Mr. Morfina, la recensione dell'action comedy: Risate, azione, gore e botte senza far male, come in un fumetto
Un funzionario anonimo di una banca dalla vita noiosa ma con una particolare caratteristica fisica, un problema di salute che diventa un super potere nella frenetica commedia d'azione con momenti gore e un divertimento costante. La recensione di Mauro Donzelli di Mr. Morfina di Dan Berk e Robert Olsen.
Il cinema può diventare un rituale, se visto nel posto giusto, con le persone giuste e la storia giusta. Hollywood troppo spesso recentemente ha perso di vista questa dimensione sociale e cruciale della visione di un film, abdicando al ruolo di spacciatore di emozioni da condividere e finendo per pensare che un divano bastasse, magari con uno schermo a basso polliciaggio e un gatto come unica compagnia. Che dire di quel cinema medio da pomeriggio con amici, dopo un compito in classe o prima di un esame?
Mr. Morfina arriva come un oggetto inatteso, dissetando i disillusi dalla noia del cinema medio americano di questi tempi, capace in chi ha imboccato l’età adulta di ricordare tante storie da pacche sulle spalle e risate collettive. Spegnete ogni spia d’allarme e rifugiatevi in sala per passare del tempo intrattenendovi senza troppi pensieri. I cultori della verosimiglianza a tutti i costi sono avvisati, ma anche chi ha voglia di ritrovare sul grande schermo qualcosa che solo una decina d’anni fa era comune e oggi sembra esotico. Risate, azione, gore e botte senza far male, come in un fumetto. Ce lo suggerisce la locandina del film, ma soprattutto l’handicap pronto a diventare un dono del suo protagonista: non sentire dolore. E quindi, inutile dirlo, eccolo pronto a offrire il suo corpo a una commedia d’azione, ma anche romantica, un po’ storia di rapina con fuga e inseguimenti. Ma soprattutto con tanto sangue e coreografie ardite e spassose, perché indolori, con cui guarnire il tutto.
Siamo catapultati in un oggi che sembrano gli anni ’90 - saranno memorie di visione - con il primo affaccio verso il mainstream dei registi horror Dan Berk e Robert Olsen, casualmente finiti in stanza insieme il primo giorno di università e ormai una cosa sola dietro alla macchina da presa, tanto da non prevedere una pagina personale wikipedia, ma solo una di coppia. E devono essere ben rodati, e ben cresciuti a visioni di cinema di genere, visto che si divertono in Mr. Morfina a spaziare fra i generi con divertita voglia di condivisione. Merito anche al protagonista, Jack Quaid, figlio di Dennis e di Meg Ryan, che si è già fatto apprezzare per la sua simpatia da amica di bevute in The Boys e non solo. Ci sarebbe poi anche un altro figlio d'arte, Ray Nicholson, fronte ampia e ghigno del papà.
Nel film Nate è un impiegato comune e dalla vita solitaria e noiosa che lavora in banca. Una nuova assunta si palesa nella sua vita, e nell'ufficio accanto. Presto si innamora, lei sembra considerarlo, i due escono insieme e conosciamo la sua condizione, insensibilità congenita al dolore con anidrosi.
Neanche il tempo di godersi qualche emozione romantica, che non fosse un assegno da incassare, ed ecco che l’adrenalina quella vera arriva a inondare un’anonima mattina e il film stesso, sotto forma di una rapina che porta la sua amata Amber a fuggire via sequestrata da violenti rapitori. A quel punto è meglio che abbiate preso fiato per tempo, perché il film prende il via e va avanti senza soste, ma con un paio di riusciti colpi di scena. Si trasforma in una caccia ai ladri con una sequela di coreografie di calci, pugni, botte, con ogni oggetto contundente e arma da taglio, davvero ben congegnate e divertenti. Si parlava di gore, però, e non possiamo che confermare come il corpo di Nate subisca e faccia subire contorsioni e ferite di ogni genere, di quelle che ti fanno digrignare i denti, ma che vengono sopportate con un gridolino e una risata grazie all’evidente disincanto comico con cui vengono presentate.
Mr. Morfina è una montagna russa di azione e personaggi ben scelti perché comuni, in cui farsi un giro senza sensi di colpa ma con la voglia di condividere un’esperienza con amici e affini. Per la realtà c’è sempre tempo, novanta minuti e la ritroverete ad aspettarvi. Nel frattempo godetevela.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito