Una folle passione: recensione del melò con Jennifer Lawrence e Bradley Cooper

29 ottobre 2014
2.5 di 5
13

Una coppia di attori sublime per un film che la Bier ama come un figliastro.

Una folle passione: recensione del melò con Jennifer Lawrence e Bradley Cooper

Prima di galoppare sicuro verso le sale cinematografiche con i cavalli vincenti Jennifer Lawrence e Bradley Cooper e l'intrigante frase di lancio “Certi amori non ti lasciano mai”, Una folle passione ha compiuto un viaggio lungo e travagliato, fra gli Studios di Hollywood e la Danimarca di Susanne Bier, fra le squadre di selezionatori dei più importanti Festival che, a torto o a ragione, non hanno voluto includerlo nelle varie kermesse.

Ispirato a un romanzo di Ron Rash opzionato dal produttore Nick Wechsler quando non era che un abbozzo ed entrato nella lista dei possibili progetti di Darren Aronofsky e Angelina Jolie, il film è stato affidato alla regista di Un mondo migliore corredato di sceneggiatura già scritta da Christopher Kyle e delle solite regolette che accompagnano le varie maestose espressioni del denaro trasformato in celluloide. E' arrivato dunque come un corpo estraneo e un corpo estraneo – ahimè – è rimasto, nonostante la Bier abbia provato a cucirselo addosso fregiandolo del suo personalissimo stile e collocandolo in una cornice splendidamente illuminata di colori autunnali ma evocativa anziché romanticheggiante e patinata com'era quella di Love Is All You Need.
A dispetto di un sincero interesse antropologico per il personaggio di Serena Shaw, suscettibile essere un'altra tappa del cammino di esplorazione della regista di un femminile complesso, moderno e libero, il film è rimasto per lei un figlio adottivo mai ardentemente desiderato.

Il primo effetto di questo distacco (magari involontario) è la meschinità per nulla empatica dei due protagonisti: il macho-man George Pemberton, che sceglie la via dei boschi per costruirsiimperorororo del legno, e la sua selvaggia ragazza del Colorado, che sta a metà fra la Leslie de Il gigante e Lady Machbeth, non generano quasi mai comprensione né compassione, e della loro inarrestabile corsa verso la tragedia non resta che la suggestione delle montagne ingolfate nella nebbia che la contengono. E se il cambiamento del personaggio di Bradley Cooper, per quanto scontato, è comunque ben raccontato e graduale, la “mutazione” di Serena da neo-femminista a madre primordiale a Medea è troppo repentina.

Inoltre, l'intelligente Susanne, così brava a cogliere le infinite sfumature dell'air du temps, afferra solo a metà l'occasione di alludere, attraverso una vicenda di sfruttamento che si svolge nell'anno del crollo di Wall Street, alla crisi economica attuale.
L'idea di un'umanità braccata, ora barbara ora illuminata da lampi di un senso di giustizia però è ben presente, e in qualche personaggio secondario (come il cacciatore ed ex galeotto interpretato da Rhys Ifans) ritroviamo la grande capacità di introspezione e caratterizzazione che sono fra le qualità migliori della regista.

Una folle passione non è un film brutto o sbagliato, ma un oggetto freddo nella sua raffinata bellezza.
Per i fan di Bradley Cooper e di Jennifer Lawrence, che recitano benissimo come sempre, potrebbe però diventare una sorta di prodotto vintage, un piccolo fenomeno di culto che chi ha comprato la trilogia di Una notte da leoni o chi venera come una statuetta votiva l'action figure di Katniss Everdeen incondizionatamente ama vita natural durante.




  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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