La recensione dell'action movie Shoot 'Em Up
Scritto e diretto da Michael Davies, Shoot'Em Up è un action movie che non fa mistero - fin dal titolo - di ispirarsi al mondo dei videogame. Migliaia i colpi sparati dai protagonisti (Clive Owen, Monica Bellucci e Paul Giamatti) in questo film, dal primo all'ultimo minuto. Ma Shoot 'Em Up mantiene effettivamente l'intrattenimento che...
Shoot 'Em Up - la recensione
Shoot ’Em Up è il termine inglese che in Italia viene tradotto con “sparatutto”: ovvero quella definizione che nell’universo videoludico viene applicata a giochi basati sulla pura azione, balistica ed esplosiva. Quei giochi dove, per l’appunto bisogna (quasi) solo sparare: sparare sempre, a tutto e a tutti. Senza pensare (troppo).
Da questo punto di vista, il film di Michael Davis non tradisce le possibili aspettative, visto che il primo colpo di pistola viene esploso a pochissimi minuti dallo spegnimento delle luci in sala e che l’ultimo precede di un attimo lo scorrere dei titoli di coda. E nel mezzo, la musica è sempre la stessa: colpi d'arma da fuoco alternati a brani rock e heavy metal (dai Nirvana ai Motörhead passando per AC/DC e Wolfmother).
Shoot ’Em Up, per temi e situazioni, è infatti un film che non nasconde l’evidente riferimento al mondo di certi videogame, enfatizzandone le caratteristiche più disimpegnate e decerebrate (d’altronde il suo regista aveva esordito anni fa firmando la sceneggiatura di Double Dragon): sarebbe quindi inutile aspettarsi personaggi costruiti e caratterizzati, oppure una trama che fa riferimento a tematiche più o meno serie e d’attualità.
Eppure.
Eppure quel che manca a Shoot ’Em Up è il coraggio di seguire la sua natura fino in fondo. Quel che lo affossa realmente non sono certe esagerazioni, o una serie di battute e di dialoghi che falliscono clamorosamente l’obiettivo dell’umorismo e dell’ironia (centrando al più quello dell’involontario), ma è il tentativo di conciliare – o meglio, giustificare – l’azione più estrema e legittimamente, liberamente fine a sé stessa con pur modeste ambizioni di completezza cinematografica e narrativa: certi risvolti del passato dei personaggi, certe situazioni di trama legate alla politica USA sulle armi e non solo, erano perfettamente evitabili.
A Shoot ’Em Up manca il coraggio di essere un Crank: un film anche quello non perfetto, magari opinabile, ma che perlomeno abbracciava in pieno la sua vera natura e non cercava di mimetizzarla o di nobilitarla ipocritamente. Davis invece, pur non partendo male, tutt’altro, fa poi un brusco passo indietro, e cerca di annacquare il videoludismo del suo film con tracce e stilemi di una tradizione action che oramai è morta o sta morendo, e che ha avuto il suo canto del cigno con il quarto Die Hard.
Peccato: Shoot ’Em Up avrebbe avuto le potenzialità di essere divertente e persino interessante, perlomeno dal punto di vista teorico. Owen e Giamatti svolgono a dovere il loro compiti: sono caricati e caricaturali ma sufficientemente sornione l’uno, spregevole l’altro. Quando a Monica Bellucci… beh, meno battute le avrebbero reso maggiore giustizia.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival