Sull'isola di Bergman, la recensione: un pellegrinaggio cinefilo e variazioni sull'amore per Mia Hansen-Love
La regista francese Mia Hansen-Love debutta finalmente in concorso al Festival di Cannes 2021 con Bergman Island, forse il miglior film di una carriera in leggerezza, ma certo non in superficialità. Storie d'amore, cinema e un omaggio a Bergman nel suo primo in inglese con Tim Roth e Vicky Krieps.
In un mondo del cinema, specie quello festivaliero, che cade spesso nella trappola di scambiare la pesantezza autoreferenziale con la profondità, il cinema lieve ma certo non superficiale di Mia Hansen-Love è ancora un oggetto misterioso e sottovalutato. La regista francese ha avuto bisogno di evocare uno dei maestri assoluti della settima arte, a colpi di settimi sigilli, per essere accolta a corte, nei piani nobili del concorso del Festival di Cannes. Bergman Island nasce come un vero e proprio pellegrinaggio di un regista affermato, Tony, e della compagna, Chris, una sceneggiatrice più giovane e ancora insicura, nell’isola di Fårö, rifugio e luogo di ispirazione per il regista svedese. Lui così cupo ed esistenzialista, l’isola così solare, dai panorami inaspettatamente dolci. Almeno d’estate, come ricorda il più cinico dei due, interpretato da Tim Roth, che invita con ironia la compagna (Vicky Krieps) a venire da quelle parti d’inverno. Una coppia in cui alcuni hanno voluto vedere la regista con l’ex partner Olivier Assayas.
I due sbarcano nell’isola e iniziano a fare conoscenza dei luoghi bergmaniani, custoditi e valorizzati con tour a tema e un attivo turismo per appassionati dalla fondazione che tramanda il suo nome. Una vera immersione, fra proiezioni serali, discussioni sui lavori preferiti, ma anche sulla vita privata del maestro con i locali. Sono ospitati per un paio di mesi per concludere i progetti a cui stanno reciprocamente lavorando, sperando in un’iniezione di ispirazione dovuta all’influenza bergmaniana, lui che non credeva in nessuna specifica religione, nonostante il padre ministro luterano, se non nei fantasmi.
Le prime visite li accompagnano subito in un immersione nella contraddizione fra vita e opere dell’autore, alimentando un dibattito molto attuale sulla necessità o meno di considerare i comportamenti personali di un artista, oltre al valore delle sue opere. Figli in quantità, mogli altrettante, e una popolarità decisamente relativa fra gli abitanti del luogo, divisi fra chi non lo sopportava in vita e chi vuole tutelarne la privacy postuma facendo finta di non conoscere luoghi e ispirazioni nell’isola.
Tony e Chris lavorano separatamente, e in questa maniera scoprono anche l’isola e le madeleine bergmaniane, mentre vita reale e fantasia si confondono con il passato, i loro ricordi in comune o personali. In Bergman Island ritroviamo la capacità dell’autrice parigina di costruire una ragnatela di levità, all’interno della quale catturare anche noi spettatori insieme ai suoi personaggi. Il viaggio dei due autori a Fårö diventa l’occasione per un omaggio alla creatività, al racconto e al cinema. Conferma l’abilità di raccontare la giovinezza, dopo l’adolescenza dei suoi primi film, con un racconto di cinema nel cinema, sotto forma della sceneggiatura che lei sta scrivendo. Si tratta di una storia d’amore, un ricordo personale che rievoca il primo amore, sempre provvisoria e incapace di trovare una sua velocità di crociera, a causa di tempi sbagliati. Protagonisti una ventottenne, Mia Wasikowska, e un suo coetaneo norvegese, la cui storia prende vita nella rievocazione al compagno, in cerca di unconsiglio su come concludere la vicenda, in preda a un blocco creativo.
I due si ritrovano dopo una relazione adolescenziale non portata avanti, e qualche più recente avventura nonostante i rispettivi partner, in occasione del matrimonio di un’amica, proprio nell’isola di Fårö. Una parentesi che alimenta un senso di disagio e distanza anche nella vita “reale” di Tom e Chris, in un racconto malinconico di ricordi passionali, lunghe giornate estive al mare, mentre il sole dirada la nebbia di un sentimento sospeso fra finzione e realtà.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito