The Rescue: la recensione del docu-film sul salvataggio dei ragazzi intrappolati nella grotta di Tham Luang

09 maggio 2022
4 di 5

Disponibile su Disney+, e al cinema il 16, 17 e 18 maggio distribuito da Wanted Cinema, quello diretto dai registi di Free Solo Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin è un documentario avvicente e potente dai risvolti sorprendenti. Il racconto dell’incredibile storia di 13 ragazzi intrappolati nella grotta thailandese di Tham Luang

The Rescue: la recensione del docu-film sul salvataggio dei ragazzi intrappolati nella grotta di Tham Luang

Era il 2018 quando il mondo rimase col fiato sospeso per più di due settimane, in attesa di conosce la sorte di dodici ragazzini appartenenti a una squadra di calcio e del loro allenatore, che mentre stavano visitando le grotte di Tham Luang, nella Thailandia settentrionale, rimasero bloccati lì dentro dalle pioggie monsoniche che nel giro di poche ore allagarono completamente le grotte impedendogli di uscire.
Scoprire se i dispersi fossero vivi o morti, dove fossero, e cercare di tirarli fuori fu molto complicato: ci vollero diciotto giorni e il coinvolgimento di oltre diecimila persone: tra queste, i Navy SEALs thailandesi, uno stormo nelle Operazioni Speciali e uno squadrone di soccorso dell'aeronatica statunitese,  innumerevoli volontari locali ma, soprattutto, volontari provenienti da tutto il mondo, guidati dagli inglesi John Volanthen e Rick Stanton, senza i quali il salvataggio non sarebbe stato possibile.

I ragazzi e il loro allenatore erano infatti rimasti bloccati a oltre due chilometri dall'entrata delle grotte, e per arrivare da loro, lungo un percorso angusto, buio e completamente allagato, che si metteva ore a percorrere, è stata fondamentale la competenza di questi volontari, persone comuni, comunissime, altro che SEALs, che però condividevano tutti un'hobby piuttosto insolito, risultando essere tra i migliori al mondo in quella peculiare attività che è la speleologia subacqua, in inglese cave-diving.
Ecco allora che The Rescue, nelle mani di Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, che non a caso sono gli stessi del capolavoro Free Solo, non è tanto un film su un'operazione di salvataggio ai limiti dell'impossibile e senza precedenti, quanto forse sul contrasto e l'incontra tra la straordinarietà della situazione e l'ordinarietà (apparente) di coloro i quali l'hanno resa possibile, e quindi anche, se vogliamo, su come tutti noi affrontiamo o dovremmo affrontare la nostra vita, emergenze o meno, sul piano delle responsabilità morali e sull'utilizzo delle nostre competenze.

 Vasarhelyi e Chin, che nella vita sono moglie e marito, raccontano gli eventi mescolando immagini di repertorio provienti sia dai media che dai soccorritori, alcune ricostruzioni che è quasi impossibile identificare come tali e interviste a testimoni, autorità thailandese e soprattutto questi strampalati speleologi subacquei, personaggi che fanno i mestieri più disparati che per loro stessa ammissione non viaggiano e hanno viaggiato sempre esattamente sulla stessa frequenza della società e delle persone normali, trovando negli spazi bui e angisti delle grotte sommerse una sorta di habitat che offre loro pace e protezione.
Il risultato, sebbene da sconsigliare a chi soffre di claustrofobia, è potente e coinvolgente, capace del ritmo di un action a dispetto della staticità delle situazioni, attento e discreto nel raccontare lo scontro tra le posizioni, le sottili lotte di potere tra gruppi, le preoccupazioni comuni per la riuscita delle operazioni.

Soprattutto, proprio come accadeva in Free Solo, Vasarhelyi e Chin riescono senza intellettualismi di sorta e rimanendo comunque attaccati ai gesti e alle dinamiche che raccontano, a trovare momenti in cui lo spettatore di The Rescue percepisce la possibilità dell'astrazione, e di un ragionamento che si fa pratico e contingente, certo, ma anche esistenziale.
In fondo, proprio come in Free Solo, The Rescue racconta di una tensione unica e straordinaria mirata alla sconfitta della morte, al trionfo della vita, e che assume risvolti morali ed etici che, se non virano verso la trascendenza, mettono di fronte a una serie di questioni che riguardano una gamma ampissima di sentimenti umani, la rete delle relazioni, le coincidenze bizzarre e crudeli della vita e il modo in cui si decide di attraversarla. Da soli, e in gruppo, con l'appartenenza e l'isolamento, con i passi indietro e quelli avanti, i dubbi, il senso di responsabilità, i rischi più o meno calcolati, la generosità e la determinazione. Tra la (ri)nascita e la morte, e tutto quello che sta nel mezzo.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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