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Addio a Roger Ebert

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Il grande critico americano è morto all'età di 70 anni Roger Ebert


“E' col cuore pesante che riferiamo che il leggendario critico cinematografico Roger Ebert se n'è andato”. 


Così, su Twitter, il suo "Chicago Sun Times" ha annunciato nella serata odierna (la mattina per molti americani) la morte, a soli 70 anni, del giornalista, da anni in lotta con un cancro alla tiroide che l'aveva devastato fisicamente. Proprio l'altro ieri era apparso sul suo blog il suo ultimo articolo, "A Leave of Presence" (irraggiungibile nel momento in cui scriviamo), in cui l'autore annunciava una recrudescenza della malattia e la necessità di rallentare – non di smettere - i suoi indiavolati ritmi di scrittura. 

Dal 2002 Ebert era affetto da un tumore alla tiroide: nemmeno l'impossibilità di parlare e mangiare, dopo l'operazione che gli aveva asportato anche la mandibola, aveva interrotto la sua voglia di raccontare di cinema (e non solo). Dopo la lunga e dolorosa convalescenza era tornato in pubblico, a scrivere articoli e a recensire film in un programma che si richiamava a quello leggendario condotto con Gene Siskel, At The Movies , attraverso una voce computerizzata. 

La notizia della scomparsa del critico ha suscitato centinaia di reazioni commosse in tutto il mondo del cinema (Ebert era membro onorario della Directors Guild e aveva una sua stella sul Walk of Fame). Twitter è stato letteralmente inondato di messaggi di cordoglio e di riconoscenza. 

Per molti di coloro che hanno scelto questa professione, o che semplicemente amano il cinema, Roger Ebert è stato un Maestro. Con la sua arguzia, la sua intelligenza, la sua apertura mentale e la chiarezza della sua penna, è arrivato là dove molti critici non arrivano: a toccare il lettore, anche quello meno preparato, senza mai peccare di superficialità ed arroganza, e riuscendo sempre a comunicare la sua grande passione per la settima arte. A volte anche feroce ma sempre in modo acuto, elegante e motivato, Roger Ebert non ha mai avuto paura di tornare sulle sue posizioni anche a distanza di anni, dimostrando di saper essere anche il miglior critico di se stesso. 
Democratico e impegnato politicamente, è intervenuto più volte nel dibattito sociale e intellettuale del suo Paese, e ha valorizzato e diffuso in America l'opera di registi come Werner Herzog, di cui – come dei grandi cineasti europei – conosceva tutte le opere. 

Per informarsi sulla mole del lavoro che ha prodotto in 46 anni di carriera basta navigare in rete. Per capire la qualità di quanto ha scritto è necessario leggerlo: non è da tutti riuscire a lasciare un'impronta tanto forte sugli altri attraverso una professione spesso ancora considerata derivativa e inutile, che nelle mani giuste può diventare per molti fonte di ispirazione. In una parola: Arte. 

"Thumbs up" per Roger Ebert!

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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