"Fire of Love è la storia di un triangolo amoroso": intervista a Sara Dosa sul doc sui vulcanologi Katia e Maurice Kraft
Fire of Love è un documentario poetico e commovente che racconta la vita dei vulcanologi Katia e Maurice Kraft. Lo ha diretto Sara Dosa, che abbiamo avuto il piacere di intervistare. Il film arriva in sala proprio oggi, 25 agosto.
Rompe i classici schemi di un documentario su persone realmente esistite Fire of Love, perché non contiene nemmeno un'intervista e perché, grazie all’uso dell’animazione, è più una poesia o un poema epico che una rappresentazione dei fatti, oltre alla cronaca di un'avventura con qualcosa dei vecchi b-movie di fantascienza con i loro effetti speciali artigianali. Il film di Sara Dosa, che ha vinto il premio per il montaggio (il Jonathan Oppenheim Editing Award) al Sundance, arriva in sala oggi distribuito da Academy Two e ha il pregio di scegliere un punto di vista, una prospettiva, ricostruendo la vita dei vulcanologi Katia e Maurice Kraft come fosse un grande romanzo d’amore. Proprio da questo sentimento è partita la nostra intervista a Sara Dosa, che era dall'altra parte del mondo ma che, grazie alla tecnologia, è apparsa sul monitor del nostro computer per rispondere alle nostre domande. Sorridente e brillante, ha parlato a lungo e con passione di Fire of Love, spiegando innanzitutto:
"Quando ci siamo interessati a Katia e Maurice e abbiamo visto il materiale che hanno girato, siamo stati colpiti e ispirati da una frase che Maurice ha scritto in un libro intitolato "Questions for a Volcanologist": "Katia e i vulcani sono la mia love story". Queste parole mi hanno portato a considerare la storia della vita di Maurice e Katia un triangolo amoroso composto da due esseri umani e da una forza della natura, e cioè i vulcani. Questa interpretazione mi è sembrata molto coerente con le personalità di moglie e marito e con il modo in cui hanno scelto di vivere. Se ci pensate, Katia e Maurice non sarebbero mai diventati una coppia se non fosse stato per i vulcani, e proprio lo studio dei vulcani li ha portati a una profonda comprensione reciproca. Più la mia squadra di lavoro ed io ci documentavamo, e più intervistavamo persone che li conoscevano e avevano lavorato con loro, e, più ci rendevamo conto che c'era una corrispondenza fra il loro amore e i vulcani, due forze ugualmente prodigiose ma opposte: una legata alla creazione e l'altra alla distruzione, ma entrambe misteriose. Katia e Maurice hanno detto più volte che i vulcani superano l'umana comprensione, e se hanno deciso di studiarli era perché avevano sete di conoscenza. Allo stesso modo, per secoli i filosofi si sono interrogati sui misteri del cuore umano e delle emozioni, e anche questa analogia ci incuriosiva molto. E però a guidarci sono stati Katia e Maurice, perché questa storia era e resta la loro storia.
Fire of Love non contiene interviste alle persone che hanno conosciuto Maurice e Katia. Come mai?
Volevamo che Fire of Love fosse un film intimo, che non uscisse dal triangolo amoroso formato da Katia, Maurice e dai vulcani, ed è per questo che abbiamo preferito evitare le interviste, anche se, nella fase di documentazione, abbiamo parlato con molte persone: colleghi di Katia e Maurice, amici e familiari. Volevamo essere sicuri di avere le giuste informazioni. Quello che abbiamo imparato da questi colloqui ha trovato posto nel nostro racconto. Se avessimo corredato il documentario di interviste, avremmo spostato il punto di vista della narrazione nel presente, e i nostri interlocutori avrebbero parlato della morte di Maurice e Katia come di un fatto accaduto nel passato, mentre per noi era importante trascinare lo spettatore all'interno di una storia che si svolge nel presente, anche se all'inizio si accenna alla loro morte. Il tempo ha un ruolo primario in Fire of Love, in particolare l’idea di un tempo geologico contrapposto a un tempo umano, e poi Katia e Maurice hanno sempre cercato di cogliere l'attimo e di vivere intensamente. Per queste ragioni era fondamentale che il pubblico accompagnasse Katia e Maurice giorno dopo giorno.
Un altro bellissimo tratto distintivo del suo documentario è un uso quasi lirico dell'animazione. Sembra quasi di stare in un film di Michel Gondry...
Anche la scelta di ricorrere all'animazione è stata ispirata da Katia e Maurice, che amavano collezionare disegni. Ne avevano migliaia ed erano scientifici e nello stesso tempo stravaganti, perché rimandavano alla scienza di un tempo, di un'epoca in cui si formulavano le più azzardate teorie, ad esempio che i draghi vivevano al centro della Terra. Funzionava così in passato. Volevamo a tutti i costi che i disegni di Katia e Maurice facessero parte del documentario, e il loro stile e contenuto hanno influenzato le sequenze animate. Inoltre, nel loro archivio c’erano dei buchi, ad esempio non si trova nulla sul momento in cui si sono innamorati, circostanza che per noi era una parte fondamentale della loro vita su cui soffermarsi. Così ci siamo chiesti: "Come facciamo a raccontare gli inizi della loro love story?". E proprio perché la loro relazione era cominciata quando non erano che due studenti, il ricorso all'animazione, e a questo tipo di animazione, ci sembrava molto efficace.
Cosa pensa dei film girati da Katia e Maurice durante le loro esplorazioni? È vero che hanno tenuto conto della lezione della Nouvelle Vague?
Nel loro lavoro è ben visibile l'influenza della Nouvelle Vague, per esempio Maurice ricorreva moltissimo a zoom piuttosto veloci. Anche la composizione dell'immagine rimandava alla Nouvelle Vague così come la scrittura. Abbiamo deciso di rendere omaggio a queste loro scelte stilistiche. E poi in parecchi film della Nouvelle Vague si affrontano i temi dell’Esistenzialismo e si parla dell’assurdità dell'umanità, oltre che di triangoli amorosi. Tutto ciò è finito nel documentario e ci ha convinti a utilizzare la voce fuori campo, perché avevamo bisogno di un racconto. Inoltre, nell'archivio di Katia e Maurice c'era poco parlato e a volte mancava completamente l'audio. Anche nell’uso della voce fuori campo abbiamo preso spunto dalla Nouvelle Vague. Abbiamo chiesto aiuto a Miranda July, che ha accettato. In ogni modo, penso che Katia e Maurice fossero dei filmmaker straordinari e particolarmente umili. Non si sentivano artisti, eppure erano di una precisione incredibile.
Qualcuno potrebbe pensare che Katia e Maurice siano morti per un eccesso di hybris, e che quindi il destino abbia voluto punirli per la loro smodata ambizione e scatenandogli contro proprio uno degli oggetti del loro desiderio...
In molti li hanno criticati, noi invece abbiamo voluto onorarli. La gente piange ancora la loro morte. E’ stata una tragedia e bisogna rispettare la memoria di Katia e di Maurice. Alcune persone imputano la loro fine al fatto di aver trasgredito le regole, avvicinandosi troppo al vulcano in eruzione per poterlo riprendere nel migliore dei modi. Per questo tendono a giudicarli. Io non l'ho fatto. Li rispetto e desideravo celebrare la loro vita. Il loro biografo ha scritto una frase bellissima: "Quel giorno Katia e Maurice sono diventati un tutt'uno con il loro adorato vulcano", ed è così che anche io ho deciso di descrivere la loro morte. E’ stata una tragedia, lo ripeto, ma Maurice e Katia avevano sempre saputo che probabilmente se ne sarebbero andati in questo modo, e comunque grazie alle loro scoperte tante vite umane sono state salvate. Morendo, hanno evitato la morte di altri. Il loro è stato un nobile sacrificio. Purtroppo in quella circostanza sono morti un altro vulcanologo, alcuni giapponesi e qualche giornalista. Ci sono state molte vittime, è stato un momento triste, ma mi piace credere che Katia e Maurice vivano ancora nelle loro sensazionali scoperte e negli insegnamenti che hanno tramandato. La loro storia si avvicina molto al mito, e i miti sono eterni.
Come cineasta e come donna, subisce il fascino della forza selvaggia della natura?
La forza impetuosa della natura è sempre stata per me di grande ispirazione. Credo che la natura sia viva e senziente. Mi piace molto la parola senziente perché in questo contesto sta a indicare che tutte le forze della natura hanno un'intelligenza. Credo che, specialmente negli Stati Uniti, ci sia la tendenza a considerare la Terra unicamente come una fonte di risorse, qualcosa che è a disposizione dell'uomo, o viceversa come portatrice di morte. Io ho avuto la fortuna di osservare l'effetto benefico e prodigioso della forza della natura e ho voluto dire, attraverso il mio lavoro, che la Terra non va sfruttata a nostro piacimento. Vedere le immagini girate da Katia e Maurice è stato per me incredibilmente istruttivo e mi ha svelato le meraviglie della natura, che crea e distrugge e poi di nuovo crea.