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The Big Bang Theory e il ruolo di Jim Parsons nella chiusura della serie di successo

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L'attore racconto quel momento difficile della sua vita in un'intervista con il podcast di David Tennant.

The Big Bang Theory e il ruolo di Jim Parsons nella chiusura della serie di successo

The Big Bang Theory era la serie più seguita della tv americana. Nonostante un calo narrativo fisiologico, il seguito era tale che CBS non aveva alcun interesse a concluderla, né gli ideatori così propensi a farlo, dopo aver trovato nuove strade sulle quali portare le storie di Sheldon, Leonard, Penny e dei loro amici nerd. Eppure, nel maggio del 2019, dopo 12 stagioni di successo, il sipario è calato sulla sitcom. Il motivo è sempre stato chiaro: il mancato rinnovo del contratto di Jim Parsons e l'impossibilità di proseguire senza un personaggio importante come Sheldon. Ma quali ragioni hanno portato l'attore a rinunciare a un affare da un milione di dollari a episodio, molto più di qualunque altra produzione televisiva? Lo ha spiegato a David Tennant, del cui podcast è stato ospite nelle scorse ore.

The Big Bang Theory: Ecco perché Jim Parsons ha portato alla chiusura della serie

"Il nostro ultimo contratto era per due anni, ma nessuno sapeva quando lo abbiamo firmato cosa avrebbe significato. Avevo in cuor mio il sospetto che sarebbe andata in quel modo quando ho firmato quel contratto, ma chissà, mai dire mai", ha detto Parsons. L'idea di lasciare The Big Bang Theory è maturata in lui l'estate prima che iniziassero le riprese della stagione 12. "Ero esausto e davvero sconvolto, più di ogni altra cosa perché uno dei nostri cani si stava avvicinando alla fine della sua vita". Impegnato a teatro a New York, l'attore ha raccontato che in quel periodo la sua grande paura era che il suo cane morisse mentre era al lavoro. Lui e suo marito finirono col prendere la decisione di far dormire il cane in casa, una situazione il cui ricordo lo sconvolge ancora oggi. Questa si complicò poi pochi giorni dopo, quando Parsons scivolò sul palcoscenico e si ruppe un piede. "I due giorni successivi furono spaventosi perché, non lo so, mi sentivo come se fossi sul bordo di una scogliera e stessi vacillando. Ho vissuto un momento davvero brutto con la morte del cane e non so cosa sarebbe successo se non fossi riuscito a tornare per la serie".

Parsons riuscì a tornare sul palcoscenico con uno stivale, ma come ha ricordato tra le lacrime a Tennant, ricorda quella come un'estate "davvero intensa". Ha parlato anche del padre, morto all'età di 52 anni, e di aver realizzato che alla fine della dodicesima stagione lui stesso ne avrebbe avuti 46. "Ho avuto questo momento di chiarezza credo per molte ragioni importante per una persona, quando mi sono detto: 'Non continuare ad accelerare. Usa questo tempo per guardarti intorno'. E così è stato. Mi sono detto 'Devi darti una mossa'. E questo è quello che ho detto [agli ideatori] Chuck Lorre e Steve Molaro quando ho parlato con loro e sono tornato al lavoro l'anno successivo. Ho detto: 'Se mi metto nei panni di mio padre, sapendo che mi restano sei anni da vivere, capisco che ci sono altre cose che devo provare a fare". E Parsons le sta facendo. Dopo The Big Bang Theory ha recitato nella miniserie di Ryan Murphy per Netflix Hollywood, ricevendo pochi giorni fa una nomination all'Emmy. Inoltre, si è riunito con l'ex co-star di The Big Bang Theory Mayim Bialik per portare sulla FOX, come produttore, la comedy Call Me Kat.

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