Tonno spiaggiato: recensione della divertente commedia demenziale con Frank Matano
Il film diretto da Matteo Martinez esce nei cinema il 10 maggio.
E ora qualcosa di completamente diverso, come dicevano un tempo i Monty Python. Questo è l’intento di Frank Matano e Matteo Martinez, autori del copione e rispettivamente protagonista e regista di Tonno spiaggiato, entrambi allineati cerebralmente per proporre al cinema una commedia italiana che non somigli alle commedie italiane. In gran parte riescono nell’intento, perché la virata demenziale che il film prende dopo la prima mezz’ora conduce gli spettatori in verso un comico litorale dove le risate si spiaggiano in continuazione.
Matano interpreta uno stand-up comedian che non riesce a far ridere il pubblico dei locali in cui si esibisce, fino al giorno in cui quasi per sbaglio fa un commento ironico sulla sua ragazza in sovrappeso. Il pubblico si sganascia, lui continua, diventa qualcuno ma perde lei. La sceneggiatura indugia un po’ troppo sulla premessa, infilando anche una parodia di un programma TV, e fino a questo punto niente di originale emerge. Poi succede qualcosa quando irrompe la vera identità del film, la commedia si lacera le vesti come se l’incredibile Hulk entrasse in scena.
La storia introduce situazioni grottesche come il diabolico piano di uccidere una vecchia zia della ragazza, perché a un funerale potrebbero esserci più chance di ricucire il rapporto. Da qui in avanti Tonno spiaggiato riceve un dono divino come la memorabile performance della novantenne Lucia Guzzardi, un’attrice che potrebbe dare lezioni di comicità a tantissimi artisti più giovani, mentre la regia inizia ad assecondare il clima surreale. Martinez, all’esordio cinematografico, esibisce una profonda conoscenza tecnica utilizzando il montaggio di immagini e suoni con creatività. La sua regia diventa un affidabile personaggio comico di supporto.
Matano è irresistibile vestito da prete alle prese con la vecchietta e le sue amiche. Le loro dinamiche sono un film nel film che funziona così bene da far quasi dimenticare l’inizio della storia. Tonno spiaggiato però non molla più la presa fino alla fine e in alcune sequenze ricorda Un pesce di nome Wanda, quando anche Michael Palin era impegnato con un impossibile omicidio da mettere atto. È una nobile demenzialità quella del film, lontana dalla farsa di molte altre commedie italiane, ed è anche piacevolmente straniante l'approccio più serioso che i bravi Niccolò Senni e Marika Costabile adottano per i loro personaggi, rispettivamente l’amico dalla sessualità incerta e la ragazza da riconquistare.
- Giornalista cinematografico
- Copywriter e autore di format TV/Web