No Sudden Move, la recensione: Steven Soderbergh mette in scena grande cinema anche sul piccolo schermo

10 novembre 2021
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Una complicata e sorprendente trama noir ambientata nella Detroit di metà anni Cinquanta viene gestita con organizzazione fordista da Soderbergh, che mette ordine nel caos, racconta il Capitale e non dimentica mai l'importanza dell'intrattenimento anche leggero. No Sudden Move è disponibile su NOW. La recensione di Federico Gironi.

No Sudden Move, la recensione: Steven Soderbergh mette in scena grande cinema anche sul piccolo schermo

Quando sei un criminale e ti offrono dei soldi per un lavoretto facile e veloce, puoi star ben sicuro che non sarà così, e faresti bene a rifiutare. Almeno al cinema. E però, se i criminali rifiutassero il lavoretto facile, veloce e ben pagato che poi alla fine tale non è, molti film non esisterebbero (sceneggiatori, un'idea di soggetto per voi: un film dove all'inizio il criminale dice "No", e poi v'inventate cosa succede dopo quel rifiuto).
Non dicono di no all'offerta di un redivivo Brandan FraserDon Cheadle, né Benicio Del Toro e nemmeno Kieran Culkin, che per conto di un mandante misterioso devo andare a fare da bay sitter in casa di David Harbour: ovvero, tenere in ostaggio in casa la sua famiglia mentre lui sottrae un misterioso documento dalla cassaforte del suo capo, alla General Motors.
Già. perché ho dimenticato di dire che siamo a Detroit, e nella Detroit del 1954, quando l'industria dell'auto era come l'universo, in espansione. Allo stesso tempo, anche se l'ambientazione è d'epoca, non si può non pensare alla Detroit di oggi, quella post-default, simbolo evidente di una serie di problemi strutturali degli Stati Uniti e del capitalismo. Di sicuro ci ha pensato anche Steven Soderbergh. Lui pensa a tutto, sempre. Anche alla regia, al montaggio e alla fotografia di questo nuovo No Sudden Move. Il copione no, quello è di Ed Solomon, lo stesso di Mosaic. E di Now You See Me 1 e 2. Esempi non tirati fuori a caso.

Un po' come in quei titoli, infatti, anche No Sudden Move è tutto costruito attorno a una serie di personaggi (quelli interpretati dagli attori citati, ma ci sono anche Ray Liotta, Bill Duke John Hamm, Amy Seimetz, Julia Fox, Matt Damon e molti altri ancora), ognuno dei quali ha il suo punto di vista e il suo personale interesse in una vicenda costruita come una serie di scatole cinesi che rivelano progressivamente nuove verità, e all'interno della quale quasi tutti questi personaggi agiscono per doppi, tripli, n+1 giochi.
Tutto, a partire dall'elegante macchina da presa di Soderbergh, che ha girato con ottiche d'epoca che deformano i lati dell'inquadartura, trasformando quindi lo schermo in una cornice irregolare che trasmette d'idea della complessità non lineare delle traiettorie del racconto, è mobile. Mobilissimo. Gli spostamenti sono continui, così come gli andirivieni, e le modifiche agli schieramenti. Non ci fosse un regista tanto abile a tenere tutto assieme, ci sarebbe da confondersi, anche in questo caso è sempre bene prestare attenzione senza distrarsi.

Soderbergh gestisce il movimento del film con la stessa precisione con cui dirige un cast spettacolare o ricostruisce un'epoca con arredi, abiti e automobili, e No Sudden Move è quindi tutt'altro che caotico o anarchico. È, al contrario, un perfetto meccanismo a orologeria. Meglio: una raffinata ed efficiente catena di montaggio narrativa.
Perché anche nel costante movimento di No Sudden Move c'è qualcosa di immoto. Qualcosa al quale tutto (il denaro) ritorna sempre, e che ha il volto anonimo del potere. Il potere economico, capitalista, oscuro, che Soderbergh ha raccontato spesso e volentieri nei suoi film, che qui gioca al gatto col topo con personaggi (Cheadle e Del Toro) non a caso appartenenti a minoranze non wasp: afroamericano il primo, italoamericano l'altro.
Nessuna pesantezza ideologica, comunque: solo capacità di stimolare pensiero, porre questioni. Sempre col sorriso (sardonico) sulle labbra. Sempre mettendo in scena sullo schermo, anche piccolo, grande cinema. Noir, neo-noir, post-noir che sia.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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