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Die, My Love: incontro con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson, per cui essere genitori amplifica emozioni e creatività

Jennifer Lawrence e Robert Pattinson sono i protagonisti del film di Lynne Ramsay Die, My Love. La regista e gli attori lo hanno accompagnato al Festival di Cannes, dov'è in concorso, e lo hanno presentato ai giornalisti.

Die, My Love: incontro con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson, per cui essere genitori amplifica emozioni e creatività

Uno dei film più attesi del concorso della settantottesima edizione del Festival di Cannes è senza dubbio la nuova regia di Lynne Ramsay: per il tema che affronta, e cioè la depressione post-partum e per i due protagonisti, che sono Jennifer Lawrence e Robert Pattinson.
Die, My Love porta al cinema l'omonimo romanzo di Ariana Harwicz, che parla di una giovane coppia che da New York si trasferisce in una casa di campagna. Lei aspetta un bambino e, quando il piccolo nasce, comincia a sentirsi sola, angosciata, triste, inutile e arrabbiata. Per rendere tutte queste emozioni credibili, era importante avere un'attrice dotata di grandissimo talento, e la scelta della Lawrence si è rivelata perfetta, perché Jennifer rende intenso il film e a tratti disturbante, dal momento che tra le pieghe di atteggiamenti e sensazioni dovute a uno squilibrio ormonale si insinua gradualmente la malattia mentale.

Interpretato anche da Sissi Spacek e Lakeith Stanfield, Die, My Love ha suscitato qualche perplessità in chi lo ha visto, probabilmente perché non ha niente di rassicurante e, lungi dal chiamare all'identificazione con la protagonista, ne osserva lo smarrimento quasi con freddezza, muovendosi tra simbologie e una recitazione sopra le righe.
Che l'abbiamo amato oppure no, i giornalisti e i critici sono intervenuti numerosi alla conferenza stampa del film, dove a prendere la parola per prima è stata Lynne Ramsay, che non è nuova alle trasposizioni di opere letterarie: "Il romanzo di Ariana Harwicz che ha ispirato Die, My Love è un libro molto particolare, che affronta un argomento che lascia ampio spazio alla creatività. Si parla di passione, sesso e animalità, e con Jennifer ci siamo dette che potevamo trasformarlo in un film interessante. Mi sono detta: 'Ci provo'. Magari non ci sono riuscita, però mi sono voluta lanciare nell'impresa. Desideravo che Die, My Love cominciasse come una storia d’amore per poi diventare il racconto di un matrimonio delirante. Nella vicenda di Grace e Jackson ho messo anche qualcosa di personale, ma, come ho fatto per tutti i miei adattamenti, ho cercato soprattutto di mantenere intatto lo spirito del libro. Non sempre è facile trasformare un romanzo in un film. "E ora parliamo di Kevin", ad esempio, era un tomo di 500 pagine scritto con uno stile che non aveva niente di visivo. In questo caso, ho tentato di tradurre in immagini gli aspetti fondamentali di "Die, My Love": il sesso, la natura femminile, l'idea di sentirsi bloccati. Spero di aver fatto un buon lavoro".

Si dà il caso che sia Jennifer Lawrence che Robert Pattinson siano genitori, cosa che, ça va sans dire, ha influenzato la lettura del libro di partenza e della sceneggiatura da parte dell'attrice protagonista: "Essendo una madre, ho trovato davvero difficile separare il film dalla vita. Leggere per la prima volta il romanzo mi ha spezzato il cuore. L'ho trovato devastante, potentissimo. Avevo appena avuto il mio primo figlio. Per una donna il periodo immediatamente successivo al parto è un momento di grande isolamento. Nel film Grace non ha un gruppo di amici che possano sostenerla, e la sua angoscia e la sua depressione finiscono per renderla ancora più sola, alienata, facendola sentire un'estranea”.
Poi Jennifer va in profondità, spiegando lo smarrimento di Grace e come sia stato interpretarla: "Non sono un’attrice che si porta il lavoro a casa. Grace è chiaramente vittima di una depressione post-partum, ma attraversa anche una crisi di identità: 'Chi sono come madre?' - si domanda. 'Chi sono come moglie? Chi sono come partner sessuale di mio marito? Credo che Grace abbia la netta sensazione che potrebbe scomparire da un momento all'altro. Quando abbiamo girato Die, My Love ero incinta di 4 mesi e mezzo. Ero in piena tempesta ormonale e mi sentivo di ottimo umore, ed era l'unico modo per potermi tuffare nelle emozioni viscerali di Grace".

Accanto a Jennifer Lawrence siede Robert Pattinson, che racconta qualcosa sul personaggio di Jackson, che non comprende fino in fondo la caduta della sua Grace: "Di solito non sono molto attratto da personaggi come Jackson, che trovo indecifrabili. Tuttavia Jackson, se ci pensiamo, è un uomo piuttosto normale, o meglio è un personaggio universale. Qualunque sia la malattia mentale con cui si ha a che fare, è sempre complicato gestirla, inoltre quell'isolamento, quel senso di alienazione e quell’incapacità di trovare il proprio ruolo all'interno della relazione con Grace è una cosa molto difficile da rendere sullo schermo e a cui aggrapparsi. Jackson è un musicista newyorchese, non ha visto nessun video su TikTok su come si diventa un bravo papà, ma semplicemente spera che il rapporto con Grace ritorni quello di prima e non capisce che cosa stia accadendo. La paura che sente è però qualcosa che tutti avvertiamo quando diventiamo genitori".

A proposito del diventare genitori, Jennifer Lawrence parla di come la maternità le abbia cambiato la vita, aiutandola nello stesso tempo a diventare un'attrice migliore: "Avere dei figli cambia tutto, ti cambia completamente la vita, è brutale e nello stesso tempo incredibile. Non solo i miei figli influenzano le mie decisioni di lavoro - quindi se fare un film, non farlo e quando farlo - ma è come se avessero amplificato le mie emozioni e, come potete immaginare, il mio lavoro ha molto a che fare con l'emozione, e in questo senso mi hanno aperto un mondo e mi hanno cambiata da un punto di vista creativo. Quindi mi sento di raccomandare fortemente a chi vuole fare l'attore di avere dei bambini".

Durante l'incontro con i giornalisti, la Lawrence ripete più volte quanto sia stata felice di recitare per Lynne Ramsay, che anche per Robert Pattinson è stata un faro nella notte. Infatti l'attore conclude: "Io mi sono semplicemente affidato a Lynne, una regista con cui ho sempre voluto lavorare. Lei crea un'atmosfera davvero particolare sul set, e non stai lì a chiederti cosa sia difficile o cosa invece sia semplice. Certo, nel film ci troviamo in un contesto insolito, ma quando riponi totalmente la tua fiducia in chi ti dirige, si crea una specie di aura e hai la sensazione che qualcuno ti stia portando nella direzione giusta, anche se non sai definirla. Ricordo che c'era una scena che richiedeva 3 o 4 pagine di dialogo. Ero spaventato e non è stato semplice, ma mi sono sentito molto vivo, perché ero parte di un processo creativo, e quindi tutto è diventato più facile".

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