Vi presento Christopher Robin: la recensione del film sulle origini di Winnie The Pooh
Un film che risparmia i lati più oscuri del rapporto tra lo scrittore A. A. Milne e suo figlio, ispiratore dei celebri racconti.
Traumatizzato dalla I Guerra Mondiale, lo scrittore teatrale A. A. Milne (Domhnall Gleeson, davvero somigliante) cerca di dimenticare i traumi trasferendosi in campagna, lasciandosi alle spalle Londra e portando con sè la moglie Daphne (Margot Robbie) e il piccolo figlio Christopher Robin, con bambinaia al seguito (Kelly Macdonald). Scoprirà il rapporto col figlio e spontaneamente nasceranno nel 1926 le avventure dell'orsetto Winnie the Pooh, rendendo però il piccolo Christopher una star mediatica suo malgrado...
Vi presento Christopher Robin di Simon Curtis è uno di quei lavori che soccomberebbero alla propria confezione accademica, se non mettessero in gioco una quantità interessante di riflessioni e contenuti che compensano ampiamente qualche cedimento melodrammatico e qualche momento telefonato. Abituati come siamo a identificare Winnie the Pooh con la purezza dell'adattamento disneyano (che chi scrive apprezza), scoprirvi un lato oscuro catalizza ancora di più l'attenzione sui temi: l'ascesa alla fama del piccolo ignaro Christopher Robin, trasposto in coprotagonista delle avventure letterarie di Winnie, diventa uno dei primi fenomeni massmediatici del secolo a ricordare gli isterismi di massa che viviamo ormai giornalmente tramite i social e la rete. E' un'infanzia rovinata perché deformata da un'immagine pubblica fittizia, che si trascina dietro anche la banalizzazione del magico percorso dell'infanzia. Richiesto da giornalisti, fan adoranti, radio e selfie ante-litteram, Milne Jr. vive un'esperienza via via sempre più traumatica, dieci anni prima che Walter Benjamin riflettesse sull' "Opera d'arte nell'era della sua riproducibilità tecnica" e le masse venissero condotte verso orizzonti molto più cupi del Bosco dei Cento Acri.
La spersonalizzazione figlia del fenomeno massmediatico non è comunque l'unico messaggio che rimane a proiezione terminata: Vi presento Christopher Robin è un'istantanea su un modo di vivere la famiglia fortunatamente lontano, asettico. La figura della bambinaia, nella quale di fatto Christopher vede la vera figura materna, evidenzia col suo calore per contrasto il distacco tra genitori e figli che nelle famiglie più altolocate era la norma. Padre e figlio rimangono insieme solo per caso, e la loro normale interazione è di per sè, nel periodo, una rivoluzione.
La guerra è un altro tema, forse meno pesante nell'economia della narrazione, ma comunque presente: vissuto nell'ombra della sua stessa fama, nevrotizzato dal suo essere costantemente al centro dei riflettori, il Christopher adolescente arriva a desiderare di essere un nessuno, scegliendo il fronte della successiva II Guerra Mondiale come soluzione perfetta per ottenere quell'annullamento interiore.
Diversi quindi gli spunti di Vi presento Christopher Robin, intrigante non soltanto per chi si ritenga un appassionato delle tenere opere di Milne su Winnie the Pooh, anzi: probabilmente la franchezza nel suo delineare umane inadeguatezze sarà più digeribile per chi non si protegga nella sua dolcezza letteraria.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"