Questa storia qua - la recensione
06 settembre 2011
Nella Zocca che ha visto Vasco nascere e crescere, che lo ha plasmato, limitato, esaltato e annoiato, ecco che Questa storia qua simbolizza un intero cosmo di realtà minori e provinciali che costituisce, ancora, una delle colonne portanti della società e dell'identità del nostro paese.
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Questa storia qua - la recensione
Non è un film concerto, Questa storia qua. E non è nemmeno un documentario su quello che, comunque, è il suo protagonista, Vasco Rossi. Non si spaventino comunque, i fan. Perché le sequenze iniziali e finali che incorniciano i 75 minuti del film sono sufficienti per renderlo anche facilmente fruibile come una "semplice" cronistoria dell'ascesa del rocker emiliano verso il successo che tutti conosciamo.
Ma, proprio perché si concentra subito col ripercorrere le origini familiari e locali di Vasco (la sua infanzia, i primi concorsi canori, i gruppi con gli amici, le radio pirata e via discorrendo), ecco che Questa storia qua riesce a scartare da un semplice e puro biografiamo per farsi ritratto socio-antropologico di quel mondo di cui Rossi è al tempo stesso emanazione, rappresentante e perpetuatore. Il mondo della piccola provincia italiana.
Nella Zocca che ha visto Vasco nascere e crescere, che lo ha plasmato, limitato, esaltato e annoiato, ecco che Questa storia qua simbolizza un intero cosmo di realtà minori e provinciali che costituisce, ancora, una delle colonne portanti della società e dell'identità del nostro paese. Nelle sue complesse semplicità, nelle sue contraddizioni, nelle sue spinte centrifughe e centripete e nelle energie ad esse legate.
Chiunque abbia avuto esperienza, magari indiretta, di quel tipo di piccola provincia non potrà non collegare allora il grande successo di Vasco con un carattere e una sensibilità nazionali che gli sono iscritti nel DNA e gli permettono di arrivare, quasi subliminalmente, nel profondo degli animi dei suoi fan.
Commentando episodicamente con la voce off le immagini di repertorio (inedite e intimissime) scovate e sapientemente assemblate dai registi, Alessandro Paris e Sibylle Righetti, Vasco Rossi non si racconta, ma racconta una scuola e uno stile di vita che, ammette nel finale, continua a riempirlo di nostalgia pur non esistendo più nei modi e nei tempi che lui amava.
Ecco che allora il finale che racconta dell'esperienza losangelina del Blasco assume un valore particolare e un risvolto agrodolce. Perché se il successo ha condotto lì, quel che si è perso per strada è qualcosa in via d'estinzione.
Vasco come l'ultimo della sua specie.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival
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