Mothers' Instinct: la recensione del thriller con Anne Hathaway e Jessica Chastain
Jessica Chastain e Anne Hathaway sono le sublimi protagoniste di Mothers' Instinct, opera prima del direttore della fotografia Benoît Delhomme, che mescola thriller e melò e torna agli anni '60 del secolo scorso per parlare di ruoli sociali. La recensione di Carola Proto.
Comincia con una collana di perle regalata per un compleanno Mothers' Instinct, durante una festa a sorpresa organizzata nell'ordinato giardino di una villetta in un quartiere fuori città. Siamo negli anni '60, e a ricevere il dono è Céline, madre e moglie con un taglio di capelli alla Jackie Kennedy e gli occhi da cerbiatta. Noi che siamo mediamente superstiziosi, sappiamo però che le perle non si regalano, perché chi le riceve andrà quasi sicuramente incontro alla sfortuna. Ora, se anche il regista e direttore della fotografia Benoît Delhomme ignora una simile credenza, c'è la musica di Anne Nikitin, così simile alle colonne sonore dei thriller di Alfred Hitchcock, a stabilire fin dai primi istanti un mood inquietante, facendo presagire l'arrivo più o meno imminente di una tragedia e di un enigma.
Non c’è dubbio che un incipit del genere sia accattivante, e sembra sottendere non tanto un omaggio a un maestro della suspense quanto il desiderio di fare un po’ come lui, giocando con gli sguardi, i non detti e la perfezione apparente di un microcosmo in cui il marcio si nasconde in un armadietto dei medicinali o tra le pieghe di un abito dalla gonna ampia. In questa emulazione Delhomme si lascia sedurre un po’ troppo dalla "confezione" e, innamorato dei volti e dei corpi delle sue attrici e della sua Hysteria Lane del secolo scorso, si mantiene purtroppo in superficie, senza dimenticare di strizzare l'occhio ai melodrammi di Douglas Sirk e al Todd Haynes di Lontano dal Paradiso. Così facendo, dimentica di approfondire uno dei due personaggi principali e si avvia verso un esito magari non scontato, ma comunque non esattamente a sorpresa. E non si può nemmeno dire che riesca a supplire a questa parziale mancanza di originalità con un sano cinismo o rifugiandosi nel camp. Essendo Mothers' Instinct il remake di un film che prende le mosse da un romanzo, quindi da una storia inventata da qualcun altro, il tradimento era auspicabile oltre che lecito, soprattutto con due interpreti principali favolose come Jessica Chastain e Anne Hathaway, che, non a caso, hanno entrambe vinto l'Oscar.
E invece, per dirla con un critico statunitense, Mothers' Instinct rimane un dramma troppo "allacciato", proprio come il corsetto che Rossella O'Hara si faceva stringere fino a non respirare dalla robusta Mami. Ciò non significa, però, che il film non abbia spunti interessanti. Fra un pacco di biscotti al burro d'arachidi che un bambino allergico prima o poi mangerà e delle pillole per il cuore che non sortiscono l'effetto desiderato, la sceneggiatura di Sara Conradt e la macchina da presa di Benoît Delhomme colgono benissimo la felicità di facciata di mogli in tacchi alti che preparano drink e l'ottusità di mariti che sventolano la bandiera del patriarcato.
Ancora il patriarcato? - diranno i nostri piccoli lettori? Ebbene sì, ma al di là del marito che dice alla moglie ex giornalista che può scrivere per il giornalino della scuola del figlio, il discorso è molto sottile, perché l'accento viene posto sull'indipendenza economica come unico grande strumento di emancipazione e sul senso di colpa e l'ansia che ne deriva. Sia Alice che Céline sanno interpretare un unico ruolo, e cioè quello di madre. La differenza fra le due sta nell'identificazione totale o parziale con questo ruolo, e la cosa spaventosa, e qui non parliamo solo della metà del secolo scorso, è che laddove l'identificazione non è totale, subentrano il senso di inadeguatezza e, appunto, di colpa. E comunque perfino realizzarsi soltanto nell'accudimento e nell'educazione di un figlio può essere pericoloso e destabilizzante, e di più non diremo.
Abbiamo parlato di un personaggio principale più a fuoco e di uno più evanescente, che poi è Céline. Essendo il più ambiguo, caratterizzarlo troppo avrebbe significato guastare la sorpresa, ma con Anne Hathaway si poteva correre il rischio. Del resto, uno degli elementi di maggior interesse di Mothers' Instinct sta nel palleggio fra le due divine, tanto che uno spettatore smaliziato non esiterebbe a definire il film uno "star vehicle" (un pretesto per far recitare delle star). Se effettivamente possiamo considerarlo tale, allora perché non permettere due regine del cinema USA di esprimersi al meglio? E perché a un titolo quasi ferino non corrisponde nel film un gesto eclatante o fuori programma? Non lo sappiamo, e non ci piace parlare di occasione mancata. Benché un po’ statico nella prima parte, Mothers' Instinct è comunque godibile e ci ricorda ancora una volta quanto sia stato e sia ancora difficile essere delle madri o scegliere consapevolmente di non esserlo.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali