Un profilo per due: recensione della commedia con Pierre Richard
Stéphane Robelin immagina un Cyrano de Bergerac ai tempi di Internet ma lo rende meno malinconico.
Sembra un po’ un Michael Haneke invecchiato l’ottantenne Pierre di Un profilo per due, con quel caschetto di capelli bianchi che gli incorniciano il viso. O forse il regista austriaco vincitore di due Palme d'Oro ci è venuto in mente perché, proprio come nel suo Amour, ci troviamo ad assistere alla vicenda un anziano signore che trascorre la maggior parte del tempo nella sua casa di sempre, scrigno di quelle gemme preziose che sono i bei ricordi di gioventù. Le analogie però si fermano qui, perché fra il dramma intimista con Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva e la commedia con Pierre Richard e Yaniss Lespert le differenze sono talmente tante che sarebbe stupido elencarle. E poi qui siamo nell'allegra Belleville, e quindi lontani dall'alta borghesia del VII° o del XVI° arrondissement. Siccome poi nella nostra storia il "fuori" preme prepotentemente contro il "dentro" (complice una terrazza su cui si bevono superalcolici elargendo perle di saggezza) si evita anche ogni rischio di angoscioso kammerspiele.
Se tuttavia un’analogia con un’altra opera d’arte va fatta, occorre piuttosto scomodare la pièce in cinque atti di Edmond Rostand "Cyrano de Bergerac", dove uno spadaccino dal naso lungo e un sorprendente talento nel parlare e nello scrivere seduceva, nascondendosi dietro a un cadetto insignificante, una splendida e soave fanciulla. Nell’era di Internet e dei siti di incontri online, Cyrano è diventato un vedovo nostalgico che cerca di mordere ancora la vita e Cristiano un ragazzo timido, e svogliato spedito a Bruxelles a incontrare Flora63 al posto dell’amico. Inoltre l’ostacolo alla realizzazione del sogno amoroso non è più la bruttezza ma la vecchiaia, fase dell'esistenza che Stéphane Robelin ha già narrato in E se vivessimo tutti insieme?.
Proprio l’esplorazione di questa età in cui adeguarsi al presente e processare nuove informazioni diventa un atto di eroismo innalza secondo noi Un profilo per due al di sopra di tante commedie e pochade francesi, perché il film non gioca per esempio con goffaggini e demenze o pseudo-demenze senili, preferendo aprire la porta alla malinconia e soprattutto alla tenerezza: la tenerezza di una borsa colorata con cui fare la spesa, di filmini in super8 che riportano a un tempo felice o di una finestra reale spalancata al posto di una virtuale da aprire sul Mac di turno. La tenerezza, infine, del grandissimo Richard, sempre alle prese con un personaggio po' stralunato, disadattato e incapace di difendersi dalle insidie del quotidiano ma meno funambolico, certamente furbastro e di tanto in tanto diabolico e opportunista, eppure portavoce di un disagio che, alla chetichella, viene fuori dal racconto. Già, perché al di là dei dialoghi arguti e di tre o quattro scene divertentissime nel puro stile della farsa, Robelin ci tiene a dire che nel nostro tempo qualcosa non funziona affatto e che il peggiore dei mali è senz'altro l'individualismo, caratteristica principale dell'ipocrita famiglia di Pierre. In confronto ad essa Alex è un puro, nonostante qualche bugia "bianca". Un compito importante spetta pure al suo personaggio: rappresentare l'indolenza dei trentenni di oggi spesso passivi e fin troppo insicuri.
Se nel film la riflessione sul nostro presente è puntuale, la chimica fra i due protagonisti eccellente e la recitazione giusta perché realistica e non caricaturale, dove Un profilo per due convince di meno è nella scrittura. Una volta introdotti i protagonisti e innescato lo scambio di persone, per esempio, l’innamoramento fra i due giovani avviene troppo frettolosamente e Flora63 resta una "figurina". Il film, poi, non sa decidersi se accelerare con la comicità dopo la prima metà, giocare al road movie o spingere il pedale della cattiveria e della scorrettezza. Ma non bisogna pretendere troppo: Robelin non ha la presunzione di cambiare la storia del cinema. Il suo Daniel Blake benestante che ha vinto con il computer resta in fondo un bel personaggio, che invita a scoprire il mondo meraviglioso che racchiudono i nostri nonni, più bravi nell’arte di conquistare con le parole, più cavalieri e meno disillusi.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali