Thor: The Dark World - la recensione del cinecomic con Chris Hemsworth
Dopo la “cura Whedon” diverte e convince il sequel dedicato al dio di Asgard, supereroe del Marvelverse
Ci sono due modi per fruire di un film Marvel: da fan - che desidera storie il più possibile in linea con quelle del fumetto, possibilmente condite con lo stesso umorismo - e da spettatore comune, che vuole godersi e capire il film a prescindere. Un film come Thor: The Dark World probabilmente accontenterà entrambi. Mentre il primo film era stato affidato alle mani di Kenneth Branagh, più a suo agio con le sottotrame shakesperiane che nel trasmettere l'emozione dell'azione iperbolica collegata al mondo dei supereroi. All'annuncio di un sequel, il buon Kenneth si era dunque prontamente defilato e Kevin Feige (megaproduttore dei Marvel Studios, che sceglie personalmente i suoi registi) – si è rivolto ad Alan Taylor, subentrato a Patty Jenkins, inizialmente scelta, quando questa ha abbandonato il progetto per le solite “divergenze creative”.
Anche se ci sarebbe davvero piaciuto vedere una donna alla guida di un superhero movie, Taylor è comunque il tipo di regista capace di affrontare un film del genere. Si è trovato però per le mani un work in progress e ha dovuto iniziare le riprese senza una sceneggiatura definitiva, tanto che, a riprese in corso, per risolvere i problemi relativi ad alcune scene si è dovuto – in quella che è la variante Marvel del Pronto Intervento - “paracadutare” a Londra Joss Whedon. La creatura che ha preso vita mostra ancora in alcuni punti l'imprecisione delle suture, ma ha momenti così godibili e divertenti e nasce da un procedimento così improvvisato, rispetto alla granitica organizzazione Marvel/Disney, che ci si passa volentieri sopra.
Thor ci era sempre sembrato, fin dall'epoca in cui leggevamo i fumetti di Stan Lee, un corpo (e che corpo!) estraneo al mondo in cui agivano gli altri supereroi. Che ci faceva un dio nordico, proveniente da una mitologia ben precisa, al fianco di gente come quei poveri umani trasformati da radiazioni o strane sostanze in mostruose, superpotenti creature? Alla fine, tra tante stranezze, il tono tra l'epico e – ci si passi l'espressione – il “cazzaro” delle storie riusciva a farcelo accettare.
Pur senza inoltrarci nelle labirintiche trame di decenni di storie a fumetti, è evidente che il Thor del cinema ha solo tenui legami con quello che conoscevamo, a partire dalla mancanza di un alter ego (sulla Terra era un medico disabile e la sua Jane Foster era un'infermiera e non un'astrofisca, un segno dei tempi). In questo episodio, che dopo un inizio un po' faticoso e molto fantasy (pure troppo) in cui Thor deve riportare la pace nei Nove Regni e affrontare la minaccia dell'Aether e di Malekith l'Oscuro, mentre Loki languisce ahinoi in prigione e non ha niente da fare, il film prende ritmo proprio dall'entrata in scena di quest'ultimo. E' lui il protagonista di una bella gag che rimanda al prossimo film Marvel, ed è soprattutto lui a rubare la scena, tanto che quando è assente dallo schermo lo si aspetta con una certa ansia. E' ormai evidente, dalle reazioni degli spettatori, capire che è lui il beniamino del pubblico, uno dei rari casi in cui il villain rischia di soppiantare l'eroe nel cuore dei fan. Del resto, Tom Hiddleston è un bravissimo attore e il suo carisma – aiutato dall'affascinante look creato per lui – innegabile.
Se Natalie Portman ha un personaggio dallo spessore limitato e Stellan Skarsgard fornisce il comic relief del film, Chris Hemsworth continua a incarnare Thor con impressionante aderenza fisica, mentre Anthony Hopkins e gli altri attori, Eccleston compreso, forniscono una buona prestazione anche se non memorabile.
Come di consueto, non manca il cammeo di Stan Lee né il doppio finale: il primo girato da James Gunn a metà titoli di coda, che prefigura il suo Guardians Of The Galaxy e con l'introduzione del Collezionista (Benicio Del Toro) e delle Gemme dell'Infinito ha scatenato nel mondo nerd una ridda di ipotesi sulle possibili storyline future, e il consueto e divertente flash dopo i credits. Anche di questo dobbiamo dare atto alla Marvel, che produce gli unici film capaci di costringere gli spettatori a non alzarsi prima che siano scorsi sullo schermo tutti i nomi: un omaggio dovuto alle centinaia di ignoti eroi che contribuiscono a dare vita a questi fantastici baracconi da luna-park in cui, tornando bambini, ci divertiamo senza sensi di colpa.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità