visto preoccupato, è perché con il produttore Agostino Saccà sapevamo di aver fatto un buon lavoro. Forti di questa consapevolezza, ci siamo preparati atleticamente per fare una gara, dicendoci: 'Ok, ce la giochiamo'. Eravamo con la coscienza a posto e quindi sottoporci al giudizio del pubblico era diventato un bisogno. Non svelo nessun segreto se vi dico che noi attori a volte partecipiamo a film che poi quando li vediamo realizzati pensiamo: speravo meglio quando ho letto la sceneggiatura. Nel nostro caso abbiamo tutti remato nella stessa direzione: attori, troupe, maestranze ed io, ecco perché eravamo tranquilli. La risposta della sala è stata meravigliosa e travolgente, e quando si sono accese le luci avevo ancora gli occhi pieni di lacrime per la commozione".
A interpretare Walter Vismara nel film di Neri Marcoré, è Alberto Paradossi, che qualcuno ricorderà nella parte di Federico Fellini nel film con Edoardo Pesce Permette? Alberto Sordi. In Zamora l'attore è al suo primo ruolo da protagonista ed è quasi irriconoscibile per via dell'acconciatura e di un paio di occhiali da vista che davvero "fanno" anni Sessanta. Parlando di lui, il regista dice qualcosa di molto importante sul casting dei film italiani: "Ho scelto Alberto sulla base di un provino che mi ha conquistato immediatamente. Avevo visto altri due attori insieme a lui, ma subito dopo la sua audizione ho detto: 'Per me Walter è lui. Secondo me può esprimere alla perfezione quello che voglio venga fuori da questo personaggio fatto di timidezza e di impacci e che 20 anni fa avrei potuto interpretare io'. In realtà Alberto ha fatto molto di più di ciò che avrei potuto fare io: è stato un Walter Vismara due punto zero. Mi auguro davvero che questo film possa essere per Alberto l'inizio di una carriera meravigliosa. Se lo merita perché è bravissimo. Insieme ad altri, credo che sia il rappresentante di una serie di attori e attrici che in Italia non aspettano altro che di essere scoperti per poter tirare fuori il loro talento. Penso che ci sia troppo spesso da parte dei registi un po’ di pigrizia o di abitudine ad appoggiarsi sulle facce che funzionano. La loro professionalità è indiscussa, ma se fosse sempre così, non scopriremmo mai nessuno. Io sono stato grato a Pupi Avati come Alberto dice di essere grato a me. Zamora si compone di facce note, non note, di amici che hanno partecipato al film dando un contributo minimo ma fondamentale, un colore. Ecco perché posso dire che questo film è un arcobaleno di facce, di talenti, perché da Alberto, che è l'interprete principale, all'ultima figurazione, non ho tralasciato di curare ogni minimo dettaglio, perché desideravo che venisse fuori la professionalità di tutti e perché anche un piccolo ruolo non può essere affidato a chi fa un altro mestiere".
È sorprendente la chiarezza di visione di Marcoré, oltre alla cura che ha messo nella scelta delle scenografie, dei costumi, eccetera. Quanto alla regia, avendo molteplici esperienze come attore, ha imparato da una serie di grandi maestri: "Ognuno di noi ha i suoi riferimenti. Si impara da tutte le esperienze, anche quelle meno positive, cosa fare o non fare, perciò quasi sicuramente risento dell'imprinting di Pupi Avati, con cui ho avuto la mia grande opportunità da attore ne Il cuore altrove. Ora, siccome lui si mette vicino alla macchina da presa a guardare la scena e resta vicino agli attori, una cosa che ho apprezzato molto quando lavoravo con lui è che non stava nella tenda a guardare dal monitor. Me lo sentivo vicino, e quindi, durante le riprese di Zamora, spesso stavo accanto ai miei attori. Poi ci sono tantissime altre cose da cui si prende spunto, però non è il caso di parlare di stile, perché lo stile si vede dopo tanti film. Però a me piace molto il cinema francese, ad esempio per certi sapori e certe atmosfere che a volte arrivano in maniera dolce, lenta e progressiva. E infatti ho sempre pensato che questo film potrebbe andare bene in Francia".
Per Neri Marcorè il passaggio dietro alla macchina da presa è stato casuale, come lui stesso ammette: "Avevo sottoposto questa storia all'attenzione di Agostino perché questo Zamora di Roberto Perrone, che ci ha lasciato a gennaio dello scorso anno e che non ha potuto vedere il film finito, mi piaceva tantissimo. Quando ho proposto ad Agostino di rendere cinematografica la vicenda di Walter, non ero andato da lui con l'intenzione di improvvisarmi regista, ma è stato lui che mi ha detto: 'Mi piace molto questa storia però voglio che la diriga tu'’. A quel punto mi sono accorto che lo desideravo da anni, e grazie ad Agostino ho fatto un primo passo su questo terreno che sentivo mio perché il protagonista provinciale che si trasferisce nella grande città rispecchiava molto di me”.
Per finire, Neri Marcorè si sofferma sull'epoca nella quale Zamora si svolge: "Volevo narrare una storia ambientata negli anni '60 ma che parlasse anche di oggi. E infatti i personaggi femminili sono moderni, liberi intellettualmente, maturi, e danno una pista a quelli maschili, che sono chiamati a crescere. Nel rifiuto di una donna rispetto alle ambizioni di un uomo, nel nostro caso Walter, c'erano molti elementi di contemporaneità e quindi la reazione del nostro protagonista che deve accettare una porta chiusa senza pensare di avere il diritto di sfondarla deve farci riflettere. Purtroppo, nel nostro tempo, assistiamo una degenerazione del rapporto sentimentale che porta alla violenza. Questo aspetto è molto più importante del calcio, che nel film è semplicemente un pretesto per parlare di un confronto".
Zamora uscirà nelle sale italiane il 4 aprile distribuito da 01 Distribution.