Un viaggio a quattro zampe: recensione dell'avventura canina on the road
Un cane si avventura per il cuore degli Stati Uniti e percorre 600 km per tornare dal suo padrone.
Troppo spesso ridotto a mero contraltare comico, in piccoli ruoli spesso muti, se non addirittura lanciato in prima fila verso il sacrificio per il protagonista, secondo molti il suo migliore amico. Basta, è ora che il cane abbia il suo dovuto spazio anche al cinema, non solo nelle abitudini quotidiane di milioni di amanti del dolce compagnone. Rimane il rischio dell’over acting, che esageri con gli occhioni dolci o con le moine, ma del resto è quello che tanti amanti del genere canino si aspettano e vogliono. Il mago del settore, vera risposta alla bacchetta magica di J.K. Rowling con un disinvolto colpo di coda canino, è lo scrittore W. Bruce Cameron, che ha già ispirato il film di due anni fa, Qua la zampa!, il cui successo ha spinto a proseguire con l’adattamento del primo di una lunga serie di romanzi dedicati al cane Bella.
È lei, infatti, la protagonista di Un viaggio a quattro zampe, una trovatella che sembra vivere un periodo ideale, coccolata dal giovane che l’ha recuperato da un cantiere, Lucas (Jonah Hauer-King), dalla madre Terri (Ashley Judd), dalla fidanzata Olivia (Alexandra Shipp). Le cose cambieranno, quando l’accanito accalappiacani di zona - siamo a Denver, Colorado -, fa di tutto per catturarla, prezzolato da un imprenditore che vorrebbe tanto costruire una casa nella zona in cui si avventura Bella con la sua famiglia adottiva, ma di gatti. A questo punto viene portata dagli amorevoli padroni fino in Arizona, da un amico, in attesa di risolvere la questione. Ma l’istinto di tornare a casa è troppo forte e, proprio mentre stanno tornando a prenderla per riportarla con loro, scappa per tornare a casa e inizia un lungo viaggio nel cuore montuoso degli Stati Uniti.
Il regista è Charles Martin Smith, noto anche come caratterista in ruoli iconici in American Graffiti e Gli intoccabili, a sua volta specializzato nel lavoro con gli animali, avendo diretto Air Bud - campione a quattro zampe (1997), ma essendosela anche cavata con delfini, orsi e cavalli. Un viaggio a quattro zampe rimanda ai successi del cinema con animali, per famiglie, della Disney, in live action o animato, in cui l’antagonista è perfido e mette in discussione lo stesso diritto del nostro eroe all'esistenza. Bella ha una voce nel film, in originale è quella di Bryce Dallas Howard, che rimane sempre nella sua testa, una voce fuori campo che non influisce nella dinamica narrativa, nel suo rapporto con gli altri personaggi.
Bella è giocherellona, quando era cucciola ma anche quando cresce e assume dimensioni non trascurabili, e la prova che deve affrontare è un vero e proprio rito di passaggio, l'ostacolo omerico posto di fronte all'eroe: tornare a casa, superando mille ostacoli, centinaia di chilometri, e confrontandosi con il lato selvaggio del suo essere animale. Un racconto sulla tolleranza e l’apertura mentale che porta al superamento della diversità, anche di razza o specie animale, con Bella che viene adottata da una mamma gatta e nel suo viaggio incontra una vera sorella, un cucciolo che sembra un'innocua felina, ma è pur sempre è un puma. A questo punto il film pone le due a un bivio che le porterà in due direzioni diverse: rispondendo al proprio istinto selvaggio, una, e alla sua natura “addomesticata”, l’altra, con un punto di vista a dir la verità decisamente omocentrico. Ma del resto Bella a casa sta bene, la sua famiglia è la sua vita, confermando il suo ruolo di migliore amico dell’uomo.
Un viaggio a quattro zampe è per almeno metà un viaggio senza umani, solo con la natura selvaggia e gli animali protagonisti, ben realizzato e decisamente fatto dal sarto per chi reagisce con risolini innamorati alla vista di un cagnolino o regredisce allo stato infantile solo a vedere un muso in movimento.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito