Sound of Freedom - Il canto della libertà: la recensione del film con Jim Caviezel sul traffico di minori

02 febbraio 2024
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Rivelatosi come un inaspettato grande successo al box office americano, Sound of Freedom - Il canto della libertà esce in Italia per portare consapevolezza sulla pedofilia con un approccio stilistico che insegue un alto valore artistico.

Sound of Freedom - Il canto della libertà: la recensione del film con Jim Caviezel sul traffico di minori

Il più alto valore sociale che offre Sound of Freedom - Il canto della libertà è sensibilizzare sul tema portante della trama. La tratta dei minori ha radici lontane nella storia dell'umanità ed è agghiacciante pensare quanto sia ancora oggi una realtà in alcune zone del mondo. Il film solleva consapevolezza al riguardo, spingendo indirettamente l'interesse degli spettatori verso i rapporti dell'Unicef per la responsabilità e il dovere di esserne informati. I trafficanti trattano i bambini come merce qualsiasi, una merce proficua che trasportano da un paese all'altro, quando non da un continente all'altro, per venderla. Schiavitù e prostituzione è ciò che li aspetta, con una prospettiva di vita aberrante, lontana dai genitori che non vedranno mai più.

Sound of Freedom racconta questa sconcertante attualità, la pedofilia non solo come deviazione perversa, ma come business strutturato e redditizio. Il terreno fertile per entrare in affari in questo settore sono sempre quelle zone del mondo culturalmente ed economicamente povere, spesso sovraffollate, con governi vacillanti e democrazie corrotte, in cui le false promesse verso vite migliori traggono in inganno i genitori e i loro figli. Le indagini dell'agente Tim Ballard, interpretato da Jim Caviezel, riflettono la realtà ricordandoci che una delle vie del traffico dei minori collega il Sudamerica con il Sud-est asiatico. L'azione nel film si concentra sul viaggio in Colombia che Ballard intraprende inizialmente per il governo americano e successivamente per conto proprio, nel tentativo di andare alla fonte del traffico di minori e trovare una propria pace interiore, dopo anni di indagini e crudeltà di cui è stato testimone e che lo ossessionano.

Il più alto valore artistico, invece, è il lavoro sulla luce. Alejandro Gomez Monteverde insegue l'epica in questa storia tratta da una storia vera, come recita la didascalia all'inizio. Insieme al direttore della fotografia Gorka Gómez Andreu, il regista di Sound of Freedom si dedica con estrema cura all'estetica del film, incorniciando gli ambienti e mettendone in risalto i chiaroscuri, con movimenti di camera lenti e molte figure in silhouette. Nel ritmo dilatato degli eventi, Monteverde insiste più sull'intima missione del protagonista, cercando un'aura angelica intorno a Caviezel, biondo e con occhi azzurri spesso in lacrime.

Proprio la dilatazione dei tempi rischia di non essere giustificata in una narrazione lunga due ore e mezzo, nonostante possa essere un vanto rispetto all'esiguo budget di 15 milioni di dollari per la realizzazione e l'evidentente entusiamo del pubblico statunitense che lo ha eletto uno dei più redditizzi film indipendenti al box office, con 250 milioni di dollari di incasso. A dispetto di una reputazione che il film porta con sé, relativa alle voci che lo vogliono affiancare ai complottisti americani, o al fatto che sia prodotto dalla società Angel Studios specializzata in film su base religiosa, Sound of Freedom non è manipolatorio e può essere serenamente giudicato sull'aspetto artistico e sul messaggio che vuole dare. Proprio come qualunque altro film.



  • Giornalista cinematografico
  • Copywriter e autore di format TV/Web
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