Tournée - la recensione del film
Joachim Zand, impresario un tempo al top nel suo settore e poi fuggito negli Stati Uniti lasciandosi lavoro, famiglia, amici e debiti alle spalle, è tornato in Francia con una compagnia di New Burlesque. La loro tournée prevede il giro delle località costiere francesi, il grande sogno è Parigi, ma le cose sono complicate, il passato è ...
Tournée - la recensione
Dopo i corti del passato, per il suo esordio dietro la macchina da presa in un film “vero”, Mathieu Amalric non si fa mancare nulla: dirige, scrive e interpreta, cucendosi addosso un personaggio evidentemente tanto sentito da affibbiargli il cognome della madre: Zand, appunto. E indubbiamente tutto Tournée è un film molto sentito, figlio di urgenze vere e profonde, dal quale trapela la partecipazione emotiva del suo autore: non che questo sia, come spesso accade, è garanzia di coinvolgimento automatico anche dello spettatore.
Bilingue, narrativamente bipartito attraverso con due distinte sottotrame che s’intrecciano tra loro, Tournée possiede un'anima doppia, che a tratti è moltiplicazione e a tratti divisione, capace di comunicare un’idea e un mood con forme e strutture sfuggenti eppure persistenti.
Partendo da tematiche e situazioni che ricordano l’All That Jazz di Bob Fosse e girando come fosse un Cassavetes che ha sciacquato i suoi panni nella Senna, Amalric cattura e riporta con abilità un senso di decadenza dolente e diffusa, solo appena compiaciuta - quella decadenza legata ad un certo modo di vivere in maniera totale lo show business e la passione per l’arte - riuscendo a rendere vivi e credibili i suoi protagonisti, tenendoli lontani da ogni forma di squallore, esplicitando la gioiosa sofferenza della loro condizione, ragionando sul senso del successo e proponendo con coraggio un'alternativa serenamente rinunciataria alle strade solitamente imposte dalla società.
Tournée è allora un film capace di grande sentimento e mai di sentimentalismo, intriso di umanità e compassione, lontano da buonismi e retoriche; sono poi da apprezzare anche alcuni tentativi estemporanei di umorismo obliquo e understated che sfumano discretamente in entrata e in uscita nel contesto di una vicenda coscientemente e sardonicamente malinconica.
L’alto e costante livello di cui è capace il Mathieu Amalric attore - che si conferma anche qui uno dei migliori interpreti che il cinema francese abbia a sua disposizione - non sempre è tale però per l’Amalric sceneggiatore e regista: che se azzecca toni e sensibilità, non ha sempre dalla sua ritmo, tenuta,misura e (quindi) capacità di connettere con emotività costante ad una storia per sua natura priva di un reale crescendo. E allora Tournée appare eccessivamente ovattato da un lato, insistito e vagamente ostentato dall’altro, capace sì di improvvisi risvegli come anche di altrettanto subitanee ricadute.
Difetti che, paradossalmente, si trasformano in pregi: perché se il film del francese si ripete ciclicamente, uguale e diverso ad ogni giro completato, routinario, ad Amalric (e a noi) poco importa, perché, per citare lo stropicciato Joachim del (bellissimo) finale, “l’importante è andare avanti, sempre avanti.”
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival