The Lego Movie - la recensione del film

20 febbraio 2014
3 di 5

Un caleidoscopico omaggio a un mito che attraversa le generazioni

The Lego Movie - la recensione del film

Emmet, anonimo omino Lego ("minifig"), è un tranquillo operaio nella società organizzata da Lord Business. Come tutti, è ignaro che Business sta tramando l'ordine definitivo con una temibile arma: la colla, che bloccherebbe il caos della combinazione sfrenata dei pezzi Lego. Una coincidenza porta la ribelle Wyldstyle a ritenere che Emmet sia il "prescelto" per fermare la minaccia di Business: incredulo, il nostro eroe si unisce a lei e a una compagnia variegata che comprende anche la versione Lego di Batman.

Le costruzioni Lego, inaugurate dal danese Ole Kirk Christiansen nel lontano 1949, si sono difese e sono state difese dai terremoti nell'intrattenimento dei più giovani, sopravvivendo a un mondo che cambia. La Lego si è difesa attivamente concedendo la licenza dei suoi inimitabili mattoncini a videogiochi di grandissimo successo, nonché legando proprie linee di confezioni a licenze cinematografiche. E' stata però anche difesa spontaneamente da clienti affezionati, giovani e meno giovani, che hanno usato le mitiche minifig per i cosiddetti "brickfilm" amatoriali in stop-motion, in giro per la rete.

Insomma, la Lego ormai più che un marchio è un moderno mezzo di espressione creativa alla portata di tutti, e il film degli autori di Piovono Polpette, Phil Lord & Chris Miller, ha proprio l'intenzione di celebrarne questo aspetto a 360°: dai videogiochi e dalle licenze pesca l'uso postmoderno della Lego per rileggere con humor i miti, mentre dai brickfilm attinge l'estetica dei movimenti a scatti e delle gag lunari. La missione è compiuta, anche se non ci sentiamo di condividere gli sperticati entusiasmi d'oltreoceano.
La dimensione comica infatti funziona in alcune gag slapstick ma meno sul piano dei dialoghi, dove urla, smorfie, recitazione isterica e ritmo esasperato rendono faticosa la progressione narrativa. Sicuramente è più apprezzabile il commosso e sincero messaggio che regge la vicenda, ma bisogna anche ammettere che quindici anni fa il secondo Toy Story della Pixar aveva trasmesso gli stessi concetti in modo più sottile.

Sul piano dell'immagine, The Lego Movie invece è totalmente inattaccabile, rappresentando uno degli usi più raffinati della CGI e del 3D mai portati sul grande schermo. Già la Aardman con Giù per il tubo cercò di simulare la stop-motion con la computer grafica, ma la Warner e l'Animal Logic hanno fatto di meglio: la rigidità e gli scatti delle minifig sono rispettati con assoluta severità, tanto che le poche sequenze in vera stop-motion sono indistinguibili dal resto. C'è l'ingenuità contagiosa dei brickfilm, amplificata su panorami, scene di massa e inquadrature che lasciano incantati: fotografia e direzione artistica si sposano in un tripudio di colori, nel quale persino gli effetti come acqua ed esplosioni sono costituiti da mattoncini.

Pur non essendo un capolavoro come qualcuno ha forse precipitosamente scritto, The Lego Movie rimane un'opera affettuosa, artisticamente rigorosa e a suo modo ottimista, nell'inneggiare all'eterna attualità di un mito nato oltre mezzo secolo fa.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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