Un Amico Straordinario: la recensione del film con Tom Hanks
La regista Mariellle Heller non si cimenta in un classico biopic e rende protagonista, più che Fred Rogers, un giornalista irrequieto con il volto di Matthew Rhys.
Dal 1998 al 2001, un amabile signore di Pittsburgh dalla voce flautata e i modi gentili di nome Fred Rogers incantò i bambini d'America con uno show televisivo diverso da qualunque altro: "Mr. Rogers Neighborhood". In ogni episodio, Rogers tornava a casa, indossava le scarpe e quell'iconico cardigan rosso ora esposto allo Smithsonian Museum di Washington, cantava la sigla "Won't you be my Neighbour?" e affrontava argomenti considerati tabù per i più piccoli. Discuteva di guerra, divorzio e perfino della morte, e lo faceva "andando in gita" in un immaginario quartiere di marionette, teneri pupazzi come Re Venerdì 13 che lui stesso muoveva e faceva parlare. Considerato un patrimonio nazionale, un tesoro dall’inestimabile valore, il signor Fred è stato protagonista, nel 2018, del documentario Won't You Be my Neighbour?, che negli Stati Uniti ha totalizzato un notevole incasso. Poi è arrivato il film di Marielle Heller Un Amico Straordinario, e noi che quello show lo abbiamo visto soltanto a spezzoni su Youtube forse non possiamo coglierne in pieno l'importanza e l'aderenza alla realtà. Possiamo invece comprenderne il nobilissimo intento, che è prima di ogni altra cosa un invito all'ascolto, alla gentilezza, alla sincera espressione delle proprie emozioni.
E tuttavia Un Amico Straordinario non è un film su Fred Rogers, un biopic incentrato sul suo percorso artistico e umano. No, a compiere un viaggio verso l'accettazione dei propri limiti e la pacificazione interiore è qui un giornalista di nome Lloyd Vogel, alter-ego di quel Tom Junod che nel '98 scrisse per Esquire l’articolo che ha ispirato Un amico straordinario, "Can you say a hero?". Questo cambio di punto di vista è uno degli spunti intelligenti del film, nel quale Rogers diventa un po’ psicanalista e un po’ guida spirituale, e va bene così perché in fondo abbiamo tutti bisogno di uno come lui in questo nostro mondo insensato, cinico e violento, e la regista lo sa, e lo sa a tal punto da affidare il personaggio all'attore americano che è impossibile non amare e che ci ha restituito alcuni fra i migliori buoni di sempre: Tom Hanks. E Tom Hanks ha fatto un gran lavoro su Fred Rogers, rallentando il modo di parlare, i movimenti e l'andatura, e guardando in macchina in una della scene più significative, come se si stesse rivolgendo a noi chiedendoci una prova di autoconsapevolezza.
Eppure il conduttore televisivo ci appare, per buona parte del racconto, come una figura statica, una persona meravigliosa, certo, ma con poche debolezze, se non qualche problema con i figli e una rabbia da sfogare suonando energicamente il piano. Intuiamo le difficoltà incontrate da Rogers a causa del successo, ma non entriamo mai veramente nel suo mondo interiore. Diverso è il caso del suo interlocutore-reporter, un neo-papà incapace di fare i conti con il proprio passato. Il buon Fred si prende a cuore la sua sorte e lo conquista con il suo garbo, e alcuni dialoghi fra i due uomini sono ottimi, ma Matthew Rhys - che pure è un bravo attore ed è stato l'ottimo protagonista maschile della serie tv The Americans - non ce la fa a reggere sulle sue spalle la gran parte del film né a incarnare i disagi di un essere inquieto e sarcastico. E lo stesso film sembra che non riesca a decidere se dare a Vogel piena dignità di protagonista o inchinarsi al genio di Fred Rogers (e a quello di Tom Hanks). Del resto, Un Amico Straordinario ha chiaramente come obiettivo l'analisi del fenomeno Fred Rogers e la sua capacità di entrare in sintonia con tutti. E allora forse è la sceneggiatura del film a non convincere fino in fondo, soprattutto nella parte centrale, in cui l’indolente Lloyd non ha ancora cominciato il cambiamento.
Laddove, invece, Un Amico Straordinario si rivela originale è in alcune scelte di regia, per esempio nell’idea di usare le miniature dello studio di Mr. Rogers anche al di fuori, per rappresentare ad esempio New York e indicare gli spostamenti, quasi a significare che la vicenda di Fred e Lloyd potrebbe anche essere un episodio di "Mr. Rogers Neigborough" destinato però, agli adulti. Interessante è anche il contrasto fra l'universo-giocattolo in cui si muove il signor Rogers, che è luminoso, gaio e colorato, e le stanze buie o cupe nelle quali Vogel fa le sue ricerche. C'è quindi grande attenzione alla "confezione" del film. Ciò che manca di più, come già detto, è il "lato oscuro" dell’american sweetheart morto nel 2003, ed è un peccato, specialmente per noi che, avendo guardato da piccoli Bim Bum Bam, vorremmo veramente sapere di tutto e di più su un uomo tanto meraviglioso.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali