A Complete Unknown: Timothée Chalamet arriva a Roma per raccontare il suo Bob Dylan, artista libero e maestro di storie
Timothée Chalamet è arrrivato a Roma insieme al regista James Mangold e ai colleghi Edward Norton e Monica Barbaro per presentare A Complete Unknown, in cui interpreta magistralmente Bob Dylan e canta benissimo le sue canzoni.

Fra le tappe del tour promozionale di A Complete Unknown c'è anche Roma: l'abbiamo appreso con gioia qualche giorno fa insieme ai fan più o meno sfegatati di Timothée Chalamet, che nel film interpreta Bob Dylan e che canta proprio come lui. E che un po’ gli somiglia - vogliamo aggiungere: sia quando cerca di affermarsi come musicista folk nella New York degli anni ‘60 che nel periodo del successo mondiale e della rivoluzione rock & roll.
Chalamet è stato apprezzato dal pubblico e dalla critica americani, e la sua performance gli ha fatto ottenere la candidatura al Golden Globe, allo Screen Actors Guild Award e al BAFTA, e staremo a vedere cosa accadrà con gli Oscar. Abbiamo una buona sensazione. Non lo dovremmo dire, ma è così. Eppure, senza nulla togliere al talento del Paul Atreides di Dune, ammettiamo che siamo fra le moltissime persone che oggi hanno riempito una sala intera del Cinema The Space - Moderno perché a presentare il film c'è anche Edward Norton, che fa la parte del cantante folk Pete Seeger. Non mancano il regista James Mangold e l'attrice Monica Barbaro, che impersona Joan Baez.
Quando James Mangold e i tre attori fanno il loro ingresso, tutti applaudono. Il buon Timmy ha i "baffetti da sparviero" - come avrebbe detto Gianfranco D'Angelo imitando Marina Ripa di Meana - e un completo marroncino. Ai piedi ha stivali neri texani e al collo un foulard. Fuori dal cinema c'è un autobus brandizzato a due piani e, nell'accendere il registratore, ci domandiamo se Chalamet lo guiderà e attraverserà Roma cantando "Blowing in the Wind". Intorno a noi sono tutti armati di cuffie per la traduzione simultanea e qualcuno di non troppo smart urla invece di parlare per sovrastare il suono che gli arriva alle orecchie. Mentre ci chiediamo perché a una conferenza stampa debbano partecipare persone che stampa non sono, Timothée Chalamet risponde alla prima domanda, che altro non è se non il "classicone" sulla cosa più difficile del film:
Non saprei dire quale sia stata la sfida più grande. In definitiva i cinque anni e mezzo che abbiamo impiegato per portare a termine questo film ci hanno permesso di sentirci a nostro agio con questa storia e di avere fiducia nelle nostre capacità. La cosa che mi rende più fiero è il lavoro che ho fatto con il regista e con il resto del cast. Non mi viene in mente nessuna possibile variante di questo film. Nella nostra variante abbiamo tutti lavorato al 150% delle nostre possibilità e la nostra dedizione al progetto è stata assoluta. Ne vado davvero orgoglioso. Sapevamo tutti che avremmo avuto due mesi e mezzo/tre per essere Pete Seeger, Joan Baez, Bob Dylan e Johnny Cash, per poi tornare a essere noi stessi per il resto della vita.
A proposito di Johnny Cash, se ben ricordate era proprio di James Mangold Quando l'amore brucia l'anima, che raccontava l'ascesa, la caduta e la nuova ascesa di Johnny Cash, che aveva il volto di Joaquin Phoenix. Per il regista uno degli aspetti più interessanti di Bob Dylan era e ancora è la sua capacità affabulatoria. Il "Menestrello di Duluth" inventava storie anche su di sé, e proprio su di lui è stato scritto tutto e il contrario di tutto:
Penso che tutti trasformiamo un po’ le nostre vite, dimenticando le cose brutte che ci fanno soffrire, enfatizzando gesti che possono sembrare eroici e minimizzando i nostri fallimenti. Fa parte della natura umana ed è il nostro modo di sopravvivere per non lasciarci travolgere dalle pressioni esterne. Proprio per questo tentiamo di far scomparire i nostri errori mentre i nostri trionfi ci appaiono ancora più significativi. Quindi, in quanto narratore di storie, riconosco che non esiste una verità assoluta. Per prepararci a questo film abbiamo tutti letto ogni articolo e ogni saggio che sono stati scritti su Bob Dylan. Abbiamo visto documentari, film e video. Ebbene, sono tutti in contraddizione fra loro. I documentari, se ci pensate, sono film di persone che sanno di essere davanti alla macchina da presa e che, anche quando stanno dietro, interpretano un ruolo. Le biografie sono testimonianze di persone che si mettono ciascuna al centro della storia che raccontano, omettendo i loro sbagli e sottolineando le loro conquiste. Ne consegue che la ricerca della verità non riguarda soltanto Bob Dylan ma tutti quanti, perché ciascuno di noi cerca sempre di aggiustare la propria storia, e quindi, invece di cercare la verità dei fatti, abbiamo tentato di trovare la sensazione e il tono della verità. Ciò che abbiamo fatto è stato ricreare cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stata nessuna cinepresa a riprendere.
Come Chalamet, anche Edward Norton si è preparato scrupolosamente, trovando un valido aiutante nel magico mondo di internet:
YouTube è il mio uomo, il mio migliore strumento indagine. È incredibile quante cose ci siano su YouTube. Se 20 anni fa avessi dovuto prepararmi per questo film, avrei impiegato un anno per trovare tutte le interviste, i concerti, le esibizioni di Seeger. Su YouTube puoi trovare Pete che si esibisce in un caffè di Berlino nel 1963. L'accessibilità di tutto questo materiale mi ha aiutato tantissimo a conoscere il personaggio e, a questo proposito, voglio dire che James Mangold non soltanto è un filmmaker eccezionale ma è anche un favoloso psicoterapeuta, e questo perché ha detto a tutti noi: 'Lasciate perdere la storia di questi personaggi, la loro reputazione e il loro posto nella nostra cultura, concentratevi sull'idea di una persona che incontra una persona più giovane che ammira e vuole sostenere, oppure su due persone che si innamorano ma continuano a essere in competizione. Soffermatevi solo sulle relazioni e le interazioni fra gli esseri umani'. È così che abbiamo creato Bob e gli altri, dimenticando tutto il resto. Credo per ciascuno di noi questo processo sia stato molto liberatorio, perché non puoi misurarti con la fama di una persona.
Allo stesso modo di Norton, anche Monica Barbaro ha dovuto trasformarsi in un'icona musicale, compito che fin dal principio le è apparso molto impegnativo:
È molto difficile non pensare a quanto devi essere accurato nel momento in cui abbracci un personaggio come Joan Baez. Ci sono i suoi fan che desiderano verificare se lo interpreti con la giusta fedeltà, e poi ci sei tu che senti la necessità di renderlo immediatamente riconoscibile. Joan ha detto una cosa bellissima in un articolo che mi è capitato di leggere mentre mi preparavo per la parte, e cioè che se cerchi di rendere qualcosa eccessivamente perfetto, lo privi di ciò che lo fa risultare veramente interessante, e quindi la cosa peggiore che avrei potuto fare nei confronti di un'artista straordinaria come Joan era imitarla con una tale precisione da renderla priva di personalità. Ecco perché è stato fondamentale avere James che ci ha chiesto di aiutarlo a non fare un film che fosse un insieme di biografie. Sapere di avere la libertà di essere umani mentre giravamo il film, forti della nostra preparazione, ha reso il nostro lavoro più semplice e meno carico di ansia. Così ci siamo affidati alla sceneggiatura, a Jim e al suo modo di costruire le scene.
James Mangold interviene nella conversazione e dice:
Ovviamente volevo che somigliassero o sembrassero Bob Dylan, Joan Baez, eccetera" - interviene Mangold - "ma c'è un lavoro "esteriore" che gli attori fanno, appropriandosi dei gesti del personaggio che devono interpretare o imparando a parlare come lui, Poi c'è il lavoro interiore, e il pericolo che correvamo era che il lavoro esteriore diventasse così interessante da rendere vano il lavoro interiore. Quindi era fondamentale trovare il giusto equilibrio.
La seconda parte della conferenza stampa di A Complete Unknown è tutta per Chalamet, che, fra le altre cose, condivide con i presenti la lezione imparata da Bob Dylan:
La lezione "sociale" che arriva dal giovane Dylan è che bisogna abbracciare il proprio spirito creativo ed essere liberi di creare ciò che si vuole. Bob Dylan ha davvero trovato la sua identità artistica, la sua espressione. Inventava le cose e aveva diverse origin story. A un certo punto era Blind Boy Grunt, poi Robert Allen Zimmerman e poi Bob Dylan, e quindi la lezione che ho imparato da lui ha a che vedere con la libertà di essere ciò che si desidera senza chiedersi perché si è diventati come si è. Aggiungo che Bob mi influenza più adesso che mentre giravo il film, nelle piccole cose della vita di tutti giorni, perfino quando mi trovo ad affrontare situazioni come quella che stiamo vivendo tutti noi dentro questo cinema. E allora penso al modo in cui Dylan si proteggeva dalle cose e proteggeva tutto ciò che riguardava la sua vita".
A Complete Unknown, che prende il titolo da un verso della bellissima "Like a rolling stone", arriva in sala il 23 gennaio distribuito da The Walt Disney Company Italia. Nel cast anche Elle Fanning, Dan Fogler, Boyd Holbrook e Scoot McNairy.