Thanksgiving: la recensione del ritorno all'horror di Eli Roth

15 novembre 2023
3.5 di 5
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16 anni dopo il finto trailer realizzato per Grindhouse, Eli Roth firma Thanksgiving, mettendo nel film tutta la sua passione per il cinema horror. Il risultato è convincente. La recensione di Daniela Catelli.

Thanksgiving: la recensione del ritorno all'horror di Eli Roth

Da Cabin Fever del 2002 a oggi, Eli Roth ha realizzato solo otto film, di cui sei horror. L’autore dei due Hostel è un vero appassionato del genere e un regista che, come lui stesso dichiara, ha un mix nel cervello di tutti i film che ha compulsivamente visto insieme all’amico di sempre, non a caso suo sceneggiatore, Jeff Rendell, simile in questo al più anziano Tarantino ma orientato soprattutto, anche se non solo, sull’horror degli anni Ottanta (meglio ancora se italiano). Thanksgiving nasce, come ormai tutti sanno, dal finto trailer inserito nel Grindhouse di Tarantino/Rodriguez del 2007 e se oggi il lungometraggio arriva al cinema il merito è dei fan che lo chiedono da allora senza stancarsi. Ma ci voleva la storia giusta per legare insieme tutte le morti spettacolari che sono un must nei film del regista e attore del Massachussets, nativo proprio di quei posti dove il Giorno del Ringraziamento è originario e tradizionalmente più sentito, e alla fine è arrivata, grazie alla tradizione consumistica del Black Friday, che si confonde ormai con la Festa e che non a caso è l’unica usanza importata anche da noi.

Con Thanksgiving Eli Roth confeziona uno slasher che non è solo omaggio ai grandi del genere venuti prima di lui, ma mette insieme tre sottogeneri tipicamente americani: il cinema dei liceali, il body count horror e gli splatter ambientati nel periodo delle festività, tra cui, guarda caso, mancava proprio quella del Ringraziamento. L’intuizione geniale che dà il via al film è quella di mostrare il contrasto feroce tra la strenua difesa delle tradizioni nazionali (in genere associata al conservatorismo politico) - perché Thanksgiving, più ancora del Natale, è la festa della gratitudine per quello che abbiamo, a partire dai legami famigliari - e il consumismo sfrenato che porta la gente a uccidersi letteralmente per strapparsi di mano gli imprescindibili oggetti venduti a saldo dalla mezzanotte della festività, nei grandi centri commerciali. Sono lontani i tempi – anche se erano già un presagio di questa folle smania di possesso – in cui i genitori si contendevano il giocattolo più ambito dai figli nel natalizio Una promessa è una promessa: adesso si assedia letteralmente e si uccide per accaparrarsi una televisione o una piastra per waffle. I tranquilli cittadini di Plymouth fanno più paura degli zombi nel centro commerciale del film di Romero, e il peggio è che si tratta di un incipit che nasce da vere risse verificatesi in America in queste occasioni.

Dopo questa grandiosa e virtuosistica sequenza di apertura (realizzata interamente dal vero, senza effetti speciali in computer graphic, ma alla maniera di una volta), inizia il film vero e proprio e il divertimento, per chi ama questo tipo di horror, è assicurato. Un misterioso assassino vestito da padre Pellegrino mette nel suo bersaglio persone presenti a quei fatidici saldi che hanno causato diverse vittime: i giovani liceali della cittadina, inconsapevole causa dell'assalto, ma anche i loro genitori, e per ucciderli utilizza strumenti da cucina o riconducibili al pranzo della festività. Tagga poi le future vittime in reel su Instagram estremamente grafici. Tutto fa pensare che i sopravvissuti non lo saranno per molto, e finiranno sul tavolo come portate o commensali di un desco molto speciale… ovviamente, come sempre in questo tipo di film, bisogna scoprire chi è l’assassino tra i molti sospettabili, come in Scream, e i più acuti forse (e sottolineiamo forse) ci arriveranno prima della fine.

Tutti bravi e in parte gli attori, dai giovani, preparatissimi dal coach Roth a suon di visioni di classici, ai veterani tra cui si rivede Gina Gershon, Patrick Dempsey e il baffuto Rick Hoffmann. Se siete dei cultori di horror, vi divertirete a riconoscere gli omaggi e le citazioni disseminate nel film dal mixer di Eli Roth. In ogni caso siamo sicuri che Thanksgiving sarà capace di intrattenervi e perfino, in certi momenti, di farvi ridere e pensare. E se siete dei fan di queste cose, i modi scelti dal killer mascherato John Carver per spacciare le sue vittime sono tra i più inventivi di sempre, anche se alcuni li avevamo già visti in forma ridotta nel finto trailer. E non manca nemmeno la scena post titoli di coda, che, come vuole la nuova tradizione, vi farà fare una risata liberatoria alla fine di tutto quel carnage.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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