Sirens, la regista temeva che il pubblico non avrebbe capito la miniserie
Sirens ha lavorato molto anche sul suo impatto visivo: regista e direttore della fotografia, in principio, temevano la reazione del pubblico.

Una delle miniserie più chiacchierate del momento su Netflix è Sirens, basata sull’opera teatrale Elemeno Pea. Ideata da Molly Smith Metzler, racconta la storia di una nota imprenditrice che assume una giovane assistente con la quale stringe un legame profondo ed unico, ma il loro precario equilibro verrà messo a dura prova dalla sorella dell’assistente, che piomberà nelle loro vite infrangendo quella bolla. Oltre ad una trama ben articolata, Sirens ha potuto contare su una narrazione visivamente accattivante e coinvolgente ed è merito della regista Nicole Kassell e del direttore della fotografia Gregory Middleton. In principio, però, entrambi temevano che il pubblico non avrebbe capito la natura della miniserie.
Sirens, la regista inizialmente temeva che il pubblico non avrebbe capito la miniserie
Uno dei primi dettagli affermati dalla regista Nicole Kassell è che, a differenza dell’ideatrice, non si è ispirata all’opera teatrale per svolgere il suo lavoro: “Non ho mai pensato al fatto che fosse basato su un'opera teatrale. Quando ho ricevuto il progetto, ho letto l'episodio pilota... e c'erano già così tante chicche visive, dalla casa sulla scogliera, alla scalinata infinita, [o] alle persone vestite come Easter egg. La mia mente è andata subito a questo luogo di costruzione del mondo”. La sua sfida più grande è stato renderlo diverso da altre serie tv dello stesso genere come The White Lotus, The Perfect Couple, Succession e Big Little Lies. “Si trattava di come prendere qualcosa di questo genere ma renderlo distintivo e diverso”. Il direttore della fotografia Gregory Middleton ha raccontato di come hanno affrontato l’argomento: “Ci siamo chiesti: ‘Lo renderemo comico o anche serio?’, perché affronta entrambe le cose. Potrebbe essere una satira e avere una visione più negativa o giudicante oppure potrebbe essere un viaggio in qualcosa che a volte può risultare un po’ confuso. Volevamo che fosse entrambe”. Come punto di partenza, la regista ha tratto ispirazione da due film: Arizona Junior e Rosemary's Baby. “Questi due film non dovrebbero mai essere nella stessa frase. Potrebbe spaventare la gente ed è proprio questo il punto: è Sirens. Ha spaventato le persone, fino al giorno in cui è andato in onda. Non eravamo sicuri che il pubblico avrebbe apprezzato ed è stato così divertente quando invece l’ha fatto”.
Ragionando, invece, sul tono della serie tv, Kassell ha rivelato la sua percezione: “Il mio feedback preferito è che rende le persone consapevoli di quanto desiderino poter classificare qualcuno come cattivo o eroe, e ti mette alla prova con il tuo giudizio. Ogni personaggio è così umano e la posta in gioco è così universale, che si tratti di problemi tra fratelli, di un genitore malato, di ricchezza, povertà o di status sociale. Tutti sono così vulnerabili in questo contesto perché da un momento all'altro potresti essere scomunicato”. Un altro aspetto interessante è la continuità visiva. Nicole Kassell non ha diretto gli episodi finali di Sirens, ma soltanto di quelli iniziali. Suo è quindi l’episodio pilota che mostra Kiki di Julianne Moore in alto dalla scogliera che scruta il mare. L’episodio finale mostra Simone al suo posto, una sorta di omaggio nei confronti della sua inquadratura. “Greg e io non ne abbiamo parlato. Per me, questo è il complimento più grande: quando un regista prende ciò che hai preparato e lo consegna. Ma credo che il tema dell'intero show sia: 'Chi è la sirena?' e, ovviamente, Simone ha sostituito Michaela. Ripeterlo visivamente è stato bellissimo”.