Un sogno per papà: la recensione della commedia per ragazzi su una giovane promessa del calcio francese
Padre e figlio alle prese con un sogno, ma anche con la volontà di ritrovare la felicità dopo anni difficili.
Si dice spesso, a ragione, che uno dei problemi principali del calcio giovanile siano i genitori sugli spalti, troppo presi dal tifo per ricordare i veri valori dello sport. Quante volte capita che siano ragazzini appassionati ma leali a doversi vergognare delle urla e gli insulti di sangue del loro sangue. Accade anche al dodicenne Theo (Maleaume Paquin, già convincente nei panni di Remi), molto maturo per la sua età, nonostante sia piccolo di statura tanto da essere soprannominato ‘formica’. Ha dovuto infatti superare la separazione dei genitori e le intemperanze continue, dovute a una depressione legata al licenziamento dalla fabbrica in cui lavorava, del padre Laurent (François Damiens). Siamo nella regione del Nord della Francia, alle prese con una generalizzata disoccupazione senza confronti nel resto del paese. È una realtà che deve fare i conti da anni con una crisi industriale che ha reso ancora più pieni i bar della zona e vuote le fabbriche ormai dismesse e rilocalizzate più a est.
Laurent alza il gomito e spesso le mani, è una costante fonte di imbarazzo per Theo, sportivo per natura, schivo e legato ai suoi compagni. Alla parete ha il poster di un altro piccoletto, il connazionale Griezmann, e quando viene a seguire una sua partita un osservatore dell’Arsenal cita anche Messi, in risposta alla considerazione che “sei forte, ma troppo basso e gracile”. La presenza di un reclutatore del grande club inglese doveva essere segreta, ma in un piccolo paese tutti si conoscono e figuriamoci se papà Laurent si fa scappare questa notizia che potrebbe cambiare la vita del figlio, ma anche la sua, ormai focalizzata solo sulla depressione e la carriera di Theo.
È proprio per mantenere in vita Un sogno per papà che il piccolo non ha il coraggio di ammettere di essere stato rifiutato, ma dice al padre che l’hanno preso e presto si allenerà con i mitici ‘gunners’. Una menzogna a fin di bene, una cosiddetta bugia bianca, detta per rivedere di nuovo felice il padre, come non accade da anni, che costringerò a Theo a organizzare una complessa operazione di copertura degna della sua intelligenza precoce. La cittadina sarà messa sottosopra da questa notizia, finalmente una positiva novità in quella sonnolenta realtà. Il film di Julien Rappenau prosegue su due binari: da una parte lo sguardo sociale su un mondo in crisi, dall’altra il rapporto fra un figlio e un padre in seria difficoltà, mettendo al centro il concetto di famiglia che Theo sostiene fino in fondo, dimostrandosi più maturo della generazione precedente, bugia a parte.
Una parabola di buoni sentimenti che si sostiene sulle interpretazioni, non solo dei due convincenti protagonisti, ma anche dei comprimari: dalla mamma Ludivine Sagnier all’allenatore André Dussolier all’assistente sociale Laetitia Dosch. Un sogno per papà è un piccolo film per famiglie che non stupisce per il suo sviluppo e si fa perdonare alcune malaccorte forzature di sceneggiatura grazie a un altro malaccorto come Damiens, solito fuoriclasse nell’interpretare la goffaggine dei sentimenti e il cuore d’oro nascosto dietro tanti difetti caratteriali.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito