Star Trek: Picard, Recensione: Il dolce ritorno di un eroe che non ha fatto il suo tempo
Dal 24 gennaio, appuntamento su Amazon Prime Video, ogni venerdì con un nuovo episodio. Nel frattempo, ecco la nostra recensione.
Lo sceneggiatore e produttore esecutivo Alex Kurtzman merita certamente la stima dei trekkie per il modo attento in cui sta rianimando l'universo di Star Trek in televisione (e al cinema) dopo che questo e i suoi personaggi l'avevano lasciata più un decennio prima. Ha cominciato con Star Trek: Discovery, il cui successo immediato è stato il Big Bang di una nuova fase per il longevo e popolare franchise di fantascienza, ora espanso ulteriormente con Star Trek: Picard. Disponibile in streaming su Amazon Prime Video da venerdì 24 gennaio con un nuovo episodio ogni settimana a poche ore di distanza dagli Stati Uniti, la nuova serie - come meglio approfondiremo nel corso di questa recensione - scava a fondo nella mitologia di Star Trek, tirandone fuori uno dei personaggi più iconici, Jean-Luc Picard, protagonista per oltre 170 episodi, fino ai primi anni '90, della venerata Star Trek: The Next Generation. A interpretarlo, con una forza d'animo e una cura pari a quelle di Kurtzman, è nuovamente Patrick Stewart, capace ancora oggi di bucare lo schermo, nonostante i limiti piccoli e grandi imposti dall'inclemente incedere degli anni. Oggi più di ieri, la sua è una presenza tutt'altro che rassicurante in un mondo sempre più fantascientifico (ne sono stati fatti di passi in avanti dai lontani anni '60!) e in una galassia lacerata da anni di conflitti, dove il pericolo non ha smesso di esistere. Cosa spinga quest'uomo a battere i pugni sulla scrivania della Flotta Stellare è una carta che gli autori giocano subito in questi primi 10 episodi, legando inevitabilmente queste storie al ricco passato di Picard. Ma stiano tranquilli coloro i quali al franchise si sono avvicinati solo in tempi recenti: alcuni stratagemmi narrativi rendono l'esperienza abbastanza gradevole anche a loro.
Star Trek: Picard, la nuova vita di Jean-Luc e il suo ritorno in azione
C'è qualcosa di poetico nel ritorno sullo schermo di Jean-Luc Picard, sin dai primi minuti. E forse asciugherete una lacrima, tale è la nostalgia. Ritroviamo l'ammiraglio in un posto molto diverso dal luogo in cui lo avevamo lasciato. In pensione, Picard si è ritirato nella campagna francese, dove coltiva e sorseggia del buon vino osservando le albe e i tramonti, mentre ricordi - alcuni cari, altri meno - riaffiorano dalla memoria. A ossessionarlo sono ancora le circostanze che portarono all'evacuazione del pianeta Romulus (eventi che J.J. Abrams ha raffigurato nel film di Star Trek del 2009 co-scritto da Kurtzman). Quando una misteriosa giovane donna, Dahj (Isa Briones), in fuga da alcuni individui che hanno cercato di ucciderla, si presenta da lui in cerca di aiuto, Picard ci mette poco a fare uno più uno, scoperchiando una verità terrificante che coinvolge una sua spiacevole vecchia conoscenza. Non anticipiamo nulla, ma vi basti sapere che in Star Trek: Picard sentirete molto parlare di Romulani.
Inutili sono i tentativi di convincere il comando della Flotta Stellare a permettergli di indagare, al fine di proteggere la Terra ancora una volta. Del resto, è stato lui a sottrarsi ai propri doveri. La sua appare dunque come una mera ricerca di gloria che non può essere accontentata. A Picard, che all'inizio di questa storia dice in sogno a Data (interpretato nuovamente da Brent Spiner) di non volere che finisca, esattamente il punto in cui sentirete quella lacrima affacciarsi sulla guancia, non rimane che agire per conto proprio. Prende un'astronave e mette insieme un equipaggio di rinnegati come lui, iniziando un viaggio che lo costringe a riesaminare il suo passato - incluso il tempo trascorso come prigioniero del Collettivo Borg. Ad affiancarlo sono Cristobal ‘Chris' Rios (Santiago Cabrera, Salvation), un disilluso ufficiale della Flotta Stellare diventato un pilota freelance; Raffi Musiker (Michelle Hurd, Blindspot), che ha lasciato l'Ufficio di Intelligence e ora lotta con l'abuso di sostanze; e Agnes Jurati (Alison Pill, The Newsroom), una dottoressa che con Picard condivide un obiettivo.
Il titolo non mente: questo ritorno riguarda Picard, e nient'altro
Molte delle critiche che erano state mosse contro il film Star Trek: La nemesi, ultima volta di Stewart sull'Enterprise, sembrano superate da Star Trek: Picard. Questo è tutt'altro che un "fracasso ben gestito". Superati gli inevitabili spiegoni introduttivi e qualche dialogo troppo concettoso, la serie traccia una storia chiara e ben definita e, almeno inizialmente, in base a quello che abbiamo potuto vedere, non s'intrattiene in superflue trame trasversali fatte apporta per riempire l'ora. Tutti i codici della saga sono ben presenti, così come le ricostruzioni e gli effetti speciali convincenti nonostante i limiti oggettivi (oggi come oggi, neppure troppi) di una produzione televisiva rispetto a un film, come quelli del recente reboot cinematografico. Kurtzman e i suoi consegnano al pubblico - ai fan di Star Trek in particolare - una serie curata, rispettosissima del passato ma ansiosa di assumersi qualche rischio. E se Stewart, che con Jean-Luc Picard ha creato un mito, primo scettico tra gli scettici, ha accettato una tale responsabilità, a ottant'anni suonati, un motivo deve esserci.
Quale? De La nemesi scrissero che era un film clone sui cloni. Star Trek: Picard non commette l'errore di ripetere forzatamente e inutilmente cose fatte in precedenza. Qui il protagonista è Picard, non l'Enterprise. E non il Picard che ricordiamo, splendido nella sua uniforme, ma un personaggio cambiato, più umano e vulnerabile. Un'istituzione messa sorprendentemente in discussione. Peggio, alla porta. Ed è questa la grande rivoluzione coraggiosa di Picard: creare delle zone d'ombra attorno all'autorità morale assoluta di The Next Generation. Salire a bordo della nuova avventura del protagonista è un attimo - per tutte queste premesse e anche per le diverse incursioni (incluso qualche altro volto familiare), sempre gestite con attenzione e con le idee apparentemente ben chiare. L'entusiasmo è alle stelle, e mai espressione fu più appropriata. Nei prossimi mesi altre serie, anche inconsuete, si aggiungeranno a queste. Nel frattempo, il dolce fascino di Picard non è destinato a lasciarci - un'altra volta - molto presto: la serie è stata già rinnovata per una seconda stagione!
Per seguire le nuove avventure dell'ammiraglio Jean-Luc Picard e del suo equipaggio, non dovrete fare altro che accedere ad Amazon Prime Video. A partire dal 24 gennaio, la piattaforma streaming proporrà ogni venerdì, in contemporanea con la programmazione americana, un nuovo episodio in versione originale, doppiata e sottotitolata.
- Redattore specializzato in Serie TV
- Appassionato di animazione, videogame e fumetti