Settembre: la recensione del film di Giulia Steigerwalt

04 aprile 2022
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La sceneggiatrice Giulia Louise Steigerwalt esordisce nella regia con Settembre, una commedia drammatica che incrocia tre storie accomunate da una spinta al cambiamento e da una verità di sentimenti.

Settembre: la recensione del film di Giulia Steigerwalt

Se il nostro cinema del passato è stato glorioso, il merito era, oltre che di sopraffini registi, anche degli sceneggiatori, e chi di tanto in tanto grida alla crisi del cinema italiano, spesso e volentieri ne adduce la colpa alla mancanza di idee e di buone storie, il che significa che gli sceneggiatori non fanno il proprio dovere. A questi signori "criticoni" vorremmo rispondere che c'è chi ancora sa addomesticare le parole e costruire dialoghi arguti, spontanei, ironici, intelligenti e soprattutto veri, che "spiegano" un personaggio meglio dell'onnipresente voce fuori campo che è vizio squisitamente contemporaneo del cinema scanzonato del presente. Una delle ottime penne di oggi, che ha studiato negli Stati Uniti, dove i copioni restano di ferro e hanno regole quasi matematiche, è Giulia Louise Steigerwalt, che ha scritto Moglie e marito, Il Campione e Marilyn ha gli occhi neri, e che debutta dietro alla macchina da presa con Settembre.

Ha dovuto lavorare duramente la neo regista, per convincere Matteo Rovere e Sydney Sibilia di Groenlandia di essere pronta a tenere le redini di un set. Alla fine ce l'ha fatta, e il risultato è un film godibilissimo, dolcemente malinconico, profondo, a suo modo intimo e dotato di quella leggerezza che Italo Calvino tanto amava e che qui si mescola con un'autenticità di sentimenti che è raro trovare, e che invece di fare capolino qua e là, informa scene intere, dialoghi, personaggi.

Settembre prende spunto da vicende realmente accadute e incrocia tre storie: una con protagonisti due preadolescenti, un'altra incentrata su una madre di famiglia snobbata dal marito e con un problema di salute, e un’altra ancora che ruota intorno a un medico che vive in un limbo e a una giovane prostituta che non ha mai smesso di sognare. Ad accomunarle è il risveglio da un torpore, insieme alla consapevolezza che esiste uno scarto enorme tra la vita che si fa e quella che si voleva fare. L’impulso al cambiamento arriva per tutti grazie all'incontro con un'altra persona, che dà lo slancio per "saltare il fosso".

Non sono protagonisti di eventi straordinari Guglielmo, Ana, Francesca, Debora, Maria e Sergio. Sono uomini come noi, ma hanno la fortuna di avere un'illuminazione che trasforma il loro rapporto con amici, familiari e soprattutto con loro stessi in una tempesta di sentimenti, imbarazzi e situazioni che però sono universali. Ogni loro parola, e qui si vede la bravura della Steigerwalt sceneggiatrice, rivela un mondo, una verità tenuta nascosta che viene fuori con prepotenza, e nello stesso tempo con grazia e delicatezza, proprio quando tutto sembrava perduto, noioso e banale. Ai personaggi di Settembre John Lennon canterebbe, se fosse vivo: "La vita è qciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti". Giulia sarebbe d'accordo con l'ex Beatle, ma nel frattempo ha abbracciato le sue creature, avvicinandosi ai loro visi con la macchina da presa per cogliere anche le piccole imperfezioni che li rendono unici e adorabili. E se il racconto scorrevole distoglie lo spettatore dalla parte tecnica del film, un occhio esperto coglierà in Settembre anche una regia sofisticata, che non disdegna i campi lunghi, che descrivono un universo e mettono in comunicazione individui ed emozioni, mentre in sottofondo sentiamo Nico o i Velvet Underground.

E’ un film di ruoli che cambiano Settembre, perché nella vita si può essere tutto: genitori anche se non si hanno figli, figli anche se si è adulti, amanti, mariti, amici, conoscenti. Il desiderio di avvicinarsi a chi ci ha scosso dall’apatia può insomma trasformarci in ciò che vogliamo, a patto che impariamo a perdonarci e a praticare la favolosa arte dell'autoironia.

Giulia Steigerwalt è stata molto brava pure nella scelta degli attori, a cominciare da Fabrizio Bentivoglio e Barbara Ronchi, lui cucciolone buono dallo sguardo un po’ triste e dalla voce profonda, lei donna stralunata, vibrante, svagata e sensibilissima. La sostanza di cui son fatti è italiana, ma la capacità di Giulia di passare da un personaggio all’altro volendo bene a tutti nello stesso modo, e di non lasciar sospesa nessuna trama e sottotrama, è patrimonio della formazione americana della regista, che invece di ricordare Francesca Archibugi prima maniera, Greta Gerwig o Noah Baumbach, somiglia semplicemente a se stessa.

E’ un vero regalo Settembre. Ogni tanto il garbo che lo contraddistingue sembra quasi timidezza, paura di disturbare. Giulia Steigerwalt non ha ragione di essere timida. Il suo cinema è altro dalla poetica di Rovere e Sibilia, anche perché è espressione dello sguardo di una donna, una donna che non ha nessun bisogno di chiedere: "Permesso?".

Settembre è stato presentato in anteprima internazionale al Bari International Film Festival 2022



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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